Monti Invisibili
Traversata del Monte Cimino
Quota 1.053 m
Data 23 dicembre 2019
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 1.092 m
Dislivello in discesa 1.033 m
Distanza 26,73 km
Tempo totale 6:49 h
Tempo di marcia 6:33 h
Cartografia Il Lupo Lago di Vico e Monti Cimini
Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Viterbo Porta Romana (351 m) per la Riserva Naturale Regionale Valle dell'Arcionello (515 m, +50 min.), Monte La Palanzana (802 m, +1 h), la S.P. 63 (736 m, +1,10 h), i Massi trachitici (1.020 m), Monte Cimino (1.053 m, +1,13 h), il Sasso Naticarello (970 m, +15 min.), un’errata deviazione verso la S.P. 63 (±164 m, 45 min. a/r), e Soriano nel Cimino (462 m, +1,20 min.). Piacevole traversata in diversi ambienti boschivi: castagneto domestico e selvatico, querceto, abetaia, faggeta classica e vetusta.
035 Soriano nel Cimino
034 Soriano nel Cimino
033 Verso Soriano nel Cimino
032 Sasso Naticarello
031 Monte Cimino
030 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
029 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
028 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
027 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
026 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
024 Massi trachitici
023 Massi trachitici
022 Faggeta Vetusta del Monte Cimino
021 Massi trachitici
019 Verso Monte Cimino
018 Verso Monte Cimino
017 Verso Monte Cimino
016 La Palanzana pestarola
015 Viterbo
014 La Palanzana
013 La Palanzana
012 Verso La Palanzana
011 Verso La Palanzana
010 Verso La Palanzana
009 Verso La Palanzana
008 Verso La Palanzana
007 Riserva Naturale Regionale Valle dell'Arcionello
005 La Palanzana
004 Viterbo Via Monti Cimini
003 Viterbo Porta Romana
002 Viterbo San Sisto
001 Roma Stazione Appiano
Traversata del Cimino, 23 dicembre 2019
Treno Roma - Viterbo, ore 6,59. La scrittura è un processo magico. Pur scrivendo ormai da molti anni e guadagnandomici pure la pagnotta, ogni volta che mi pongo davanti a un foglio bianco, ho solo una vaghissima idea di cosa ne verrà fuori. Eppure le parole, i pensieri sono tutti lì, confusi negli atomi d’inchiostro, ma è come se si sintetizzassero solo una volta che escono dalla sfera della penna.
Eccomi ora lanciato in quest’ennesima microavventura, una fuga di Natale quanto mai necessaria in questo turbolento periodo. La meta – perché il percorso è la meta – è l’attraversamento di quella Silva Ciminia, foresta inaccessibile, che per tanti anni riuscì a fermare i Romani, costringendoli a espandersi verso sud prima di osare penetrarvi. Ci riuscirò io?
Treno Orte - Roma, ore 17,10. Dunque sono passato, in una nitida giornata d’inverno, fra massi ciclopici e ambienti boschivi quanto mai diversi. Dalle medievali mura di Viterbo i passi mi hanno condotto presto verso le querce della Palanzana, il monte che rifornisce d’acqua la città.
Il silenzio pervade il bosco rendendo nitido ogni suono ogni rumore. Perché un’escursione solitaria, nella quale i pensieri non sono distratti dalle parole, è anche un’esperienza per l’udito. La solitudine lo rende più attento a percepire pericoli e opportunità. Un brontolìo, un fruscìo, un gorgoglìo richiedono uno sforzo interpretativo della mente per essere assegnati a cosa lo ha prodotto. La vista no, quella non ha bisogno di interpretare: quello che vediamo, è. È per questo che con la televisione, con l’immagine è così semplice manipolare le menti. Hal Becker asseriva: “Io conosco il segreto per far credere all’americano medio tutto ciò che desidero. Datemi soltanto il controllo della televisione. Mettete qualsiasi cosa in televisione ed essa diventa realtà. E se il mondo esterno alla Tv contraddice le immagini, la gente inizierà a modificare il mondo per adeguarlo alle immagini della Tv”.
La radio non è così, perché con il suono, con la sola parola siamo portati ad applicare il nostro innato senso critico, relitto evolutivo ormai ampiamente atrofizzato, un po’ come il coccige lo è della coda; ed è proprio da quelle parti che con la civiltà dell’immagine ce lo stanno mettendo.
Ascolta e cammina eccomi alla grande croce del Monte La Palanzana, con un’aerea visione della pianura viterbese fino a Montefiascone e oltre.
La discesa mi porta a impegnare altri ambienti boschivi, fiutando la traccia su foglie croccanti. Il silenzio aumenta ancora se possibile quando m’immergo nella svettante abetaia alle pendici del Monte Cimino. L’odore di resina pervade l’aria, trafitta da lame di luce.
Ora i faggi mi scortano mentre inizio la salita sui fianchi dell’antico vulcano. Gli alberi secolari si fanno sempre più grandi e maestosi, appoggiati su enormi massi tondeggianti, con fronde scarne che si protendono verso l’azzurro. Nell’aria arancione del primo pomeriggio il mondo diventata un paese fatato, con frequenti pareidolie di mostri, visi e animali fra i tronchi e i massi muscosi. Ecco la cima del Monte Cimino, con il sole ormai basso che inonda il bosco di ombre. Tutte le fiabe hanno luogo nei boschi.
Dopo il Sasso Naticarello, ormai immobile, seguo un’erronea traccia, ma poi rieccomi sulla retta via di un tratturo che si fa carrareccia, e con le ultime ore del giorno giungo a Soriano nel Cimino, pullulante di traffico e lucine natalizie. Una birra e sono già sulla combinazione di autobus e di treni che mi ricondurrà nel frastuono cittadino.