Monti Invisibili

Celleno - Sant’Angelo

Quota 356 m

Data 2 febbraio 2021

Sentiero segnato

Dislivello 356 m

Distanza 10,54 km

Tempo totale 2:45 h

Tempo di marcia 2:40 h

Cartografia IGM 137 IV SE Celleno

Descrizione Da Celleno (342 m) con visita del borgo fantasma (20 min.) per Roccalvecce (266 m, +33 min., 10 min. visita) e Sant’Angelo (268 m, +17 min., 25 min. visita). Ritorno per pascoli e campi coltivati (+55 min.). Interessante anello su carrarecce fangose e brevi sentieri.

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Traccia GPS

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042 Me

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039 Celleno

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037 Celleno

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035 Sant'Angelo

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034 Sant'Angelo

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033 Sant'Angelo

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032 Sant'Angelo

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030 Sant'Angelo

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028 Sant'Angelo

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027 Sant'Angelo

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026 Sant'Angelo

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025 Sant'Angelo

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024 Sant'Angelo

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023 Sant'Angelo

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021 Sant'Angelo

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020 Roccalvecce

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018 CANT Z 506

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017 Roccalvecce

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016 Verso Roccalvecce

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015 Celleno

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014 Celleno pecore

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013 Celleno

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012 Celleno bicicletta

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011 Celleno

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009 Celleno

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008 Celleno

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006 Celleno

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004 Celleno

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003 Celleno

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002 Celleno

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Celleno, 2 febbraio 2021; 475.209 m. “Quando tutte le ipotesi si sfasciano e risultati inattesi ti impediscono di andare sia avanti che indietro, incominci a guardare ai lati”.

Questa frase de Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta – di quel Pirsig che fu più volte internato in un ospedale psichiatrico – mi sembra si attagli perfettamente al periodo che stiamo vivendo. Un periodo denso di divieti e di vincoli che rendono ardue le più elementari attività della vita. Ma essere costretti all’interno di un recinto può indurre a cercare soluzioni alternative. Come quando uscivo con una sola focale innestata sulla reflex per sforzare l’occhio a trovare visioni diverse.

Dallo scorso marzo, da quando è iniziato questo strazio del coronavirus e delle regioni in technicolor, ci siamo variamente trovati imprigionati nel quartiere, nel comune, nelle provincia, nella regione. E imprecando per la privata libertà che c’impediva di raggiungere più ambiti territori, siamo stati costretti a… “guardare ai lati” e scoprire così luoghi che avevamo sotto il naso ma che non conoscevamo.

Già la cattività nel quartiere e nel comune mi avevano portato su rotte inconsuete e ora che il recinto coincide con la regione le possibilità aumentano. Un concomitante impegno in Tuscia mi conduce allora nell’alta valle del Tevere per un breve e sereno anello fra fantasmi e fiabe, passando per i trasvolatori.

Nella solitudine di un giorno feriale salgo alle deserte mura di Celleno, borgo fantasma scenograficamente arroccato su uno sperone tufaceo e – come la vicina Civita di Bagnoregio – abbandonato a metà del ‘900 per l’instabilità dei pendii.

Mi aggiro nella magia di un tempo fermo come l’orologio del campanile di San Donato e esaltato dalle orbite vuote delle finestre, da vecchi motocicli, da biciclette arrugginite e da vetusti strumenti di vita contadina che raccontano della passata laboriosità dell'antico borgo.

Fra pascoli e coltivi calo per fangose carrarecce. Una vecchina mi saluta mentre entro a Roccalvecce. Vicoli deserti, qualche gatto desideroso di carezze e una lapide che ricorda l’illustre concittadino capitano pilota Mario Viola, scomparso nell’Atlantico nel 1938 a bordo di un CANT Z.506.

Nel fumo dei camini che è quello della mia infanzia, raggiungo Sant’Angelo dove mi accolgono Alice e Bianconiglio. Questa frazione senza storia prossima allo spopolamento, infatti, la storia se la sta costruendo con le favole, e le facciate delle sue anonime case sono state decorate con le scene delle fiabe più note. Mi aggiro fra i vicoli sotto il naso di Pinocchio, attento a non svegliare la Bella addormentata, mentre Hansel e Gretel assaggiano la casetta di marzapane e Don Chisciotte si avvia col suo scudiero.

Riprendo la strada verso Celleno, dove, sotto le mura del Castello Orsini, lascio librare il fumo della mia pipa che fra refoli di vento s’innalza via col frullo dei piccioni.