Monti Invisibili
19 027 Old Man of Hoy
19 025 Hoy
19 020 Stromness
19 018 Stromness
19 011 Ring of Brogar
19 010 Ring of Brogar
19 006 Stenness standing stone
18 040 Shapinsay
18 038 Shapinsay
18 037 Shapinsay
18 036 Shapinsay Belfour Castle
18 032 Kirkwall
18 030 Rousay
18 028 Rousay broch
18 022 Rousay tomba neolitica 1500 b.c.
18 015 Italian chapel
18 014 Italian chapel
18 013 Kirkwall Earl Palace
18 011 Kirkwall
18 004 Aberdeen cimitero cattedrale
Scozia, Isole Orcadi, 5 - 13 dicembre 1992
Dal diario di viaggio
Stromness, 9 dicembre 1992. Seduto in un pub in questa simpatica cittadina: solita pipa, altra birra. Oggi è stata una giornata densa di avvenimenti: ma andiamo con ordine. Innanzitutto devo riferire della programmata spedizione notturna al castello di Kirkwall. Ebbene ci sono stato. Con fare circospetto mi sono issato sulle mura e sono entrato. Estremamente affascinante stare lì da solo nella notte, in un luogo degno dei fantasmi. Purtroppo però hanno aggiunto una porta e non mi è stato possibile scendere nelle stanze inferiori, buie e piene di anfratti, dove avrei potuto mettere alla prova il mio coraggio.
Questa mattina, dopo una profonda notte di sonno e dopo il solito abbondante breakfast, sono partito in pullman per Stromness, dove ho rapidamente trovato posto da una vecchia pazza maniaca del Natale, che ha addobbato anche il bagno. Sembra la casa delle bambole: fuori c’è una grande vetrina che riproduce la casa di Babbo Natale; la mia stanza sembra la stanza della checca, tutta rosa, con le coperte di pizzo e i cuscini a forma di cuore.
Comunque, dopo essermi allocato efficientemente, mi sono avviato verso alcune standing stone a poche miglia di distanza. Sono luoghi estremamente affascinanti, risalenti al 3.000 B.C. Specialmente il Ring of Brodgar ha qualcosa di magico. Nel mezzo di questo cerchio di pietre erette, alte tre metri, si respira un’atmosfera strana, affascinante, misteriosa. Tutti questi luoghi ricordano un lontano passato, trasudano questa sensazione. Così pure il tumulo di Maes Howe, lì vicino. E’ una tomba costruita con lastroni di pietra (il più pesante dei quali di oltre 30 tonnellate) ricoperti di terra. Le quattro colonne principali sono rivolte ai quattro punti cardinali e fu costruita in modo che al solstizio d’inverno – il giorno più corto dell’anno – il sole passando per lo stretto cunicolo illuminasse la camera più profonda del monumento. Iscrizioni in caratteri runici narrano di gente antica e di un favoloso tesoro che fu trafugato dai vichinghi.
Qui ho incontrato un italiano. All’inizio non volevo presentarmi e far finta di essere straniero, ma aveva la macchina e mi serviva un passaggio verso Stromness. È stata la svolta della giornata. Si tratta di tale Alberto Russo, vigile urbano di San Remo, un trentottenne un po’ bislacco, come tutti quelli che possono venire qui in questa stagione, e innamorato della Scozia che ha già visitato un’infinità di volte. Sono rimasto con lui tutta la giornata e così ho visto posti che altrimenti non avrei raggiunto. Ma ora voglio finire di gustarmi la pipa e la birra: continuerò più tardi.
Eccomi ora nella camera della checca. Dunque questo tale Alberto mi ha scarrozzato da un pizzo all’altro di Mainland percorrendo la bellezza di circa 180 chilometri. Siamo stati a Skara Brae, dove mi ripromettevo di andare dopodomani. Questo è un villaggio di 5.000 anni fa in riva al mare, molto simile a quello visitato col Siloppa nel sud delle Shetland. La giornata oggi era magnifica e ho potuto gustare appieno la bellezza di queste isole, delle scogliere e delle spiagge, nonché della brughiera all’interno. Successivamente abbiamo raggiunto l’isoletta di Birsay, sulla quale giacciono i resti di un antico monastero. È una piccola isola, con in cima un faro, che ricorda molto Noss, alle Shetland: da una parte è al livello del mare e si sale, si sale fino a che dall’altra parte si incontrano le scogliere a picco sull’Atlantico. Che spettacolo! La particolarità dell’isola è che è raggiungibile solo per due ore al giorno durante la bassa marea e siamo dovuti scappare con l’acqua che già lambiva gli scarponi.
A questo punto, tagliando di netto l’isola, ci siamo precipitati nella parte più meridionale dell’arcipelago, nell’isola di South Ronalsday, per visitare la famosa Tomb of Eagles. Ormai erano le 16, quindi quasi notte, e visitare questo monumento sperso nella brughiera in riva al mare con la penombra della luna piena, accompagnati dal contadino che l’ha scoperta (Mr Ronnie Simison) è stata un’esperienza entusiasmante (e fangosa). Con un’automobile visitare queste isole è uno scherzo.