Piramide Etrusca, Selva di Malano e Monte Casoli
Quota 310 m
Data 26 gennaio 2013
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 344 m
Distanza 12,40 km
Tempo totale 6:07 h
Tempo di marcia 3:45 h
Cartografia IGM 137 II NO Soriano nel Cimino
Descrizione Piramide Etrusca (tempo totale 1,13 h, tempo di marcia 49 min., dislivello 70 m, distanza 1,6 km, sentiero segnato): dalla macchina, parcheggiata prima del fosso sulla sterrata da Bomarzo, alla Tagliata delle Rocchette (+8 min.) e alla Piramide Etrusca (261 m, 42°28'52.9" 12°15'51.1", +27 min.). Ritorno per il versante ovest attraverso una casa ipogea (280 m, +5 min.) e la macchina (+9 min.).
Selva di Malano e Monte Casoli (tempo totale 4,54 h, tempo di marcia 2,56 h, dislivello 274 m, distanza 10,80 km, sentiero parzialmente segnato): dalla macchina, parcheggiata sulla Strada della Sterpeta, per la presunta localizzazione della Chiesa di San Nicolao (+15 min.) che non siamo riusciti a individuare, forse collocata oltre una recinzione abusiva. Poi per il primo Sasso del Predicatore (174 m, 42°29'20.3" 12°13'35.5", +43 min.), nelle cui vicinanze si trovano anche l’Altare della Regina e un sepolcro rupestre con iscrizione latina. Poi, seguendo la sterrata, per la Sella di Poggio Lungo, il secondo Sasso del Predicatore (+193 m, 42°29'16.6" 12°13'09.7", +30 min.) e, sempre lungo la sterrata, per la chiesa di Santa Maria in Monte Casoli (157 m, +28 min.), con visita dei ruderi del castello, delle abitazioni ipogee e della tagliata, e ritorno (+ 1 h).
045 Monte Casoli tagliata
043 Monte Casoli case ipogee
042 Monte Casoli
041 Monte Casoli ruderi castello
040 Santa Maria di Monte Casoli
039 Monte Casoli
038 Sasso del Predicatore
036 Sasso del Predicatore
032 Altare della Regina
031 Sepolcro rupestre
029 Sasso del Predicatore
027 Sasso del Predicatore
026 Sasso del Predicatore
025 Verso il Sasso del Predicatore
023 Casa ipogea
020 Piramide etrusca
019 Piramide etrusca
016 Piramide etrusca
015 Piramide etrusca
014 Piramide etrusca
011 Piramide etrusca
010 Verso la Piramide
009 Tagliata delle Rocchette
005 Rami
001 Vitorchiano Moai
Bomarzo, 26 gennaio 2013. "Le droghe sono veicoli per gente che ha dimenticato come si cammina", avvertiva Bruce Chatwin dall'alto della sua esperienza di viaggio. E infatti questa camminata alla ricerca di celate vestigia etrusche è stata una vera e propria botta di adrenalina, seguita dalla naturale soddisfazione che accompagna le giornate spese bene.
Poche e frammentarie notizie avevo casualmente captato su una remota piramide etrusca persa nella foresta, su alcuni massi scalinati da ricercare fra forre e dirupi, su un antico abitato ipogeo. Non senza difficoltà reperisco altre informazioni, tento di calcolare i waypoint, di pianificare le rotte e, coinvolto l'oltremodo entusiasta Andrea, partiamo novelli Indiana Jones in esplorazione archeologica in terra di Tuscia.
Prima una breve deviazione ci porta all'enigmatico Moai di Vitorchiano (unico esistente fuori dall'Isola di Pasqua; e quanti sanno che esiste!?), poi lasciamo la carrozzabile per Bomarzo e una breve sterrata ci reca all'inizio della nostra prima esplorazione. La giornata è limpida, luminosa, freddissima e il paesaggio è una lama di ghiaccio che fende la pelle. Subito individuiamo l'accesso al misterioso mondo dei Rasna e senza indugi ci inoltriamo nell'oscura Tagliata delle Rocchette, corridoio di accesso al remoto altare. Il sentiero è agevole, ancorché poco frequentato, e mani benevole hanno impresso confortanti segni indicatori. Una facile discesa, una breve salita e non possiamo contenere lo stupore quanto improvvisa ci svetta davanti lei: una sorta di piramide mesoamericana scolpita in un ciclopico blocco di peperino precipitato dalla sovrastante rupe. Trentacinque muscosi scalini accedono alla sommità, luogo di celebrazioni e sacrifici, con il sangue che colava da lunghe canaline intagliate nella roccia.
E' tempo di riprendere il cammino e, volte le spalle alla piramide, in breve transitiamo per un’assolata casa ipogea e di nuovo per la sterrata che ci reca alla macchina. Questa meraviglia è a un tiro di schioppo da Bomarzo ed è praticamente sconosciuta.
Ci rechiamo ora alla Selva di Malano, territorio della nostra seconda esplorazione nel tipico ambiente della Tuscia, fatto di vasti acrocori tufacei tormentati e solcati da fossi e torrenti. Gps alla mano, in breve siamo sul bordo della precipite forra del Serraglio, ma la ricerca della diruta chiesa di San Nicolao e delle sue tombe, forse collocate oltre una recinzione abusiva, non sortisce effetto.
Non ci perdiamo d'animo e, facendo attenzione al mio roteante bastone da passeggio, siamo già in marcia verso la presunta localizzazione del primo Sasso del Predicatore. Saliamo, scendiamo, ci incrodiamo su uno sperone senza uscita e finalmente, fra i tanti macigni rotolati dalle pareti, lo individuiamo, con i suoi dieci gradini scolpiti che conducono alla piatta sommità, probabile luogo di remoti culti rupestri e auruspici, con la vista che si lancia verso la valle del Tevere e oltre. Alla sue spalle l'enigmatico Altare della Regina, poco dietro un sepolcro reclinato con iscrizione latina, ma la zona rigurgita storia e vestigia per ogni dove e chissà quante sono state saccheggiate o distrutte.
Dalla prossima Sella di Poggio Lungo il percorso fra i noccioleti è ora breve per il secondo Sasso del Predicatore, alto a dominare la valle. Poi ci lanciamo verso la meta finale di Monte Casoli, lunga dorsale traforata di grotte e abitazioni ipogee, dove un villico dall'astrusa favella ci fa a stento edotti che nelle grotte ci piove: forse pensava volessimo abusivamente abitarle, anche se ciò da conto dei numerosi ombrelli abbandonati fra le antiche pietre. Ci affacciamo sul solatio versante meridionale dello sforacchiato monte e, appoggiati alla parete di una delle tante grotte, è tempo di gustarsi una pipa in santa pace, mentre nella valle una lontana battuta di caccia rende più denso il silenzio della plaga e la mente indugia sulle ignorate meraviglie che abbiamo conosciuto oggi.
E fra volute di fumo e archeologia, affiorano le parole dell'esuberante John Lloyd Stephens, scopritore delle vestigia Maya: "Benedetto colui che inventò il fumo, fonte di calma e di equilibrio per lo spirito turbato, lenimento della collera, compenso sostitutivo d’una mancata colazione, compagno di vagabondaggio nei luoghi deserti, amico fedele del cammino di vita, capace di surrogare moglie, figli e amici".