Monti Invisibili
Tempio di Demetra e Marturanum
Quota 424 m
Data 18 dicembre 2022
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 430 m
Distanza 22,48 km
Tempo totale 6:00 h
Tempo di marcia 5:19 h
Cartografia Il Lupo Lago di Vico e Monti Cimini
Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Vetralla della linea ferroviaria FL3 (398 m) per il Tempio di Demetra (357 m, +52 min.), Villa San Giovanni in Tuscia (340 m, +24 min.), la Necropoli della Valle Cappellana (330 m), la Cava delle Quercete (268 m, +45 min.), la Seconda Mola (259 m, +15 min.), il Calatore di Sarignano (293 m, +10 min.), l’ingresso della Necropoli di San Giuliano (351 m, +26 min.), il Tumulo Cima (346 m), la Tomba Costa, la chiesa rupestre di San Simone (345 m, +17 min.), le Tombe a Portico (329 m), Poggio Caiolo (360 m, +15 min.), il Greppo Cenale fino alla Tomba Thanzinas (329 m, +30 min.) e la stazione di Vetralla (+1,25 h). Piacevole escursione con notevoli motivi d’interesse archeologico e naturalistico.
038 Greppo Cenale
036 Greppo Cenale
035 Greppo Cenale
034 Tombe a portico
033 Chiesa rupestre di San Simone
031 Chiesa rupestre di San Simone
030 Chiesa rupestre di San Simone
029 Chiesa rupestre di San Simone
028 Piazzetta funeraria
027 Tomba Costa
026 Tumulo Cima
025 Calatore di Sarignano
023 Calatore di Sarignano
022 Cava delle Quercete
021 Cava delle Quercete
019 Cava delle Quercete
017 Cava delle Quercete
015 Cava delle Quercete
018 Valle Cappellana Tomba del Trono
017 Valle Cappellana Tomba del Trono
016 Valle Cappellana Tomba Margareth
015 Valle Cappellana Tomba Margareth
014 Verso Cava delle Quercete
013 Villa San Giovanni in Tuscia
012 Villa San Giovanni in Tuscia
010 Villa San Giovanni in Tuscia
009 Tempio di Demetra
008 Tempio di Demetra
007 Tempio di Demetra
006 Tempio di Demetra
005 Bosco di Macchia delle Valli
004 Bosco di Macchia delle Valli
001 Bracciano Villino Rosi
001 Libri 2022
000 Marturanum dislivello
Marturanum, 18 dicembre 2022. Arrivati al termine di questo 2022, gli usuali consuntivi di fine anno mi rendono edotto che su trentasette libri letti ben ventitré sono state riletture.
Da tempo, infatti, la crescente difficoltà a trovare testi che mi piacciano interessino emozionino, mi spinge nuovamente verso pagine già percorse. In realtà sono sempre stato un rilettore vorace: credo ci siano volumi che andrebbero letti più volte nel corso della vita, perché noi mutiamo e il medesimo racconto può suscitare emozioni diverse, oltre a poterci fornire qualcosa che durante una precedente lettura era sfuggito.
Ora, da sempre, è stata evidenziata una certa analogia fra lettura e cammino. “Troverai più nei boschi che nei libri”. San Bernardo da Chiaravalle. “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne sfoglia soltanto una pagina”. Sant'Agostino.
Probabilmente perché, come per il cammino, leggere è addentrarsi in territori sconosciuti, divertendo la mente (nel senso etimologico del termine di volgerla lontano dagli affanni quotidiani) e soddisfacendo quella scintilla di fanciullesca curiosità che ci porta a esplorare mondi nuovi.
E come mi piace addentrarmi fra righe già note, così mi appaga seguire sentieri conosciuti, cercando nuovamente suggestioni già sperimentate, ma anche scoprendo particolari che precedentemente non avevo notato.
In questo periodo natalizio che sempre riaccende piacevoli memorie di bimbo, torno allora in quella sicura fonte di emozione che è il magico territorio di Marturanum, area dell’Etruria meridionale che offre un’incredibile quantità di attrattive archeologiche e ambientali in una natura impervia e selvaggia, raccolta intorno a borghi che conservano una chiara impronta medievale.
