Monti Invisibili
Cavo degli Zucchi
Quota 222 m
Data 1° ottobre 2017
Sentiero non segnato
Dislivello 165 m
Distanza 8,11 km
Tempo totale 4:10 h
Cartografia IGM 143 I NE Civita Castellana
Descrizione Dal Parco Falisco (197 m) per il Cavo degli Zucchi (208), la Tomba della Regina (191 m), il ponticello sul Rio Maggiore (174 m), il ponte romano di Tre Ponti (197 m), San Lorenzo (219 m) e l’Isola Conversina (224 m, +2,10 h), Ritorno per la stessa via e visita all’Abbazia di Santa Maria in Falleri e della città di Falerii Novi.
046 Santa Maria in Falleri
042 Santa Maria in Falleri
041 Santa Maria in Falleri
038 Santa Maria in Falleri
036 Isola Conversina
035 Isola Conversina
033 Guado
032 Asino
032 Asini
031 Ponte romano di Tre Ponti
029 Ponte romano di Tre Ponti
028 Ponte romano di Tre Ponti
027 Necropoli di Tre Ponti
026 Tomba della Regina
025 Tomba della Regina
022 Cavo degli Zucchi
021 Cavo degli Zucchi
020 Cavo degli Zucchi
018 Cavo degli Zucchi
017 Cavo degli Zucchi
015 Cavo degli Zucchi
014 Cavo degli Zucchi
012 Cavo degli Zucchi
009 Cavo degli Zucchi
008 Cavo degli Zucchi
006 Cavo degli Zucchi
003 Parco Falisco
001 Parco Falisco
Cavo degli Zucchi, 1° ottobre 2017. La storia del nostro paese è fatta di tante storie, che si inseguono e si sovrappongono nel tempo.
C’è quella dei fori, del colosseo, delle basiliche; quella delle vie consolari che collegavano Roma con le provincie dell’Impero. Opere conosciute, spesso ancora in uso e meta di visite e pellegrinaggi.
Poi c’è una storia minore, ma non per questo meno profonda: quella delle chiesette rurali, degli incastellamenti difensivi, delle opere idrauliche e dei dispersi monumenti funerari. E anche quella delle vie minori, non le strade delle legioni e dei grandi commerci, ma quelle delle piccole guarnigioni, della vita rurale e dei traffici mercantili. Percorsi a volte sovrascritti dalle nuove urbanizzazioni, altre volte dimenticati, con solo qualche basolo galleggiante a ricordare un’antica vita.
È il caso dell’ormai dissolta Via Clodia, che andava da Roma a Saturnia attraversando i centri minori dell’Etruria. Ed è il caso anche della segreta Via Amerina che collegava Veio con Amelia. Una strada misteriosa e affascinante, ormai in gran parte sparita, ma che in un tratto di appena quattro chilometri intorno a Falerii Novi concentra tanti motivi d’interesse, facilmente raggiungibili, da meritare una visita con i bimbi.
Siamo quindi la bellezza di tredici adulti e dodici pargoli quando ci mettiamo in marcia nell’Agro falisco, cuore del regno di quest’antica civiltà, un luogo che come il suo popolo non esiste più.
E come su una Via Appia in tono minore, c’immergiamo in breve nello stupefacente Cavo degli Zucchi: una lunga tagliata basolata costeggiata da tombe e monumenti funerari, colombari e scalinate; tutto scolpito nel tufo. Armate le torce, grandi e piccini entrano ed escono, salgono e scendono, saltano e cadono e, circostanza difficile a credersi, nessuno si fa male.
Dalla vicina Tomba della Regina – con il suo originale portico esterno ricavato nella roccia – caliamo nel fosso del Rio Maggiore, dove un ardito ponticello ci ammette all’altra sponda. L’enorme spalla di un antico ponte si erge nascosta nelle fronde mentre guadagnamo con fatica una piazzetta contornata di altre tombe.
Il gruppo è ormai sgranato quando raggiungiamo il robusto ponte romano di Tre Ponti, del quale apprezziamo la grandiosità calandoci nel fosso fra inenarrabili e urticanti perigli.
L’antica via c’invita ora a un temerario guado – superato senza vittime a dispetto delle statistiche dei grandi numeri – dal quale c’inerpichiamo alle rovine del borgo fortificato dell’Isola Conversina. Mura ciclopiche, abitazioni, botteghe e un mozzicone di torre che buca la selva, con una serie di profonde cisterne a cielo aperto che non consigliano una sosta prolungata con tanti vivaci giovinetti.
Con una tenue pioggerella torniamo sui nostri passi verso l’ultima meraviglia della giornata. La spettacolare Porta di Giove c’introduce nella possente cinta muraria che proteggeva la città di Falerii Novi, capitale falisca per volere dei romani che avevano distrutto con difficoltà l’arroccata Falerii Veteres (l’odierna Civita Castellana). L’intatta muraglia in blocchi di tufo rosso, che si estende per oltre due chilometri, protegge ora solo campi coltivati e qualche rovina, lì dove era una ricca città con il suo foro e un cardo e un decumano che erano rispettivamente la via Amerina e la Cimina.
Un ultimo sguardo alla chiesa romanica di Santa Maria in Falleri e i bimbi assaltano una grande quercia solitaria, alta fra le pietre della remota città, ricordandoci che la vita è come un albero: si nutre del passato, ma tende al futuro.