Necropoli etrusca di Norchia con i bimbi
Quota 147 m
Data 28 settembre 2013
Sentiero non segnato
Dislivello 130 m
Distanza 6,09 km
Tempo totale 5:20 h
Tempo di marcia 4 h
Cartografia IGM 142 I NE Monte Romano
Descrizione Dal parcheggio per le tombe, il castello, la chiesa di San Pietro, e ritorno. Cercata inutilmente, prima dalla rupe poi dalla sterrata, una via per raggiungere la tagliata etrusca ma respinti da eccesso di vegetazione.
Norchia, 28 settembre 2013. Ero bimbo la prima volta che papà Diego mi condusse a esplorare il magico territorio di Norchia. La strada era poco più di una traccia in una landa paglierina, punteggiata qua e là di rade fattorie. Sembrava che nulla potesse rompere la quieta monotonia del pianoro, se non i vicini ruderi del castello che appariva raggiungibile in pochi minuti di cammino. Improvvisamente la piana si aprì e il castello apparve alto e inaccessibile al di là di un canyon tufaceo merlettato di tombe e frontoni.
Ricordo l’emozione mentre scendevo su quelle dirupate scalette intagliate nella roccia, l’eccitante timore entrando con la torcia nelle tombe oscure, il passaggio sul malmesso ponticello e la faticosa risalita verso l’antico abitato medievale. Tante volte sono tornato, da solo o in compagnia, in questo magico territorio etrusco, ma l’emozione di quella prima volta è ancora indelebile nella mia mente.
E ora è stato il momento di condurre Vittoria a conoscere Norchia: lei, alcune sue amichette e relativi genitori. Solo che la cosa mi è sfuggita di mano e quando approdiamo al parcheggio siamo in otto vetture, sedici adulti, sedici bambini e due cani: sicuramente troppi per la mia indole orsina.
Mentre i primi si mettono in marcia lungo un filare di eucalipti, gli ultimi sono ancora lì che aspettano masticando finocchio selvatico, i cui dolci sentori pervadono l’aria. Ci caliamo sulle ripide scalette scatenando subito la gioia e la curiosità dei bimbi e intanto che esploriamo le antiche e buie tombe, nei loro occhi e nelle loro voci rivivo la mia emozione di quarant’anni fa.
Mentre Baffy e Soldatino fanno conoscenza, siamo già sul ponticello che conduce alle dirupate pietre dell’abitato medievale, difeso da un arco di pietra nel quale la nostra comitiva transita a stento. Crochi autunnali occhieggiano dorati fra le stoppie mentre transitiamo sotto il diruto muraglione del castello. Qualcuno adocchia degli alberi di fichi e subito la compagnia si scioglie all’attacco dei dolci frutti.
Ecco la chiesa di San Pietro, il cui abside sembra resistere indifferente alle crepe e agli insulti del tempo. Dall’altro lato del fosso, nel poligono di Monte Romano, c’è attività e dispero di poter condurre tutta la comitiva alla tagliata etrusca. Prima con Alfredo, poi con Carlo ci inoltriamo a cercare una via, ma veniamo sempre respinti da una vegetazione rigogliosa che si è ripresa il territorio. Ci accampiamo allora sotto le ospitali fronde di un grande leccio e fra giochi e chiacchiere consumiamo il pranzo.
I bimbi sono stanchi e la giornata oltremodo calda ha provato anche gli adulti. Volgiamo indietro gli scarponi e fra un cespuglio di more e uno scivolone siamo presto alle vetture e a un’accogliente locanda, dove la giornata termina fra litri di birra, gelati e patatine.