Monti Invisibili
Anello della Laghetta
Quota 2.458 m
Data 17 giugno 2017
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.711 m
Distanza 28,81 km
Tempo totale 12:12 h
Tempo di marcia 10:35 h
Cartografia CAI Monti della Laga
Descrizione Dalla diga del Rio Fucino (1.316 m) per i prati de il Coppo (1.570 m, +40 min.), Monte di Mezzo (2.155 m, +1,40 h), la Sella della Laga (1.975 m, +48 min.), la Cima della Laghetta (2.369 m, +1,17 h), Monte Gorzano (2.458 m, +56 min.), il Laghetto di Gorzano (2.309 m, +18 min.), le Cento Fonti, la Sorgente Mercurio (1.759 m, +1,16 h), tutto il versante orientale della Cresta della Laghetta fino al Colle dei Prati (1.708 m), il Coppo (1.604 m) e la diga del Rio Fucino (+3,40 h). Breve tratto roccioso con passaggio di primo grado (2.104 m, +20 min.) scendendo dal Monte di Mezzo alla Sella della Laghetta. Giornata perturbata con il tratto dalla Sorgente Mercurio a il Coppo percorso immersi in una nebbia fitta con difficoltà a individuare la rotta e ausilio fondamentale del gps.
047 Verso il Coppo
046 Sorgente Mercurio
044 Le Cento Fonti
042 Le Cento Fonti
041 Le Cento Fonti
040 Le Cento Fonti
039 Le Cento Fonti
038 Le Cento Fonti
036 Le Cento Fonti
035 Le Cento Fonti
034 Laghetto di Gorzano
033 Fosso di Ortanza
032 Cresta del Gorzano
031 Monte Gorzano
030 Verso Monte Gorzano
028 Pianura amatriciana
027 Verso Monte Gorzano
026 Verso Monte Gorzano
025 Cima della Laghetta
024 Verso laCima della Laghetta
023 Verso la Cima della Laghetta
022 Verso la Cima della Laghetta
021 Verso la Cima della Laghetta
020 Verso la Cima della Laghetta
019 Verso la Sella della Laga
018 Verso la Sella della Laga
017 Salto di quota 2104
016 Salto di quota 2104
015 Salto di quota 2104
014 Verso la Sella della Laga
013 Verso la Sella della Laga
012 Monte di Mezzo
011 Verso Monte di Mezzo
009 Verso Monte di Mezzo
008 Monte di Mezzo
007 Verso Monte di Mezzo
006 Lago di Campotosto
005 Campotosto
003 Verso Monte di Mezzo
001 Il Coppo
Anello della Laghetta, 17 giugno 2017; 393.313 m. Ho appena scritto che mi piace tanto andare in montagna da solo ed ecco che mi tocca subito smentirmi, in virtù di questa bella sgambata con l’amica Sara, esperta alpinista, meno adusa alle chilometriche scarpinate come questa.
Infatti se il cammino solitario è l’esaltazione dell’introspezione e della fusione con l’ambiente, un compagno fidato è invece una sincera esperienza di condivisione, risate e intesa.
Dunque, era tempo che mi frullava il ghiribizzo di esplorare in profondità il quadrante meridionale della Laga intorno alla Cima della Laghetta, nel vano desiderio di ottenerne un’idea completa.
Ora, però, mi sono avveduto che ci sono gruppi montuosi che per quante volte tu li calchi rimangono comunque segreti e misteriosi. E la Laga è uno di questi: un complesso tormentato di fossi, di boschi, di creste, di vette, separati gli uni dagli altri, nel quale, sì, ci sono alcuni capisaldi topografici, ma ne rimangono esclusi tanti che duri fatica a costruire una mappa mentale dei reciproci rapporti spaziali.
Se poi ci si mette anche la nebbia, ecco che allora le cose si complicano ulteriormente.
È ancora una giornata radiosa quando i nostri passi abbandonano il Lago di Campotosto per immergersi nel bosco svettante e silenzioso.
Un sudario di umidità si spalma su di noi quando raggiungiamo in breve i prati de Il Coppo, dove trascuriamo la retta via per iniziare a giocare con le nubi della cresta e con molesti sciami di mosche.
Lo specchio d’acqua appare e scompare trasfigurato fra i nembi, squarci di azzurro si affacciano nelle finestre delle nuvole e noi procediamo su verdi prati fioriti verso i 2.155 metri del Monte di Mezzo che ci accoglie infine con la sua divelta croce.
Il percorso fino al lontanissimo Gorzano è ormai tutto in cresta, pur in un continuo di defatiganti saliscendi. In breve la prima sorpresa: la placida dorsale si affila sempre più, fino a depositarci su una prua rocciosa lanciata sul crinale. Traversiamo con cautela sulla sinistra il facile ma esposto passaggio su instabili arenarie e siamo di nuovo in marcia, in un profluvio di multicromatiche fioriture che ci ricompensa dei mancati panorami.
“A dire il vero, se torno indietro col pensiero al tempo trascorso in montagna, credo che i giorni più piacevoli non siano stati quelli di pieno sole, bensì quelli durante i quali si era costretti ad ammirare piccoli scorci di paesaggio confusamente trasfigurati su uno sfondo di nuvole instabili”.
Parole che scriveva nel 1873 Leslie Stephen, letterato e alpinista vittoriano nonché odiosamato padre di Virginia Woolf.
Pur ritenendo che la montagna richieda sole, cieli azzurri e scenografici nembi, non posso negare il fascino della progressione in condizioni di tale incertezza visiva.
Sali e scendi, scendi e sali ed eccoci ai 2.369 metri della Cima della Laghetta, giusto in tempo per l’ora di pranzo.
Il nostro cammino verso nord termina infine ai 2.458 metri del Monte Gorzano, dove ci distendiamo sull’erba, immersi in una cupola di nembi rampanti attraversati da nugoli di stridenti rondoni. In tanta beatitudine il sonno prova a prendere il sopravvento, ma… orsù, in piedi! che il cammino è ancora lungo… e periglioso.
Da un Laghetto di Gorzano preoccupantemente in secca, caliamo nel vasto imbuto delle Cento Fonti, fiancheggiato dall’imponente ed erosa Coste delle Troie. Le nubi sono ormai un tetto che rende la valle ancora più remota e primordiale. Costeggiamo a lungo un torrente, fra salti, cascate e scivoli di arenaria, in una penuria di acque che non dà conto del rinomato toponimo.
Poi una traccia ci prende per mano, anzi per piede, e ci conduce ai 1.759 metri della Sorgente Mercurio, dove ci rifocilliamo nella prospettiva del lungo cammino che ancora ci attende.
In breve le nubi ci avvolgono: in un territorio complesso e senza sentiero ci ritroviamo con una visibilità di pochi metri intorno a noi. Gps alla mano procedo fiutando la traccia, Sara mi segue silenziosa, a disagio per l’inusuale condizione. Come hobbit varchiamo boschi oscuri, resi magici dalle ombre delle nebbie, oltrepassiamo faggi colossali le cui cime si perdono nelle nuvole; fossi spezzano il nostro cammino, la traccia si inerpica su balze boscose.
Finalmente le lame di un sole obliquo forano le nebbie e ci accolgono nuovamente sui prati de Il Coppo. Rimane l’ultima ora di questo lungo cammino che con il Monte Corvo illuminato ci riconduce alle rive del lago.
Ci sono escursioni che durano una vita, e questa è una di quelle.