Monte Corvo
Quota 2.623 m
Data 17 luglio 2011
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.993 m
Distanza 32,20 km
Tempo totale 12:50 h
Tempo di marcia 11:35 h
Cartografia Il Lupo Gran Sasso d’Italia
Descrizione Da quota 1.450 per i prati della Corte, la Masseria Vaccareccia (1.503 m, +1,40 h), lo stazzo delle Solagne (1.697 m, +28 min.), la sella di monte Corvo (2.305 m, +1,19 h), monte Corvo orientale (2.623 m, +47 min.), monte Corvo occidentale (2.533 m, +22 min.), monte Corvo orientale (2.623 m, +27 min.), la sella di monte Corvo (2.305 m, +46 min.), la cima del Venacquaro (2.377 m, +13 min.), la sella del Venacquaro (2.236 m, +17 min.), la cima della Falasca (2.300 m, +14 min.), la sella delle Malecoste (2.229 m, +1,37 h), piano di Camarda (2.051 m, +1,21 h), il Morrone (2.067 m, +20 min.), il passo del Belvedere (1.789 m), il rifugio Panepucci (1.700 m, +1,11 h) e la macchina (+33 min.). Magnifica e faticosissima escursione in ambiente grandioso e solitario. Molti sentieri più cancellati e disagevoli del previsto. All’inizio attenzione a mantenersi sulla traccia della carrareccia e non più sotto. Avvistati diversi gheppi.
023 Verso Passo del Belvedere
022 Dal Morrone
021 Monte Corvo
019 Piano di Camarda e Corvo
018 Piano di Camarda e Corvo
017 Piano di Camarda
016 Forchetta della Falasca
015 Sella del Venacquaro
014 Dalla Cima del Venacquaro
013 Da Monte Corvo Ovest
012 Da Monte Corvo Ovest
011 Verso Monte Corvo Ovest
010 Monte Corvo Est
006 Sella di Monte Corvo
004 Masseria Vaccareccia
002 Verso masseria Vaccareccia
001 Verso masseria Vaccareccia
Monte Corvo, 17 luglio 2011. Lo stile alpino è un particolare modo di affrontare la montagna con un equipaggiamento leggero e sovente anche in solitaria.
Dopo un’attenta pianificazione, tempi, dislivelli e distanze suggerivano per questa lunga escursione sul Corvo due giorni di cammino con pernottamento sotto le stelle; ma due giorni non troppo lunghi che sarebbero stati gravati da uno zaino pesante e dalla necessità di scendere di quota per procacciarsi l’acqua. Allora, assente anche un compagno, mi sono deciso ad affrontarla in stile alpino, appunto, con lo zaino leggero e il piede lieve.
I primi raggi luccicano fra le foglie mentre mi avvio in un’oscura foresta alla volta della masseria Vaccareccia. Le prime ore si snodano pianeggianti e la mente, non distratta ancora dalla fatica, può perdersi nelle meraviglie del cammino. Alla masseria inizia la salita che caratterizzerà gran parte della giornata. Il sentiero sale costante, avvicinandosi alle dirupate pareti del Corvo e lasciando aprirsi alle spalle uno scenario poderoso e selvaggio, chiuso in lontananza dalle placide acque del lago di Campotosto.
Lo stazzo delle Solagne, la sella di monte Corvo e finalmente attacco l’alpino sentiero che conduce in vetta. Rocce strapiombanti, ripidi canalini, un labirinto verticale che richiede attenzione per ammettere ai 2.623 della meritata croce di vetta, dove la vista si apre incontrastata sui monti del parco e oltre. Uno comoda e panoramica cresta mi porta a calcare i 2.533 metri della vetta occidentale ed è tempo ormai di affrontare, non senza difficoltà, la discesa su quelle infide rocce.
Con le gambe ormai pesanti attacco in rapida successione i 2.377 metri della cima del Venacquaro e i 2.300 di quella della Falasca, dove mi concedo un pisolino, immerso nella frescura dell’erbosa vetta.
Impossibile scendere direttamente alla forchetta della Falasca. Un lungo percorso di aggiramento mi porta a sfiorare i duemila, prima di riprendere quota con un accidentato percorso verso la sella delle Malecoste, dove giungo defatigato che sono ormai già nove ore di cammino. Sentieri che conoscevo, che avevo calcato negli anni passati, non ci sono più e altri sono ormai poco più che flebili impronte nel terreno: tracce lasciate nel tempo e nello spazio da chi ci ha preceduto; memoria materiale di fatica e stupore.
Bordeggiando sotto le pendici del pizzo di Camarda arrivo finalmente agli omonimi piani densi di armenti con il sole ormai obliquo. L’ultima salita mi porta in cima ai 2.067 metri del Morrone, panoramico cucuzzolo sulle vette centrali del Gran Sasso e sulla profonda valle del Chiarino. Siamo ormai più vicini alle 19 che alle 18, e decido di evitare la discesa diretta in questa valle per il più sicuro e conosciuto sentiero per il rifugio Panepucci. In quest’ora magica della giornata, che non è più giorno, ma non è ancora notte, l’aria rinfresca la pelle cotta dal sole, mentre i grilli iniziano a prendere possesso del silenzio e i colori volgono lentamente al rosa e al porpora.
Gli ultimi raggi luccicano fra le foglie quando infine ha termine questa lunga giornata di cammino.