Monti Invisibili

La Cipollara
Quota 2.191 m
Data 7 gennaio 2012
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.472 m
Distanza 18,28 km
Tempo totale 9:06 h
Tempo di marcia 8:24 h
Cartografia CAI Monti della Laga
Descrizione Da Capricchia (1.106 m) per il Sacro Cuore (1.381 m, +40 min.), lo stazzo di Gorzano (1.882 m, +2,12 h), il crinale di quota 2.041 (+40 min.), lo stazzo della Cipollara (1.995 m), la testa del Fosso di Ortanza (1.958 m, +30 min.) e la vetta (+48 min.). Ritorno per la stessa via fino al crinale di quota 2.041 (+1,15 h), poi per la cresta ovest, attraverso Colle Vacciuno (1.902 m, +19 min.), la strada a quota 1.330 (+1,33 h) e la macchina (+25 min.). Giornata limpida, ventosa e fredda con accumuli irregolari di neve e innevamento da 1.200 m con necessità di ramponi. Cresta ovest più lenta e disagevole di quanto ricordassi, con alcuni salti di roccia e necessità di calarsi utilizzando gli alberi. Avvistata una volpe dopo il Colle del Vento.
06 cipollara dislivello

Traccia GPS

07 cipollara dislivello
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012 Pizzo di Sevo

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010 Cima Lepri

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009 Cresta del Gorzano

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008 Cima Lepri

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007 Cresta del Gorzano

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006 Cresta della Cipollara

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005 Pizzo di Sevo e Cima Lepri

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004 Cresta della Cipollara

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003 Fosso di Selva Grande

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002 Cima Lepri

 
La Cipollara, 7 gennaio 2012. Un'escursione solitaria sulla neve, per di più fuori sentiero e in un sistema montuoso impervio come quello della Laga, richiede prudenza, passo sicuro e, per buona misura, anche di indossare colori vistosi, che possano alla bisogna aiutare l'individuazione. Ecco allora che, per affrontare i 2.191 metri della pressoché sconosciuta Cipollara, rispolvero la gloriosa giacca rossa Berghaus Kolyma, afferro lo zaino arancione e alle 7,30 sono già in cammino da una Capricchia gelata alla volta del Colle del Vento.
La prima parte del percorso si snoda su una tranquilla carrareccia e, mentre la luce tinge di rosa la Cima Lepri, mi affaccio sull'ombroso e incassato Fosso di Selva Grande. L'aria è immota nel riparato vallone ma il veloce transito di nembi nel cielo lascia intuire che Eolo si sta dando da fare in quota.
E infatti, appena dopo le dirute pietre dello stazzo di Gorzano, il vento inizia a sferzare feroce e freddo, trasformando la neve di fronte a me in una dura corazza ghiacciata sotto un cielo d’acciaio. Calzo i ramponi e, mentre arranco nel gelido turbinio, il pensiero va al nome della giacca che indosso: Kolyma! Incredibile l'ignoranza che ha avvolto (e purtroppo ancora avvolge) la storia delle sofferenze umane in tempi non poi così remoti. Milioni di persone hanno tribolato e sono morte nel gelo siberiano dei gulag sovietici nella Kolyma, con l’accento sulla a, per la precisione. Eppure ancora negli anni '90 gli si dedicava un pesante giaccone da montagna, ideale per la divertente fatica negli ambienti più freddi:, beffarda e involontaria ironia. Come se oggi Coleman chiamasse un fornello da campeggio Dachau o Buchenwald!
Al crinale di quota 2.041 inizio la discesa nel fosso di Ortanza. Il vento ha spazzato la neve e il cammino è un penoso susseguirsi di roccia, ghiaccio e sprofondamenti che mi obbliga a levare e rimettere i ramponi. La testa del fosso è confettata di neve e da lì inizia la faticosa salita che sotto un vento gelido mi reca alla cresta e alla vetta della Cipollara.
Il freddo non consiglia una lunga sosta e in men che non si dica sono già in marcia sulle mie orme fino al crinale di quota 2.041. Osservo la strada del ritorno, valuto la cresta ovest già percorsa una ventina di anni fa e opto per questa più breve via. Dopo i primi agili passi, fino ai 1.902 metri di Colle Vacciuno, la cresta si fa lenta e disagevole, obbligandomi a estenuanti e cauti aggiramenti di strapiombanti pareti. Le creste della Laga sono il calco in positivo dei suoi fossi: ripide, impervie, affilate, seghettate.
Una parte particolarmente ripida e scivolosa mi induce a scendere calandomi dalle cime degli alberi, poi, piano piano la cresta si fa docile e diventa una tranquilla passeggiata nel bosco, che mi reca al paese con le prime luci della sera.