Ma non tutti sono buoni in questo periodo e l’aggressione al capo treno da parte di due facinorosi senza biglietto ci provoca un ritardo di ben due ore sulla tabella di marcia. Così, dopo aver forzatamente temporeggiato in una Bracciano natalizia, sono già trascorse le 10,30 quando approdiamo finalmente alla stazione di Vetralla.
Un appuntamento serale ci pone subito di buona lena sugli scarponi per quella che da una placida escursione si trasforma quasi in un trail. Pochi passi nella civiltà e siamo già immersi negli svettanti e silenti querce della Macchia delle Valli, dove gli ultimi toni d’autunno si abbarbicano ancora sulle cime.
Proprio sul bordo della grande foresta raggiungiamo presto l’atmosfera arcana del Tempio di Demetra, piccola cappella etrusco-romana dedicata alla dea della terra e incastrata nella faglia di un possente masso di peperino.
Incrociando sentieri e tratturi siamo già a Villa San Giovanni in Tuscia, borgo defilato e deserto costruito sui resti di una villa romana, dove oggi l’attrazione principale è il monumento da realismo socialista dedicato alla Famiglia Tipo.
Solo pochi passi però per la Valle Cappellana e i suoi due ricchi sepolcri: la Tomba Margareth, con due colonne doriche, e il Tumulo del Trono, con un seggio scolpito nella roccia.
Fino a ora abbiamo sempre solcato fertili altipiani dai toni dolci e malinconici: ora ci portiamo sul bordo di celate ma vertiginose pareti, scavate da acque inesorabili in questi teneri terreni eruttivi. Ed ecco l’ingresso della sorprendente via Cava delle Quercete, parte di quell’estesa rete di comunicazione semiipogea nella quale era maestro il popolo dei Rasna.
La pioggia incessante dei giorni precedenti ha impregnato le alte pareti tufacee, donando toni e riflessi inusuali a questo calatore verso il fiume che mostra strati di successive regolazioni e anche la particolarità di una curva a gomito.
Scrosci di acque ci guidano nelle profonde Gole del Biedano, del quale risaliamo il corso per andare a scoprire un’altra segreta meraviglia nel Calatore di Sarignano. Calatore è il nome medievale che prendevano queste vie cave che dai vasti pianori sommitali permettevano di scendere ai corsi d’acqua.
In uno stillicidio di gocce risaliamo un incassato sentiero scalettato, stretto fra pareti dove albergano purpurei frutti di corbezzolo.
Tra coltivi e casali, oliveti e vigneti solchiamo ora di buon passo il Piano di Sarignano e in agevole cammino raggiungiamo l’ingresso dell’area archeologica di San Giuliano, dove, dopo tanta marcia forzata, ci concediamo un assolato quarto d’ora per il desco davanti ai venticinque metri di diametro del Tumulo Cima.
Sfilando fra tombe oscure dai colori surreali andiamo alla ricerca di un defilato sepolcro, trasformato secoli fa nella Chiesa rupestre di San Simone. Ed ecco il paleotempio cristiano con tanto di affresco nella parte più profonda e buia.
Riprendiamo il cammino, guadando numerosi torrenti nell’immensa meraviglia di questo parco degli etruschi, tanto ricco quanto sconosciuto ai più.
Al Poggio Caiolo arrivano invitanti aromi di carne alla brace, ma noi procediamo inesorabili su scivolose discese argillose, per giungere finalmente al Greppo Cenale. Lo stretto pianoro tufaceo ci porta prima a un belvedere lanciato sulle forre. Poi dal greto del torrente risaliamo una stretta cengia tufacea fino alla Tomba Thanzinas.
Guardiamo l’orologio: facciamo in tempo per il treno delle 17. E giù di nuovo a pompare sugli scarponi, su strade note dove pian piano cala l’oscurità della sera, chiudendo così una passeggiata che è stata proprio come sfogliare le pagine di un libro.