Monti Invisibili

Via Francigena cimina

Quota 864 m

Data 22 dicembre 2020

Sentiero segnato

Dislivello in salita 736 m

Dislivello in discesa 706 m

Distanza 33,60 km

Tempo totale 8:20 h

Tempo di marcia 7:11 h

Cartografia Il Lupo Lago di Vico e Monti Cimini

Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Viterbo Porta Romana della linea ferroviaria FL3 (351 m) lungo il sentiero CAI 100M per Via San Biele, Strada Roncone, la vecchia cartiera, la Strada Monte Fogliano, la pedana di lancio per deltaplani (820 m, +2,28 h), la Dogana Vecchia (840 m, +15 min.), Fonte Canale (600 m, +37 min.), il Lago di Vico presso La Bella Venere (514 m, +35 min.), Via Santa Lucia, la chiesa di Santa Lucia (536 m, +42 min.), Ronciglione (448 m, +42 min.), la S.P. Ronciglionese, Capranica (397 m, +1,15 h) e la stazione ferroviaria di Capranica (405 m, +37 min.). A quota 529 ignorata deliberatamente la segnaletica verso San Martino a Cimino e seguito invece in vecchio sentiero a sinistra che conduce in una zona di taglio recente dalla percorrenza assai ardua. Grande passeggiata dai radi motivi d’interesse con lunghe percorrenze su strade asfaltate di scarso traffico. Tratto Ronciglione - Capranica trafficato e stretto.

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Traccia GPS

07francigenaciminadislivello
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026 Ferrovia dismessa

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025 Ronciglione

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024 Ronciglione

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023 Santa Lucia

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022 Lago di Vico

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021 Verso Lago di Vico

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020 Fonte Canale

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019 Fonte Canale

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018 Fonte Canale

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017 Verso Fonte Canale

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016 Verso Fonte Canale

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015 Verso Fonte Canale

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014 Dogana Vecchia

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013 Lago di Vico

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012 Pedana deltaplani

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011 Verso Strada Monte Fogliano

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010 Verso Strada Monte Fogliano

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009 Verso Strada Monte Fogliano

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008 Strada Roncone

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007 Strada Roncone

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006 Via Francigena Cimina

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005 Strada Roncone

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004 Strada Roncone

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003 Viterbo Via San Biele

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002 Viterbo Porta Romana

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001 Roma Stazione Appiano

Via Francigena cimina, 22 dicembre 2020. Me so’ sbajato n'antra vorta! Sì, perché voi vedete la descrizione dei percorsi, bella pulita…: “Gira di qua… gira di là; un’ora per il fontanile, due ore per la vetta, …”. E invece no: hai voglia a errori e a ritorni indietro! A onor del vero i più importanti li riporto sempre, per evitare di indurre altri in tentazione, ma ce ne sono sempre di minori, la maggior parte delle volte ininfluenti, altre capaci di mutare radicalmente il corso dell’escursione.

Come oggi; niente di che, un’impuntatura sulla direzione che ci ha portato a ravanare per un po’ fra rovi e sterpaglie invece di procedere di agevole conserva sulla retta via. Ma altre volte l’errore ha cambiato definitivamente la sorte della camminata. Come quella volta nel 1995 – in era pre-gps – quando piombammo nella nebbia già alla Masseria Vaccareccia e invece di arrivare in vetta al Corvo, ci ritrovammo su una cima senza nome che poi divenne Cima della Falasca: il cielo si aprì, ci fece vedere il Monte Corvo, e definitivamente si richiuse.

Eppure è tutta una questione di scelte, a volte influenzate da circostanze esterne. Poche settimane fa cercavo di raggiungere la città fantasma di Monterano per una via alternativa. Mi ritrovo il sentiero fangoso che sparisce in un ampio tratto del fiume Mignone e un tizio allarmato che mi dice che non si riesce a passare. Stavo per farmi malamente influenzare e rinunciare anche io, quando in un impeto d’indipendenza lo mollo e mi ammollo nel fiume… con successo. Se non avessi corso il rischio avrei rinunciato a un percorso meraviglioso.

Insomma, quando non sbaglio nulla ne viene fuori una bella passeggiata, quando faccio qualche errore ne viene fuori un’istruttiva esperienza, un insegnamento. D’altronde non sarà certo io a scoprire il valore dell’errore nell’apprendimento. Un po’ perché l’errore è un primo passo verso la verità, ma soprattutto perché l’errore ci porta su sentieri, anche di pensiero, non battuti e solo se cambi strada puoi scoprire qualcosa di nuovo.

E oggi questa piccola cantonata ha condito d’avventura un percorso al di là del chilometraggio altrimenti banale e dai blandi motivi d’interesse. Erano anni infatti che volevo andare a scoprire la digressione cimina della Via Francigena, un antico percorso che permetteva di risparmiare una giornata nella rotta verso San Pietro.

Sono quindi già le nove quando ci mettiamo in cammino da Viterbo su una combinazione di asfaltate (tante), carrarecce (alcune) e sentieri (pochi), fra boschi cedui e tracce del passato. Ai 529 metri del bivio per San Martino al Cimino decido di seguire invece il vecchio sentiero che presto s’immerge nelle peripezie di quella zona di taglio recente di cui scrivevo.

Ma ecco che siamo sul bordo del vulcano e con una vista incantevole sul Lago di Vico, ci concediamo un tè caldo e della frutta secca.

Dopo i ruderi della Dogana Vecchia (dove si racconta si siano fermati anche Leonardo da Vinci e Petrarca) il bosco s’innalza e noi scendiamo verso le acque. Il grande Fontanile di Canale è l’occasione per salsicce secche e formaggio e poi fra faggi secolari e vermigli pungitopo siamo sulle brumose sponde del lago.

I nostri scarponi impegnano ora una monotona asfaltata fra i noccioli. Un ultimo sassoso sentiero ed ecco le bige mura di Ronciglione, fra bar scarrupati popolati di avventori male in arnese, noi compresi.

Birra, patatine ed è tempo delle scelte gravi e irrevocabili: tornare a Roma con una combinazione di mezzi pubblici che neanche quando andai a Ushuaia (4, dico 4 cambi di treni e autobus per 60 chilometri di percorrenza) o affrontare i dieci chilometri di strada per la Stazione di Capranica, il cui treno ci lascerà sotto casa?

Sono dubbioso per l’oscurità incipiente e il traffico, ma Enrico mi convince. Al di là di alcuni rapidi cambiamenti di corsia al sopraggiungere delle auto, si rivela una piacevole passeggiata e siamo alla stazione giusto in tempo per saltare sul treno… senza biglietto.

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