Vado di Annibale
Quota 2.119 m
Data 31 ottobre 2014
Sentiero segnato
Dislivello 692 m, 91 m
Distanza 10,25 km, 2,48 km
Tempo totale 3,40 h, 45 min.
Cartografia CAI Monti della Laga
Descrizione Dalle Macchie Piane (1.600 m) per il Tracciolino di Annibale e il Vado di Annibale (2.119 m, +1,57 h). Impossibilitato a proseguire in ogni direzione per eccessiva presenza di neve e condimeteo sfavorevoli. Ritorno per la stessa via (+1,43). Avvistati due cinghiali e due caprioli lungo la strada per le Macchie Piane. Successivamente a piedi dal Santuario dell'Icona Passatora (1.057 m) alla Chiesa di San Martino (1.140 m, +25 min.) e ritorno (+20 min.).
036 Monti della Laga
035 Verso Icona Passatora
033 Verso Icona Passatora
029 Chiesa di San Martino
027 Chiesa di San Martino
026 Verso San Martino
024 Icona Passatora
021 Icona Passatora
019 Icona Passatora
017 Foglie autunno
015 Pizzo di Sevo
013 Macchie Piane
012 Cima Lepri
011 Verso Vado di Annibale
009 Verso Vado di Annibale
008 Verso Vado di Annibale
007 Verso Vado di Annibale
005 Verso Vado di Annibale
004 Verso Vado di Annibale
003 Verso Vado di Annibale
002 Lago di Scandarello
Vado di Annibale, 31 ottobre 2014. Una volta scrissi che in montagna il vero coraggio è sapere rinunciare alla meta se le condizioni lo richiedono: oggi è stata l’occasione per mettere in pratica questo saggio precetto.
Webcam innevate sconsigliavano questa sortita fuori sentiero sulla Laga, ma la voglia di un’ultima montagna non ancora pienamente invernale mi spinge addirittura a un giorno di ferie e a una partenza alle 4,30.
Alle 7,20 sono in cammino dalle Macchie Piane e mi appare subito chiaro che sarà impossibile condurre questo lungo anello solitario. Decido di arrivare almeno al Vado di Annibale, ma dai 1.800 metri la neve, ancorché non alta, diviene sempre più continua, fino a che dai duemila è una coltre compatta nella quale appaiono frequenti scaricamenti a lastroni e sono immerso in una nube che tutto ovatta e rende indistinto, mentre un vento feroce gela le membra.
Arrivo finalmente ai 2.119 metri del vado: sono immerso nel nulla, è impossibile proseguire ovunque e decido di rientrare alla base. Mi lascio dietro con sollievo questo grigio mondo ostile e torno a una serena giornata autunnale che impegno girovagando fra gli screziati boschi di Sant’Egidio, impreziositi dalla catena innevata alle loro spalle.
Riprendo l’auto e sono all’antico santuario dell’Icona Passatora. Immerso nel fumo della mia pipa, percorro un piacevole sentiero bordato di antichi muretti a secco che mi conduce alla Chiesa di San Martino, dove m’intrattengo piacevolmente con due restauratori che mi lasciano visitare l’antica struttura.
Rientro lento verso l’Icona e nonostante la rinuncia di poche ore prima mi accorgo di come sia alla fine facile conoscere le vette e le creste, elementi finiti, puntuali o lineari nella loro geometria, ma di come sia impossibile comprendere l’infinita ricchezza di valli, colli, borghi e percorsi che sostiene queste vette e che come una raggiera si dipartono ovunque.