Pizzo San Gabriele, 7 luglio 2011. Eccoci all’ormai consueta settimana di mare con Vittoria. Quest’anno Abruzzo, e così abbiamo scoperto quest’altro aspetto di questa straordinaria regione. Un mare forse un po’ monotono per gli adulti, ma sicuramente a misura di bimbo e in un territorio sicuramente migliore della rinomata riviera romagnola. Vittoria ha scorrazzato libera, insieme a Riccardo e Guglielmo, per il campeggio Gilda, dove noi ci siamo alloggiati in bungalow e Alfredo in camper.
E anche quest’anno c’è stata la consueta e rigenerante fuga sui monti, approfittando della prossimità con le vette del Gran Sasso: da zero a 2.240 metri e ritorno in una manciata di ore, passando dalla salsedine marina ai sentori di pino mugo delle alte quote.
Alle 6 siamo già in viaggio, Soldatino, Alfredo ed io, per conquistare i 2.214 metri del Pizzo San Gabriele. Il Corno Grande ci sovrasta per tutto il cammino con aeree vedute che dal paretone si perdono nelle brume della costa. Prati punteggiati di fiori accompagnano il sentiero, che coincide con l’inizio del Centenario, e in prossimità della vetta si riempiono di paffute stelle alpine.
Un camoscio ci fischia contro, prima di saltellare via lesto, mentre un altro neanche ci degna di uno sguardo, assiso su uno scenografico roccione a sorvegliare i suoi domini.
Finalmente la vetta, scostata dalla dorsale principale quel tanto che basta per permettere allo sguardo di perdersi ancora di più nell’infinito.
Tornati alla macchina, riprendiamo la carrozzabile di Campo Imperatore – questa diritta via dai sapori Nord Americani – per recarci all’appuntamento con il secondo duemila della giornata: i 2.044 metri della Cima delle Veticole. La salita, costeggiando il letto prosciugato della Fornaca, è più faticosa del previsto. L’ambiente è grandioso e angosciante, devastato da frane e slavine, eroso dalla forza delle acque del disgelo che precipitano dalla incombenti rocce del Prena e del Camicia. La cima arrotondata ci regala una vista totalizzante su Campo Imperatore. Ma si è fatto tardi per attaccare anche il Siella, anche perché, come sempre a un certo momento accade, ormai la meta non è più una vetta, ma un boccale di bionda. Voglia che soddisfiamo, insieme a patatine e genziana, nella quiete serena della trattoria dei 4 Vadi di Castelli, dove un mezzo toscano ci prepara a rientrare nella salsedine marina.