Monti Invisibili

Parco Regionale Marturanum
Quota 360 m
Data 22 dicembre 2014
Sentiero segnato
Dislivello 520 m
Distanza 24,07 km
Tempo totale 8:36 h
Tempo di marcia 7:16 h
Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa
Descrizione Da Barbarano Romano (341 m) per il Fontanile del Pisciarello (317 m, +5 min.), il Calatore di Pisciarello, l’ingresso della Necropoli di San Giuliano (351 m, +34 min.) con visita del sito (1,10 h): Tumulo Cima (346 m), Tomba Costa, Tomba Gemini (327 m), Tomba Rosi (337 m). Poi per la chiesa medievale di San Giuliano (347 m, +30 min.) e la vicina cisterna romana (344 m). Quindi per la tagliata etrusca verso Poggio Caiolo con visita del sito (1,45 h): Tomba a due piani (328 m), Tombe a Portico (329 m), Tumulo del Caiolo (349 m), Tomba dei Letti (351 m), le Palazzine (320 m), Tomba della Regina (320 m), Tomba del Cervo (314 m) e Scalinata del Cervo (326 m). Infine per il Fosso del Neme, il Fosso del Biedano, la Seconda Mola (259 m, +42 min.), la Terza Mola (252 m, +15 min.), la Quarta Mola (244 m, +30 min.), il Ponte romano del Diavolo (229 m, +30 min.), Blera (261 m, +10 min), la ferrovia abbandonata e Barbarano Romano (341 m, +1,05 h). Fantastica e impegnativa escursione in ambiente solitario e selvaggio.
06 marturanum log

Traccia GPS

07 marturanum dislivello
07 marturanum dislivello

063 Barbarano Romano

063barbaranoromano

062 Stazione di Blera

062stazionediblera

061 Ponte del Diavolo

061pontedeldiavolo

060 Blera

060blera

059 Ponte del Diavolo

059pontedeldiavolo

057 Biedano Quarta Mola

057biedanoquartamola

056 Biedano verso Blera

056biedanoversoblera

055 Biedano Terza Mola

055biedanoterzamola

054 Biedano Terza Mola

054biedanoterzamola

051 Biedano Seconda Mola

051biedanosecondamola

050 Funghi ganoderma

050funghiganoderma

048 Fosso del Neme

048fossodelneme

044 Scalinata del Cervo

044scalinatadelcervo

043 Scalinata del Cervo

043scalinatadelcervo

041 Scalinata del Cervo

041scalinatadelcervo

039 Le Palazzine

039lepalazzine

036 Tumulo del Caiolo

036tumulodelcaiolo

035 Tombe a Portico

035tombeaportico

031 Chiesa di San Giuliano

031chiesadisangiuliano

026 Chiesa di San Giuliano

026chiesadisangiuliano

023 Poggio Caiolo

023poggiocaiolo

020 San Giuliano mura

020sangiulianomura

019 Tomba Rosi

019tombarosi

018 Tomba

018tomba

017 Tomba Gemini

017tombagemini

016 Piazzetta funeraria

016piazzettafuneraria

014 Tomba Costa

014tombacosta

011 Tumulo Cima

011tumulocima

007 Tumulo Cima

007tumulocima

005 Calatore di Pisciarello

005calatoredipisciarello

003 Fontanile del Pisciarello

003fontaniledelpisciarello

001 Barbarano Romano

Parco Regionale Marturanum, 22 dicembre 2014. Esattamente a un mese dalla splendida avventura in territorio falisco (vedi Anello del Treja), volgo nuovamente gli scarponi verso antichi sentieri, alla scoperta questa volta di quel tormentato territorio rupestre della Tuscia viterbese compreso fra Barbarano Romano e Blera che conserva un’incredibile quantità di risorse ambientali e storiche, e uno dei più ricchi siti archeologici dell’Etruria: la necropoli etrusca di San Giuliano.

E siccome che a me non piace fare le cose facili, evito di arrivare con l’auto davanti al cancello di accesso, ma strologo un anello che mi porterà a percorrere oltre ventiquattro chilometri fra remote tombe, profonde forre e oscure tagliate, e ad addentrarmi in un territorio tanto selvaggio quanto affascinante.

