Monte Morrone
Quota 2.141 m
Data 13 aprile 2013
Sentiero segnato
Dislivello 1.165 m
Distanza 17,90 km
Tempo totale 9:30 h
Tempo di marcia 8:31 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Dal parcheggio sotto il tunnel di San Rocco (1.008 m) per la Mandria di Stefanella, la valle dell’Asino, il Mercaturo, il Vado dell’Asina (1.910 m, +3,48 h), Cima ZIS (2.130 m, +1,06 h), e la vetta (+1,06 h). Ritorno per i rifugi dello Iaccio della Capra (1.755 m, +49 min.), la strada forestale dello Iaccio della Fonte dell’Avena, la Mandria di Stefanella e la macchina (+1,42 h). Giornata serena e calda con innevamento consistente dai 1.400 metri con neve molle e notevoli difficoltà di progressione e frequenti affondamenti. In vetta al Morrone Alfredo sprofondava completamente in una voragine su rocce di oltre due metri di profondità, procurandosi fortunatamente, oltre al grande spavento, solo contusioni e sbucciature.
021 Monte Morrone Alfredo
020 Monte Morrone Alfredo
019 Verso monte Morrone
018 Verso monte Morrone
014 Verso cima ZIS
013 Verso cima ZIS
012 Verso cima ZIS
010 Valle della Duchessa
008 Verso il vado dell'Asina
006 Mercaturo
005 Mercaturo
004 Mercaturo
003 Valle dell'Asino
002 Segno escursionistico
001 Mandria di Stefanella
Monte Morrone, 13 aprile 2013. Un urlo, un grido di liberazione: ecco cosa è stata quest’ultima escursione innevata dopo un inverno di maltempo eccessivamente povero di sentieri. E con me finalmente di nuovo Alfredo a seguire le orme che ci hanno condotto a scoprire l’incantato e solitario susseguirsi di vette del versante settentrionale del Morrone.
Inforchiamo quindi gli zaini e ci inerpichiamo verso l’ombrosa e monotona Valle dell’Asino che presto si riempie di neve, dettando quello che sarà il ritornello di tutta la giornata: continui e penosi sprofondamenti in un manto di neve abbondante e fradicio che mi procureranno anche una distorsione a una caviglia. Ma noi siamo tosti e passo dopo passo guadagnamo in quasi quattro ore i 1.910 metri del Vado dell’Asina, dove il mondo finalmente sorge innevato ai nostri occhi: il Velino, il Muro Lungo, il Costone sono ancora pani di zucchero, così come i lontani Terminillo, Vettore, Laga e Gran Sasso; ma sotto di noi il lago della Duchessa mostra nitido i suoi contorni che emergono primaverili dal candido manto. La solitudine è totale e amplificata dalla traccia remota di due altri camminatori, lontani in basso nella val di Fua.
Attacchiamo la panoramica cresta che in un’ora ci reca ai 2.130 metri della Cima ZIS; ma è tardi e dobbiamo subito rimetterci in marcia, anche perché il percorso non appare agevole, fra cornici aggettanti e continui aggiramenti di agglomerati rocciosi. Ci prende un’altra ora buona coprire il chilometro scarso per la vetta del Morrone, dove subito mi allerto: ricordavo una cima complessa, tormentata, tutto un affastellamento di massi, e invece qui ci si presenta un liscio cucuzzolo innevato. Non faccio in tempo a dire ad Alfredo: “Qui mi pare strano, non vorrei si sprofondasse”, che lui fa un passo avanti e lo vedo con orrore sparire in un buco nella neve. Mi prende un colpo, faccio un salto indietro: almeno uno sano per i soccorsi! Gli urlo e non mi risponde: temo che siamo già sulla cornice e stia scivolando giù. In effetti pochi concitati secondi che sembrano un’eternità. Mi sente ma intontito e straniato dallo spavento ci mette un lunghissimo attimo a rispondermi. E’ caduto in una voragine sulle rocce di oltre due metri di profondità; solo abrasioni, contusioni e tagli; aggiro, spiccozzo e subito gocciolante e infreddolito è fuori, dove ci lasciamo andare a una sgangherata risata liberatoria. Mangiamo rapidi e poi, un po’ prendendoci in giro un po’ ringraziando la buona sorte, ci avviamo zoppicanti e incerti sulla via del ritorno, sicuramente un po’ acciaccati, ma anche un po’ più saggi.