Monti Invisibili

Anello delle Mainarde
Quota 2.160 m
Data 17 ottobre 2013
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.330 m
Distanza 22,16 km
Tempo totale 8:40 h
Tempo di marcia 7:10 h
Cartografia Il Lupo Parco Nazionale d'Abruzzo
Descrizione Da Prato di Mezzo (1.430 m) per il Vallone della Meta, il Passo dei Monaci (1.967 m +1,20 h), la Metuccia (2.105 m, +45 min.), Monte a Mare (2.160 m, +30 min.), le Coste dell’Altare (2.075 m, +35 min.), il Cappello del Prete (2.013 m, +45 min.), il Passo della Tagliola (1.782 m, +20 min.), Monte Mare (2.020 m, +30 min.), Monte Ferruccia (2.005 m, +7 min.), di nuovo il Passo della Tagliola (+26 min.), il Passo della Crocetta (1.845 m, +1,10 h) e Prato di Mezzo (+ 1,12 h). Giornata serena è tersa con ampia visibilità dal Gran Sasso al Miletto. Scendendo dopo il Passo della Tagliola tenersi più bassi nel bosco un po’ a sud per raggiungere la Valle Venafrana.
 
06 anello mainarde log

Traccia GPS

07 anello mainarde dislivello
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021 Prato di Mezzo

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019 Valle Venafrana

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018 Valle Venafrana

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017 Da monte Mare

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016 Monte Mare

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015 Valle Venafrana

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014 Lago di Castel San Vincenzo

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013 Verso il Cappello del Prete

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012 Coste dell Altare

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010 Monte a Mare

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009 Monte a Mare

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007 Dalla Metuccia

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006 Passo dei Monaci

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005 La Meta

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004 Vallone della Meta

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003 Vallone della Meta

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002 Vallone della Meta

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001 Vallone della Meta

Anello delle Mainarde, 17 ottobre 2013. "Un’ultima occhiata allo zaino vuoto, vecchio pesante amico tante volte maledetto, che s’afflosciava come un cencio. Aveva servito da sedile, da cuscino, da riparo; era un vero dolore, un tradimento abbandonarlo in fretta tra le mutande appallottolate e le carte stracce, ma quello era l’inesorabile ordine".
Con queste parole Giulio Bedeschi ricorda il suo zaino nel toccante Centomila gavette di ghiaccio, romanzo autobiografico dedicato in gran parte alla ritirata di Russia. E un amico insostituibile lo zaino lo è davvero: possiamo anche maledirlo quando arranchiamo in salita sotto il suo peso, ma porta il nostro cibo e la nostra acqua, gli indumenti per far fronte alle variazioni climatiche e tutti i grandi e piccoli accessori per vivere le nostre camminate all'aria aperta. Come durante questa lunga cavalcata a fil di cresta nel solitario e selvaggio mondo delle Mainarde, dove mi sono recato nuovamente alla cattura di sei duemila per Alfredo e Soldatino.
Dopo lunga e faticosa guida, sono già passate le otto quando approdiamo a un Prato di Mezzo fiammeggiante d’autunno. Il tempo di allacciare gli scarponi e ci inoltriamo nei dorati boschi del Vallone della Meta. Con timore di Soldatino attraversiamo un vasto gregge e siamo fuori dagli alberi, nella parte più scabra e rocciosa della valle, con La Meta che ormai ci scruta sospettosa.
I 1.967 metri del Passo dei Monaci ci accolgono con una giornata tersa e un cielo cobalto cui la vista non potrebbe chiedere di più. Eccoci allora in marcia a fil di confini, con le Mainarde che si arrampicano torpide dal Lazio per sprofondare poi rapide nel Molise.
I 2.105 metri della Metuccia si staccano dalla cresta quel tanto che basta per lasciare allo sguardo la libertà di giungere dalla Meta fino al Marsicano, passando per il Tartaro, l’Altare e il Petroso; lontano splende il Gran Sasso e la Majella si eleva massiccia alle spalle del Greco. Un mondo di vette è al nostro cospetto.
Di nuovo in cammino con Soldatino che trotterella al nostro fianco; tratti densi di massi si alternano a placidi pianori erbosi, mentre verso occidente questo selvaggio territorio digrada in tortuosi e labirintici meandri e a sud iniziano a sorgere le moli poderose del Forcellone e del Cavallo.
In breve eccoci alla quota più elevata della giornata: i 2.160 metri del Monte a Mare, piano inclinato proteso nel vuoto. La sensazione di spazi infiniti, di isolamento e wilderness è assoluta, e dona riposo e piacere all’anima.
Senza l’ombra di un sentiero raggiungiamo i 2.075 metri delle Coste dell’Altare e i successivi 2.013 metri del Cappello del Prete, dove 10 lire del 1955 spuntano fra le pietre, remota memoria di chissà quale cammino. Mentre il lago di Castel San Vincenzo spicca turchese fra i colli molisani, precipitiamo giù ai 1.782 metri del Passo della Tagliola, sotto lo sguardo ormai vigile del vicino Miletto.
Una mandria ci osserva pigra mentre iniziamo la ripida e faticosa salita ai 2.020 metri del Monte Mare. La stanchezza taglia ormai le gambe, ma in mezz’ora copriamo di buona lena i 238 metri di dislivello e siamo in vetta. Pochi minuti ancora per l’ultimo duemila della giornata: i 2.005 metri del Monte Ferruccia e Alfredo è a quota 97, ma non credo lo manderanno in pensione.
La stagione allunga le ombre ed è tempo di incamminarsi verso casa; con un sole stordente governiamo il cammino verso la Valle Venafrana. La fatica inizia a provarci mentre risaliamo lenti sotto le rocciose pendici del Monte Cavallo, verso i 1.845 metri del Passo della Crocetta.
Da qui è ormai tutta discesa, sfiliamo sotto le fianchi del Forcellone e possiamo finalmente lanciare le stanche membra in un cammino rilassante fra un susseguirsi di ombrosi prati. Un ultimo bosco ammantato d’autunno e riappare Prato di Mezzo, dove termina questa lunga giornata di libertà e cammino, con lo zaino inseparabile compagno della nostra avventura.