Monti Invisibili

Monte Greco

Quota 2.285 m

Data 30 settembre 2017

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 1.365 m

Distanza 16,59 km

Tempo totale 8:09 h

Tempo di marcia 7:23 h

Cartografia Il Lupo Parco Nazionale d’Abruzzo

Descrizione Dalla diga di Barrea (985 m) per la Valle Ianara, la Capriola, lo Stazzo di Monte Rotondo (1.770 m, +2,09 h), lo stazzo di quota 1.970 (+40 min.), lo Stazzo Ospedeuco (1.996 m, +50 min.), Monte Greco (2.285 m, +45 min.), lo Stazzo di Valle Pistacchio (2.042 m, +27 min.), la Val Pistacchio, la cima di quota 1.906 (+45 min.), Fonte Canarelle (1.215 m, +1,20 h) e la macchina (+27 min.). Avvistati centinaia di cervi.

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Traccia GPS

07grecodislivello
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047 Fonte Canarelle

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045 Lago di Barrea

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044 Barrea

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043 Lago di Barrea

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042 Valle Pistacchio cervi

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040 Valle Pistacchio

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038 Stazzo di Valle Pistacchio

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035 Monte Greco

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034 Monte Greco

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033 Piano Le Gravare

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032 Cervi

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031 Valle di Chiarano

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030 Verso Monte Greco

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028 Stazzo Ospedeuco

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026 Antone Rotondo

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023 Monte Greco

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022 Verso Monte Greco

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021 Monte Greco

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020 Toppe del Tesoro

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019 Stazzo di quota 1970

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017 Verso stazzo di quota 1970

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016 Monte Chiarano

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015 Monte Chiarano

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014 La Capriola

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012 La Capriola

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011 La Capriola

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010 La Capriola

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009 La Capriola

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008 La Capriola

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007 Verso la Capriola

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006 Val di Rose

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004 Valle Ianara

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003Valle Ianara

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002 Verso Valle Ianara

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001 Lago di Barrea

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000 Monte Greco 1994

Monte Greco, 30 settembre 2017. Ci sono sentieri che per una serie di circostanze li percorri una volta e poi non ci torni più.

Ero salito al Monte Greco da Barrea con Mountain Wilderness, in una luminosa giornata di dicembre nel 1994, la bellezza di ventitré anni or sono. Sono poi tornato più volte sulla vetta più elevata dei Marsicani, ma sempre lungo altre rotte.

Ero curioso quindi di scoprire quanto conservassi di questo percorso; e durante il cammino si sono accessi sprazzi di memoria, più déjà vu che ricordi, con la percezione netta di un territorio e di un tempo differenti rispetto a quelli da me vissuti.

Ma pur essendo un soggettivista convinto – nel senso che l’oggetto conosciuto non prescinde dal soggetto conoscente – camminavo e combattevo contro questa visione antropocentrica: è più probabile che in ventitré anni sia cambiato un ammasso di rocce e di terra immutabile da millenni o che sia mutato io, insieme organico in continua trasformazione, al punto che dopo un anno non una mia singola cellula è più la stessa?

La seconda ipotesi mi sembra più probabile. Un sapore un tempo amaro ora è piacevole, le stagioni non sono più quelle di una volta, si stava meglio quando si stava peggio. E invece magari è tutto uguale e noi siamo solo più vecchi.

L’occasione per queste elucubrazioni è stata l’incontro sul campo con un esperto e appassionato appenninista: quel Francesco Mancini, attivamente impegnato nella gestione del Club 2000 m, le cui personalità ed entusiasmo non mancano di travolgere chi abbia la ventura di camminare insieme a lui.

E per Francesco le montagne a volte sembrano una scusa per indagare l’animo umano: il suo, sicuramente, e quello dei tanti camminatori e montanari che si avvicendano al suo fianco.

La muraglia di nebbia che si alza dal Lago di Barrea ci spinge in una tersa giornata lungo i prati della Valle Ianara. Sbuffi pastello annunciano l’arrivo della nuova stagione e lunghi muretti ricordano la natura pastorale di questo territorio.

La ripida gola de La Capriola accoglie presto ombrosa i nostri passi, elevandoci su prossime vedute della catena che dal Capraro giunge alla Meta passando per il Petroso.

La rocciosa parte terminale del vallone ci consegna a un vasto altopiano di quota, tagliato da un labirinto di valli poco incise, dove risuonano i bramiti dei cervi in amore.

Ci inoltriamo in un ambiente che si fa più sconfinato a ogni passo; superiamo antichi stazzi ormai immobili e siamo sotto l’edificio sommitale del Greco.

Ripida e rapida e siamo in vetta, nell’aria immota di questa montagna il cui nome ricorda il vento; padroni solitari dell’inutile, verso remoti altopiani e valli punteggiate di cervi.

I nembi si addensano mentre procediamo sull’altro versante, verso gli Stazzi della Valle Pistacchio, popolati da numerosi branchi di cervi che si aprono al nostro incedere.

La lunga valle ci conduce su una gobba a quota 1.906 – novella Cima Korradino Perinetti in onore di uno dei personaggi più simpaticamente infestanti del parco – che rivela un panorama prodigioso sul Lago di Barrea e sulla sua corona di vette, trasfigurate in una tempesta di nuvole.

Una discesa spaccagambe su rocce traballanti, e con il sole ormai obliquo ci accoglie di nuovo la Valle Ianara, dove fra qualche mora succosa e parole di montagna, la nostra avventura ha degna conclusione davanti al sapore, un tempo amaro ora anelato, di un boccale di birra.