Monti Invisibili
Cima Campitello
Quota 2.131 m
Data 30 dicembre 2021
Sentiero non segnato
Dislivello 761 m
Distanza 17,66 km
Tempo totale 7:05 h
Tempo di marcia 6:09 h
Cartografia Il Lupo Velino-sirente
Descrizione Dal parcheggio di Prato Agapito (1.616 m) per i Prati di Ceraso (1.533 m, +1,04 h), la Valle Quartarone, il Rifugio Forestale (1.720 m, +1,03 h), Cima Campitello (2.131 m, +1,30 h), il Passo della Torricella (2.039 m, +10 min.), la Cima del Morretano (2.098 m, +13 min.), La Torricella (2.071 m, +27 min.), la Valle del Morretano e Prato Agapito (+1,42 h). Innevamento compatto e abbastanza portante dalla partenza.
026 Me
025 Valle del Morretano
024 La Torricella
023 Passo del Morretano
022 Gran Sasso
021 Cima del Morretano
020 Cima Campitello
019 Me
018 Da Cima Campitello
017 Valle del Puzzillo
016 Il Costone
015 Da Cima Campitello
014 Monte Morrone
012 Passo della Torricella
011 Campitello
010 Campitello
009 Airbus A380 Emirates
008 Campitello
006 Rifugio Forestale
004 Rifugio Forestale
003 Valle Quartarone
002 Verso Prati di Ceraso
001 Prato Agapito igloo
Cima Campitello, 30 dicembre 2021. Qui non si tratta più di indagare i motivi del mio andar per monti e del piacere di camminare (cui ho già tentato vanamente di dare risposta sul Monte Vioz e sulle Dolomiti di Sesto), ma di salire un ulteriore livello, entrare in una nuova dimensione e cercare di capire perché vada alla ricerca di determinate avventure.
E devo subito sgombrare il campo da false aspettative: non credo di essere in grado di fornire una risposta; ma non ricevere risposte non è un buon motivo per non porre domande, perché il solo cammino verso la meta conduce a una più elevata consapevolezza nella conoscenza del sé.
Un cielo ancora oscuro mi accoglie ai 1.616 metri di Prato Agapito, con una falce di luna che sorveglia i miei primi già innevati passi. Ore uniformi di bosco bianco, un paio di orme di lupi, molte di lepri, forse una volpe.
No, al di là dell’amore per la natura, sicuramente non sono queste le avventure che prediligo. Quali sono state allora, durante l’anno che si sta chiudendo, quelle che hanno maggiormente vellicato il mio animo? Un Pizzo Deta dai cieli tersi e dalla molta neve, e poi tante traversate di bassa quota dall’orientamento complesso e gestite con i mezzi pubblici, come Veio, Tolfa, i Lucretili.
Nonostante il caldo, la neve regge e due ore bastano per i 1.720 metri del Rifugio Forestale, sormontato dalla scabra parete rocciosa dell’Uccettù. Scavallo un dosso e sono nella monotonia innevata di Campitello. Attacco la dorsale, frustato in camicia da un vento feroce. Ai 2.131 metri di Cima Campitello un mondo bianco si spinge lontano, dal Costone, alla Maiella, fino al Gran Sasso alla Laga ai Sibillini.
Raffiche mi sferzano e io mi annoio un po’, guardando il mondo come da un oblò.
Una ripida cresta ghiacciata ornata di cornici chiede attenzione ma non ferma i pensieri. Sì, anche le alte quote quest’anno hanno suscitato emozioni intense. Le Quartora, fra eremi e canetre, e poi l’Amaro sull’amata Majella: trenta defatiganti chilometri da una notte all’altra. Senza dimenticare la settembrina Traversata del Velino che mi ha portato da un capo all’altro di questo intimo massiccio.
Risalgo in breve alla Cima del Morretano, lontani escursionisti si stagliano sulla parallela cresta del Puzzillo rendendo più densa la mia solitudine e i miei pensieri, mentre risalgo una gelida Torricella.
Poi è arrivato un autunno di storia, archeologia e guadi, su percorsi avventurosi e selvaggi: Montecassino, la Valle Suppentonia, Blera.
Scendo in fuga dal vento, alla ricerca di un luogo per il pranzo e una pipa. Solo nella Valle del Morretano, con il sole basso sulle creste, riesco ad addentare un panino; un sorso di tè affumicato e carico il tabacco che lascia scorrere altri pensieri.
Insomma quello che mi ha fatto bene sono state avventure antinomiche: i grandi spazi vuoti e solitari delle alte quote e quelli claustrofobici e densi di storia delle basse.
Il sole s’inchina alla notte e io mi perdo nel bosco. Un passo in più verso la conoscenza di me e il senso del cammino, ma non ancora la soluzione nell’evidente (o apparente) contraddizione delle mie scelte.