Monti Invisibili
Pizzo di Moscio
Quota 2.411 m
Data 14 luglio 2023
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.585 m
Distanza 23,41 km
Tempo totale 11:37 h
Tempo di marcia 10:03 h
Cartografia CAI Monti della Laga
Descrizione Dalle Macchie Piane (1.600 m) per il Vado di Annibale (2.119 m, +1,22 h), Cima Lepri (2.445 m, +50 min.), Pizzo di Moscio (2.411 m, +1,02 min.), la Sella della Solagna (2.200 m, +27 min.), lo Stazzo Padula (1.902 m, +43 min.), il Fosso di Selva Grande (1.693 m, +36 min.), lo Stazzo di Mezzo (1.796 m, +22 min.), il Fosso della Solagna (1.907 m, +42 min.), lo Stazzo della Solagna (1.981 ,+30 min.), Tara Bella (2.229 m), la Via Ranna (2.231 m, +42 min.), il Valico Piè di Lepre (2.159 m, +35 min.), Iaccio Piano (1.920 m, +53 min.) e le Macchie Piane (+1,19 h). Splendida e faticosa escursione in ambiente maestoso e solitario con alcuni tratti esposti. Difficoltà di progressione per tracce sassose e inerbate dopo il Fosso di Selva Grande. Ancora discrete chiazze di neve in quota e molta acqua nei fossi. Raccolto di orapi agli stazzi di Mezzo e della Solagna, Avvistati numerosi falchi spirito santo.
030 Macchie Piane tasso barbasso.
029 Fiori
028 Stazzo della Solagna
027 Verso Stazzo della Solagna
026 Fosso della Solagna
025 Verso Stazzo della Solagna
024 Verso Stazzo della Solagna
023 Verso Stazzo della Solagna
022 Verso Stazzo della Solagna
021 Fosso della Pacina
020 Stazzo di Mezzo
019 Fosso di Selva Grande
018 Fosso di Selva Grande
017 Fosso di Selva Grande
016 Da Pizzo di Moscio
015 Pizzo di Moscio
014 Pizzo di Moscio
013 Pizzo di Moscio
012 Orchidea
011 La Solagna
010 Gorzano e Gran Sasso
009 Monte Vettore
008 Cima Lepri
007 Cima Lepri
006 Cima Lepri
004 Verso Cima Lepri
003 Dal Vado di Annibale
002 Verso Vado di Annibale
001 Lago di Scandarello e Terminillo
000 Pizzo di Moscio dislivello
Pizzo di Moscio, 14 luglio 2023. Ricordo come “scoprii” la Via Ranna, la splendida strada pastorale che taglia tutto il versante meridionale della Cima Lepri. Ero salito una decina di anni or sono al Monte Gorzano con l’amico Alfredo, in un anello autunnale di grande suggestione. Mentre dalla cima ammiravamo la corona delle vette circostanti, la mia attenzione fu attratta da una striscia che attraversava appunto quel versante, visibilissima poi anche dalle immagini satellitari.
Alcune indagini mi resero edotto di cosa fosse e già a ottobre tentai una temeraria sortita, bloccata però da una nevicata precoce. Il giugno successivo riuscii a coprirla con una magnifica e faticosa camminata, anche con qualche rischio di troppo su quei ripidi imbuti per la presenza di neve tardiva.
Ma se l’appetito vien mangiando, il cammino vien camminando, e lungo quello scosceso versante notai alcune tracce che sembravano mettere in comunicazione altri stazzi... e stazzi vogliono dire orapi, ma questa è un’altra storia.
Così individuai l’esistenza di un’altra via pastorale, parallela e più bassa rispetto alla Ranna e che segue gli speroni e le balconate inferiori a quelli della più nota sorella. E se Ranna vuol dire grande, questa la potremmo dire piccola: la Via piccola Ranna.
Nel 2018 tentai di trovarla risalendo il Fosso Piè di Lepre per il Sentiero delle Scalette e scendendo poi dalla Cima Lepri; ma fui intercettato proprio dalla Ranna e non ci riuscii.
Così oggi provo a prenderla da sotto, non senza qualche timore: mi troverò a percorrere il tratto incognito in una fase molto avanzata della camminata, con poche energie per gestire un’eventuale rinuncia.
Ma tant’è, l’avventura è avventura e sono appena scoccate le sette quando con un sole radente mi avvio dalle Macchie Piane in una bionda piantagione di tassi barbassi. Tenui foschie velano l’orizzonte, ma l’aria è piacevole e l’ambiente ancora ricoperto di delicate fioriture.
Dal Vado di Annibale risalgo agile e in men che non si dica (si fa per dire) eccomi ai 2.445 metri di Cima Lepri. Prati verdi densi di fiori, nubi fioccose all’orizzonte e ancora lingue di neve che rinfrescano l’aere.
Aggancio la cresta, sbirciando eventuali necessarie vie di risalita, e sono ai 2.411 metri di Pizzo di Moscio, dove termina la prima fase dell’escursione. Ronzanti mosconi sotto un sole luminoso, sbocconcello qualche pomodoro e attacco la lunga discesa in un ambiente denso di solitudine.
Dalla Sella della Solagna calo ripido nel Fosso di Selva Grande. Man mano che scendo aumenta il rumore delle acque che invadono tutti i fossi, stillano dalla vegetazione, risalgono dalle polle. Allo Stazzo della Padula, rinfrescato da una cascata, azzardo un primo raccolto di orapi; e nel Fosso di Selva Grande mi concedo un rigenerante pediluvio prima dell’impresa.
È tempo infatti di iniziare la risalita alla ricerca della piccola Ranna, nel tratto che mi dà qualche inquietudine. Fatico un po’ a individuare la traccia, ma poi addirittura appare qualche sbiadito segno, che non sembra però della segnaletica ufficiale. Il sentiero s’immerge nella vegetazione, a volte fino alle spalle, fortunatamente non spinosa. Trovo presto lo Stazzo di Mezzo dove diviene invece spinosa.
Da qui parte un bel sentiero panoramico a mezza costa che incide il versante orientale di Pizzo di Moscio, con precipitevoli vedute sul Fosso di Selva Grande. Gli antichi segni s’intensificano, rasserenando il mio animo. La traccia è incisa, pervia, non sembra doversi mai chiudere; ma se volgo lo sguardo avanti, dove dovrei andare a passare, non mi sembra possibile poter procedere su un terreno tanto ripido ed esposto. E invece si va.
Guado il copioso Fosso della Solagna e risalgo all’assolato omonimo stazzo, dove rimpinguo la mia collezione di orapi.
La segnaletica sembra terminare qui, presso un grande antico ometto. Oltre non si può procedere ed è necessario a questo punto riagganciare la Via Ranna 250 metri più in alto. Attacco diritto e diretto sbuffando come un mantice per una fatica che ora si fa sentire. A Tara Bella finalmente ci sono e sulla vecchia via pastorale mi avvio un po’ barcollante verso lo Iaccio Piano per riprendere il sentiero dell’andata sotto il Vado di Annibale.
Una bella avventura, di quelle tipiche che sa offrire la Laga, che richiede esperienza e un po’ d’incoscienza e che termina su batuffoli di fiori che ammorbidiscono un passo ormai rigido.