E’ uno dei giorni più corti dell’anno e il sole sta appena sorgendo da qualche parte mentre da Barbarano Romano vengo risucchiato da un’ancora tenebrosa tagliata che presto mi reca all’umido Fontanile del Pisciarello. Varco un antico ponte ed eccomi già avvolto nella suggestione del Calatore del Pisciarello. Mi avventuro non senza timore nella cupa tagliata, fra le buie pareti tufacee crivellate di grotte e di antiche tombe.

Eccomi infine all’aria aperta e una combinazione di tratturi, guadi, carrarecce e strade mi porta in breve all’ingresso della necropoli etrusca di San Giuliano, probabilmente la più ricca e importante della Tuscia per la varietà di monumenti architettonici funerari: a tumulo, a facciata rupestre, a dado, a semidado, a nicchia, a camera sotterranea.

Mi introduco con rispetto nelle oscure cavità e la solitudine rende ancora più emozionante il sentore dell’antica civiltà italica: lo splendido Tumulo Cima, traforato di tombe, la grande tomba Costa e ancora la Gemini e la Rosi; ma ovunque occhieggiano fregi, frontoni, finte porte e altre caverne e purtroppo è evidente il notturno e distruttivo lavoro dei tombaroli.

Torno sui miei fangosi passi e un guado mi reca sotto le medievali mura che cingono il pianoro di San Giuliano, dove l’omonima chiesa romanica domina solitaria l’altopiano – probabile sito dell’abitato etrusco di Marturanum – accompagnata da presso da un’antica cisterna romana.

Un rapido spuntino ed è tempo di volgere verso Poggio Caiolo per esplorare un altro importante gruppo di monumenti funerari. Una tagliata, un guado, sentieri che sono cenge scavate nel tufo ed ecco in rapida sequenza, solo per citare le più rilevanti, la tomba a due piani, le rupestri Tombe a Portico, il Tumulo del Caiolo, la Tomba dei Letti, le Palazzine, la Tomba della Regina e infine la mitica Tomba del Cervo.

Qui una ripida scalinata incassata nella roccia dovrebbe riportare inciso quello che è stato scelto come simbolo del parco: un cervo assalito da un lupo. Ma la zona è stata interessata da un crollo e in teoria è anche chiusa alla visita. Scavalco, m’inerpico, m’intrufolo e finalmente in alto sulla parete sinistra della scivolosa scalinata appare l’antico bassorilievo. Una passeggiata in questi boschi e fra queste forre è veramente come sfogliare un libro di storia.

Alto su una rupe tufacea è tempo di una sosta e un panino, ma se voglio portare a termine il programma devo darmi una mossa. Eccomi allora in marcia nel Fosso del Neme. Tombe, grotte, fregi e frontoni si aprono ovunque nelle alte pareti rigogliose di flora e dense di un fascino malinconico, mentre rari bolli rossi confortano il mio cammino.

Tratti di sentieri evidenti e spediti si alternano ad altri di selva intricata e difficoltosa; qualche guado, lo zaino si riempie di foglie e sterpi, che scendono giù fastidiosi anche lungo la schiena; le gambe e le braccia si reticolano di graffi. Nel silenzio di questa incisa gola tufacea, mai come questa volta ho avvertito vicina la magica presenza dell’antica civiltà tirrenica.

Ecco la confluenza del Neme nel Fosso del Biedano. Almeno cinquanta metri di pareti tufacee sfilano in alto e l’ormai incipiente pomeriggio induce una suggestiva oscurità nella profonda forra costellata di dighe, cunicoli, mulini, grotte e cave, il tutto avvolto da una lussureggiante vegetazione di liane e di erbe.

Varco tre dirute e muscose mole da dove l’acqua scende a cascata, procedo in bilico sui loro scivolosi muri. La valle finalmente si allarga, appare in alto il moderno ponte in cemento e appena sotto l’antico ponte romano detto, come al solito, del Diavolo.

Una rapida salita fra dismesse cantine, che furono tombe, mi porta a una breve visita di Blera per giungere infine alla sua abbandonata stazione e all’altrettanto abbandonata strada ferrata Capranica – Civitavecchia.

Con le gambe recalcitranti percorro i quattro chilometri scarsi verso Barbarano lungo la lieve ma micidiale salita ferroviaria che costeggia cinquanta metri più in alto il percorso dell’andata.

Nel crepuscolo incipiente il sole arrossa definitivamente le antiche mura e il bizzarro torrione cilindrico di Porta Romana, quando giungo finalmente in paese, in tempo per un tè, una birra e un pacco di patatine.

Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder