Monti Invisibili

Rocca Respampani

Quota 161 m

Data 2 gennaio 2020

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 363 m

Distanza 20,43 km

Tempo totale 7:30 h

Tempo di marcia 6:06 h

Cartografia IGM 142 I NE Monte Romano, 136 II SE La Rocca

Descrizione Dal parcheggio di Pian delle Vigne (150 m) per la Necropoli dell’Acqualta (140 m, +30 min.), la Necropoli di Sferracavallo (140 m, +15 min.), il Guado di Sferracavallo (115 m, +5 min.), lungo il corso del Fiume Biedano fino alla Mola di Traponzo (96 m, +1,10 h), il Ponte di Traponzo (97 m, +40 min.), il Ponte di Frà Cirillo (90 m, +12 min.), Rocca Respampani (143 m, +10 min.), la Rocca Vecchia (117 m, +18 min.) con visita dei ruderi (+20 min.), il Ponte di Frà Cirillo (+10 min.), la garitta (149 m, +35 min.), l’attraversamento del Poligono di Monte Romano fino all’ingresso della Cava Buia (161 m, +30 min.), il guado del Biedano, Norchia (146 m, +46 min.) e il parcheggio (+25 min.). Fantastica e perigliosa escursione in ambiente selvaggio e dall’orientamento complesso con scarsissima segnaletica in alcuni tratti. Probabilmente lungo il corso del Traponzo è possibile proseguire direttamente verso il Ponte di Traponzo senza inerpicarsi sulla sinistra.

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Traccia GPS

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059 Me

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058 Norchia

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056 Norchia San Pietro

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055 Norchia San Pietro

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054 Norchia

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053 Verso Norchia

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052 Cava buia

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051 Cava buia

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050 Cava buia

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049 Cava buia

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048 Cava buia

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047 Poligono di Monte Romano

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046 Poligono di Monte Romano

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045 Poligono di Monte Romano

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044 Poligono di Monte Romano

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043 Poligono di Monte Romano

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041 Rocca Vecchia

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040 Rocca Vecchia

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038 Rocca Vecchia

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037 Rocca Vecchia

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036 Rocca Vecchia

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034 Verso la Rocca Vecchia

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032 Rocca Respampani

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031 Rocca Respampani

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030 Rocca Respampani

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029 Rocca Respampani

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028 Rocca Respampani

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026 Verso Rocca Respampani

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023 Ponte di Traponzo

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022 Rocca Respampani

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021 Verso Rocca Respampani

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020 Verso Rocca Respampani

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019 Mola di Traponzo

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018 Mola di Traponzo

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017 Mola di Traponzo

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016 Verso la Mola

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015 Lungo il Biedano

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014 Fiume Biedano

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011 Verso la Mola

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010 Biedano Guado di Sferracavallo

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009 Biedano Guado di Sferracavallo

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008 Norchia Necropoli di Sferracavallo

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007 Norchia Necropoli di SferracavalloViaClodia

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006 Norchia Necropoli dell'Acqualta

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005 Norchia Necropoli dell'Acqualta

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004 Norchia Necropoli dell'Acqualta

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003 Norchia Necropoli dell'Acqualta

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002 Norchia

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Rocca Respampani, 2 gennaio 2020. Ma in definitiva tutte queste avventure non sono altro che un grande gioco. Un gioco per tirarsi fuori temporaneamente dalla noiosa frenesia quotidiana ed essere contemporaneamente esploratore e soldato, cowboy e indiano, naturalista, archeologo e geologo.

Il poeta e filosofo tedesco Friedrich Schiller sosteneva che l'uomo è completamente tale solo quando gioca e devo aver già scritto da qualche parte che quando Konrad Lorenz riferì alla moglie il pensiero di Nietzsche – Nell'uomo autentico si nasconde un bambino che vuol giocare – questa rispose: “E perché si nasconde?”.

Con questo stato d’animo, novello esploratore, torno ad affrontare allora quell’inciso e variegato territorio dell’Etruria dove fiorì la civiltà etrusca: ambiente di ampi pianori e di speroni tufacei, solcato da profondi fossi e del quale mancano una cartografia e una sentieristica coerenti e affidabili.

In un mondo confettato di gelo, calo sulla parete traforata di tombe dello stupefacente sito archeologico di Norchia: selvaggio oltre che enorme, con migliaia di sepolture rupestri, molte ancora da scoprire. Un guado asciutto e su un sentiero tufaceo a balza sullo strapiombo eccomi alla Necropoli dell’Acqualta, meta delle mie esplorazioni di quasi trent’anni fa. Nella parete le tombe riproducono le sembianze di un tempio dorico, con due stupendi timpani che si stagliano sul cielo, ornati di demoni e di una Gorgone.

Mi arrampico su scalette posticce e mi avvio verso la Necropoli di Sferracavallo, con tombe rupestri a forma di casetta, finte porte e soprattutto attraversata dall’antico tracciato della Via Clodia, la strada consolare perduta che collegava Roma alle terre etrusche e che incrocerò spesso durante questa scarpinata.

Il vicino Guado di Sferracavallo sul Fiume Biedano non ammette alternative ed eccomi con l’acqua al polpaccio a varcare l’ampio torrente. Se un tempo mi levavo le scarpe, ora reputo più sicuro guadare con gli scarponi ai piedi, a scanso di ferimenti e scivolate.

Fiuto la traccia ora lungo il fiume, stretto fra l’acqua e alte pareti di tufo e basalto dove si aprono sovente i segni di antiche civiltà. Ogni tanto un teschio di bue inchiodato a un albero sembra voler tenere lontani gli intrusi, mentre radi segnali sembrano caduti direttamente dal cielo. Poi nulla, in una solitudine spaesante che mi reca infine a una diga nei pressi di una mola.

Il percorso è ora agevole lungo il Fosso Traponzo, alternando opere idrauliche con surreali cartelli stradali di pericolo. Il cammino diviene confuso, ma poi ecco il Ponte di Traponzo e il Ponte di Frà Cirillo, secondo la leggenda costruito dal frate in una sola notte dopo una scommessa col diavolo in persona.

Lungo l’antico tracciato della Via Clodia salgo alla surreale Rocca Respampani, palazzo fattoria rinascimentale, imponente e solitario a dominare un paesaggio sconfinato. Vacche maremmane e cani sono i soli abitanti e un lupacchiotto curioso decide di accompagnarmi in esplorazione.

Lambendo inusuali circonvoluzioni basaltiche, spuntano dagli alberi le rovine della Rocca Vecchia, un insediamento sorto nell'XI secolo a controllo della Clodia. M’inerpico con attenzione fra mura aggettanti e scale sospese che sembrano una stampa di Escher. Il lupo mi segue e mi tocca poi prenderlo in braccio per farlo scendere giù. Scorgo alcuni ambienti ipogei ma rinuncio: troppo pericolosi per un uomo solo.

Varcato nuovamente il Ponte di Frà Cirillo, in un sereno ambiente di boschetti e radure mi approssimo al Poligono di Monte Romano, punto chiave dell’escursione: se è presidiato o, peggio, c’è attività sarò costretto ad aprirmi una via verso il Biedano, altrimenti potrò varcarlo.

La garitta è vuota e diroccata e io m’inoltro in un piano sconfinato popolato di armenti. Le mucche si alzano al mio incedere e, forse influenzate dalla bellicità del luogo, accennano a inseguirmi, ma riesco sempre a svicolare.

Stordito dal sole calo finalmente nella Cava buia, questa fascinosa strada etrusca scavata nel tufo che fece parte anche della Via Clodia. Ogni volta è uno stupore per un percorso lungo e sinuoso che sprofonda sempre più nell’oscurità fino a un tornante scavato nella viva roccia. Dopo un ardito passaggio acqueo, mi si para davanti una pozza fangosa invalicabile. Tento il salto e sprofondo nel fango fino a mezza coscia. Duro fatica a uscirne fuori e poi non ho altra alternativa che immergermi nel vicino fiume.

Ormai manca poco e con le ultime ore di luce devo solo salire all’antico abitato medievale di Norchia. Fra massi franati vado avanti e indietro lungo una parete impervia ma non riesco a individuare il punto di salita. Scorgo una balza sospesa che sembra accogliere il sentiero. La raggiungo ed è proprio l’antica via di accesso alla porta. Ma un’ultima difficoltà mi si para davanti: un masso liscio alto tre metri ha interrotto completamente il percorso stretto fra due pareti. Mentre rifletto sul da farsi scorgo quatto grossi chiodi e una corda infissi nella parete. Vabbè, oggi e me Indiana Jones me spiccia casa.

Mi isso e sono nell’antico abitato. Sotto l’abside rosato della chiesa di San Pietro è tempo di una pipa meditativa. Lupo si accoda a due olandesi di passaggio ed io rimango solo a riflettere sul potere del gioco. Il gioco rende liberi

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