Monti Invisibili

Monte Cavallo

Quota 2.039 m

Data 26 giugno 2020

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 1.054 m

Distanza 19,36 km

Tempo totale 8:38 h

Tempo di marcia 7:11 h

Cartografia Il Lupo Parco Nazionale d’Abruzzo

Descrizione Dal parcheggio del cannone (1.340 m) per il Sacrario di Collelungo (1.409 m, +10 min.), gli Stazzi della Valle Venafrana (1.705 m, +1,18 h), il Passo della Crocetta (1.845 m, +25 min.), Monte Cavallo (2.039 m, +50 min.), Monte Morrone delle Rose (1.940 m, +47 min.), la Sella di Prato Piano (1.827 m, +34 min.), Monte Predicopeglia (1.940 m, +35 min.), Monte Forcellone (2.030 m, +15 min.), la Valle Monacesca (1.651 m, +54 min.), la Sorgente di Collelungo (1.471 m) e il parcheggio (+1,23 h). Superba escursione in ambiente estremamente solitario e selvaggio. All’inizio, al sacrario, seguire subito i segni a sinistra della recinzione. Cresta per il Monte Cavallo disagevole e leggermente esposta. Avvistati tre cervi.

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Traccia GPS

07cavallodislivello
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032 Parcheggio del cannone Howitzer 115

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031 Valle Monacesca

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030 Valle Monacesca

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029 Me

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028 La Meta

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027 Monte Forcellone

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026 Monte Morrone delle Rose

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025 Verso Monte Morrone delle Rose mucca

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024 Monte Morrone delle Rose

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023 Stazzi della Valle Venefrana

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022 Monte Cavallo

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021 Cresta del Monte Cavallo

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020 Cresta del Monte Cavallo

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019 Arganello

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018 Cresta del Monte Cavallo

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017 Arganello

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016 Monti Forcellone e Predicopeglia

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015 Stazzi della Valle Venafrana

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014 Valle Venafrana

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013 Valle del Rio Chiaro

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012 Valle del Rio Chiaro

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011 Valle del Rio Chiaro

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010 Valle del Rio Chiaro cervi

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008 Valle del Rio Chiaro

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007 Verso la Valle Venafrana

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006 Sacrario di Collelungo

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005 Sacrario di Collelungo

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003 Faggio

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002 Parcheggio del cannone Howitzer 115

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001 Parcheggio del cannone Howitzer 115

Monte Cavallo, 26 giugno 2020. La montagna è una fortezza. Di torri, camminamenti, ridotte, trincee: sorta di naturale baluardo che spezza le pianure. E proprio per questo le montagne hanno stabilito nel tempo i confini: e dai confini sono nate le guerre.

Se pensiamo alla guerra di montagna, la mente corre all’arco alpino, teatro, soprattutto durante Grande Guerra, di sofferenze tragiche ed eroiche. Ma anche il nostro Appennino centrale ha vissuto aspri scontri fra le contrapposte fazioni, oltre ad aver offerto rifugio a paesi sfollati e a militari in fuga.

Basti pensare agli abitanti di Taranta Peligna che si nascosero nella Grotta del Cavallone sulla Majella nell’inverno del 1943; o alla via di fuga fra i monti di questo stesso massiccio per migliaia di prigionieri alleati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Fra la Majella e i Marsicani correva anche la Linea Gustav, approntamento difensivo tedesco volto a ritardare l’avanzata degli Alleati. E proprio le Mainarde – estremo lembo meridionale del Parco Nazionale d’Abruzzo dove i sentieri scarseggiano e gli orizzonti sono sconfinati – sono state teatro di duri combattimenti (ad esempio fra la Costa San Pietro e la Catenella delle Mainarde, dove non è raro imbattersi in residuati bellici) e di atroci eccidi.

Come quello di Collelungo, dal cui cannone m’incammino oggi in una silente solitudine che fa sentire più assordanti le grida che sembrano popolare il bosco. Qui infatti, il 28 dicembre 1943, quarantadue sfollati inermi furono massacrati dai tedeschi, apparentemente senza motivo.

Un breve tratto nella foresta ombrosa e sono già al tristo memoriale, ornato da un enigmatico monumento di Umberto Mastroianni. Una sosta di preghiera e riflessione e sono in cammino, costeggiando il Rio Chiaro in un alternarsi di foreste oscure e solatie radure.

Lungo le rive del torrente mi adopero a fotografare un masso e quasi non mi avvedo di tre cervi che pascolano placidi al limitare del bosco.

La solitudine è potente, incombente, gradita: le Mainarde sanno abituare presto l’occhio a scenari maestosi di cupe foreste, valli remote e vette impervie. E camminando in silenzio e solitudine mi accorgo che più un territorio è solitario più mi piace affrontarlo da solo, per abbeverarmi con pienezza al piacere della natura.

Alle ordinate pietre dello Stazzo della Valle Venafrana tento un magro raccolto di orapi, in questa stagione balorda per la prelibata verdura. Quindi, sulle ultime tracce di sentiero, sono ai 1.845 metri del Passo della Crocetta, dove si apre tutto il ruvido e ondulato piano che sale alla cresta delle Mainarde e ai Monti della Meta.

La tormentata cresta per il Monte Cavallo è aspra, rocciosa, a tratti esposta ma mai difficile, anche se a volte non è semplice indovinare la retta via sulle affastellate pietre. E poi per la terza volta sono a Cavallo.

Riprendo un malagevole cammino, saltellando pericolosamente su grandi massi, poi per prati fioriti popolati di armenti fino ai 1.940 metri del remoto Monte Morrone delle Rose. Ancora accidentato fuorisentiero sotto un’impalpabile pioggerella. Dalla Sella di Prato Piano in lenta salita costeggio grandi torrioni rocciosi, prima per il Monte Predicopeglia, quindi per i 2.030 metri del Monte Forcellone.

Nel vento e nei nembi carico una radica e immergo i pensieri nelle volute di fumo.

Senza l’ombra di un sentiero, per prati inclinati ornati di massi, calo nella Valle Monacesca, dove lunghe teorie di antichi muretti testimoniano di un’ormai scomparsa attività pastorale e agricola. Pochi orapi ancora nel carniere e scendo ormai appagato al grande cannone, con la sua muta canna protesa verso il cielo.