Monti Invisibili

Tratturo Regio

Quota 1.070 m

Data 1° dicembre 2015

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 480 m

Distanza 20,26 km

Tempo totale 5:51 h

Tempo di marcia 4:23 h

Cartografia IGM 146 IV NE Barisciano, IGM 146 IV SE Tione degli Abruzzi

Descrizione Da Prata d'Ansidonia (802 m) per i ruderi della città romana di Peltuinum (870 m, +30 min.), Tussio (860 m, +1,10 h), per il versante nord di Monte Buscito a Bominaco (992 m, +1,12 h) con visita della chiesa di Santa Maria Assunta e dell’Oratorio di San Pellegrino, il Castello di Bominaco (1.060 m, +8 min.), per il versante sud di Monte Buscito di nuovo a Tussio (+40 min.), il Castello Camponeschi (884 m, +25 min.) e Prata d’Ansidonia (+18 min.). Splendido anello interamente su tratturi e sterrate con brevi tratti di asfalto. Sotto il versante nord di Monte Buscito sbagliato strada: 200 m dopo la strada asfaltata da Tussio occorre prendere la traccia un po’ inerbata sulla destra e non la più evidente a sinistra; in questo modo l’itinerario è completamente ciclabile (MTB). Splendida vista sui gruppi innevati di Velino, Gran Sasso, Majella e Sirente.

06 tratturo regio log

Traccia GPS

07 tratturo regio dislivello
07 tratturo regio dislivello

044 Castello Camponeschi

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041 Pipa e scarponi

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039 Sirente

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038 Castello di Bominaco

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037 Castello di Bominaco

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036 Castello di Bominaco

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034 Castello di Bominaco

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032 Bominaco Oratorio San Pellegrino

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031 Bominaco Oratorio San Pellegrino

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030 Bominaco Oratorio San Pellegrino

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029 Bominaco Oratorio San Pellegrino

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025 Bominaco Santa Maria Assunta

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024 Bominaco Santa Maria Assunta

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021 Verso Bominaco

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020 Tussio San Martino

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019 Gran Sasso

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017 Tussio

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016 Peltuinum

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015 Peltuinum

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014 Peltuinum

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013 Peltuinum Monte d Ocre

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011 Peltuinum Monte d Ocre

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009 Peltuinum Monte d Ocre

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007 Peltuinum

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005 Rocca Calascio

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004 Monte d Ocre

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003 Verso Peltuinum

003versopeltuinum

002 Verso Peltuinum

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001 Verso Peltuinum

Tratturo Regio, 1° dicembre 2015. La montagna esercita un fascino magnetico su noi escursionisti: sarà per le sue pieghe, per l’orografia complessa, per le ampie vedute a fil di cresta e le valli remote dove sembra di essere fuori dal mondo.

E poi c’è tutto quel territorio d’interregno costituito dalle pendici di queste montagne, terre non alte e non basse dove gli uomini sono passati e si sono insediati, hanno vissuto e combattuto. Lande che scontano i disagi della montagna – freddo, spopolamento, comunicazioni difficili – senza goderne i vantaggi in termini di visibilità e frequentazione.

Ed ecco che in questo primo giorno dell’ultimo mese vado alla scoperta di quella fascia pedemontana dove transitava il Tratturo Regio, l’antica via di transumanza che dalle falde del Gran Sasso conduceva greggi e pastori ai pascoli del Tavoliere.

Dagli 802 metri di Prata d’Ansidonia un sole radioso riscalda i miei passi in una campagna ormai serrata nell’inverno. In breve raggiungo l’altopiano dove sorge quello che rimane delle possenti mura di Peltuinum, la città romana che sorvegliava i traffici su questa parte del tratturo, che qui coincide con il tracciato della Via Claudia Nova.

Mi aggiro nel silenzio del vento fra gli antichi bastioni, il teatro e il tempio di Apollo, circondati dalle vette innevate dell’Ocre, del Sirente, del Gran Sasso e della Majella, in una scenografia di meraviglia che include anche la lontana Rocca Calascio.

Un’agevole combinazione di strade vicinali mi conduce ora al deserto borgo di Tussio, dove un nordafricano solitario innaffia le sparute piante della chiesa, ancora imprigionata nelle impalcature post terremoto. Per i deserti vicoli, nell’odore caldo dei camini, due cani mi abbaiano dietro e poi si fanno accarezzare.

Mentre il Corno Grande e il Camicia si affacciano dalle creste, prendo la strada che aggira in una piacevole pineta il versante settentrionale di Monte Buscito. Una disattenzione mi mantiene su una più visibile carrareccia e mi fa mancare il tratturo a destra. Quando me ne avvedo è ormai tardi e decido di tagliare diretto e ripido per l’intrico di pinastri fino a riprendere la giusta rotta. Dopo poco svalico e appare la torre del Castello di Bominaco.

Lungo il cammino incontro Chiara e Dora che – guarda un po’ il caso – sono le custodi delle due magnifiche chiese del borgo. La storia religiosa abruzzese abbonda infatti di costruzioni medievali, sorte in luoghi allora quasi inaccessibili ma adatti alla difesa da possibili aggressioni e idonei alla vita monastica dell'ora et labora. Fra queste le due mistiche chiese di Bominaco, due veri e propri gioielli di architettura religiosa: Santa Maria Assunta, in uno splendido e spoglio romanico abruzzese, realizzata con i resti di preesistenti edifici romani; l’Oratorio di San Pellegrino, forse commissionato da Carlo Magno e interamente affrescato con temi della vita di Cristo, della passione di San Pellegrino, episodi dell’Antico e Nuovo Testamento e un calendario liturgico ad uso della comunità monastica.

Saluto Chiara e raggiungo il vicino castello affacciato sulla piana di Navelli: davanti, alta e bianca, risplende la Majella, dirimpetto il Gran Sasso e alle mie spalle il dolomitico versante nord del Sirente, tagliato di netto dal ripido Canalone Maiori, che mi chiedo come ho fatto a scenderlo tante volte senza addobbarmi.

Un’ape tardiva ronza su alacri fioriture, una catenella tintinna nel vento a un lontano abbaio e in una bolla di quiete mi godo il fumo della pipa con vista sulle montagne.

E’ tempo di riprendere il cammino su una tiepida carrareccia fra radure selvagge che mi riconduce a Tussio. Sgranocchiando arachidi e pistacchi raggiungo infine l’arroccato borgo murato di Castello Camponeschi. Manca poco ormai per rientrare a Prata d’Ansidonia con il sole di nuovo radente.

Giornata di cammino diversa oggi, fra la storia con le montagne come da sfondo.