Monti Invisibili

Vado di Ferruccio

Quota 2.245 m

Data 14 luglio 2018

Sentiero segnato

Dislivello 689 m

Distanza 9,28 km

Tempo totale 6 h

Tempo di marcia 5,05 h

Cartografia Il Lupo Gran Sasso d’Italia

Descrizione Dalla località i Caldai di Campo Imperatore (1.673 m) per la Miniera di Lignite (1.764 m, +20 min.), il Vado di Ferruccio (2.245 m, +2,10 h), il canalino attrezzato con catena (2.163 m, +10 min.) e le coste sotto il canalino (+15 min.). Ritorno per la stessa via (+2,10 h) Avvistato branco di camosci sotto il Monte Camicia.

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Traccia GPS

07ferrucciodislivello
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027 Canalino con catena

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026 Canalino con catena

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025 Monte Prena

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024 Monte Prena

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023 Luogo ritrovamento

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018 Ferruccio

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016 Canalino con catena

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015 Canalino con catena

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014 Monte Prena

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013 Dal Vado di Ferruccio

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012 Vado di Ferruccio

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011 Monte Bolza

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010 Monte Prena

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009 Verso Vado di Ferruccio

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008 Verso Vado di Ferruccio

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007 Verso Vado di Ferruccio

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006 Verso Vado di Ferruccio

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005 Monte Prena

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004 Camoscio

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003 Monte Prena

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002 Miniera di Lignite

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001 Campo Imperatore Monte Prena

Vado di Ferruccio, 14 luglio 2018. Qual è l’essenza della montagna? La vetta, sicuramente: il vertice fisico che racchiude in un infinito puntuale tutti gli elementi che la compongono: dai boschi alle valli, dalle sue sorgenti ai suoi contrafforti.

Ma le montagne sono barriere che da sempre hanno separato spazi e popoli. Sotto il profilo umano la parte più importante viene a essere allora il valico, il luogo che permette il collegamento fra due diversi versanti di un massiccio.

E i valichi hanno rivestito un ruolo importante nella storia e nei commerci, nelle guerre e negli spostamenti, da sempre luogo di passaggio, di incontro e di battaglia.

Allora meta di un’escursione può essere anche un valico, come il Vado di Ferruccio, fra le vette del Monte Prena e del Monte Camicia sul Gran Sasso.

Sella aspra e rocciosa che dalle dolci ondulazioni di Campo Imperatore apre un mondo difficile, obliquo, impervio che digrada ripido verso il teramano, ma comunque nei secoli frequentato, come testimoniano antichi stazzi e grotte che punteggiano radi il suo scosceso versante settentrionale.

Con Giovanni ci avviamo quindi verso il passo, seguendo l’evidente sentiero che s’incunea sotto le due alte vette, attraverso prati rigogliosi e aride erosioni.

I 2.245 metri dell’ampio e tormentato vado ci aprono una visuale infinita: boschi, borghi, coltivi quasi duemila metri più in basso, fino alle lontane caligini adriatiche.

Lieve discesa esplorativa fra stelle alpine e fiori verso il canalino incatenato, da superare con cauta prudenza.

Poi rientriamo al passo a godere del vento e della vista, fantasticando delle genti e delle greggi che lo hanno nei secoli attraversato.