Monti Invisibili
Monumento Naturale delle Forre di Corchiano
Quota 212 m
Data 12 febbraio 2022
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 153 m
Distanza 8,88 km
Tempo totale 4:23 h
Tempo di marcia 3:45 h
Cartografia IGM 137 II SE Gallese
Descrizione Dalla Chiesa della Madonna del Soccorso (196 m) lungo il Rio Fratta per il Ponte di Sant’Egidio (191 m, +30 min.), la Via Cava della Cannara, la Via Cava di Sant’Egidio, l’Annaro di Sant’Egidio, Porta Furba, la Via Cava della Spigliara (179 m +2 h). Ritorno attraverso il paese di Corchiano. Fantastica e semplice escursione in un susseguirsi ininterrotto di motivi d’interesse: cascate, grotte, tombe, eremi, cunicoli e vie cave.
040 Corchiano
036 Corchiano
035 Verso Corchiano
034 Via cava della Spigliara
033 Via cava della Spigliara
032 Via cava della Spigliara
031 Corchiano
030 Corchiano
029 Corchiano
028 Corchiano
027 Corchiano
026 Corchiano
025 Porta Furba
024 Annaro di Sant'Egidio
022 Sul Rio Fratta
021 Sul Rio Fratta
020 Via cava di Sant'Egidio
019 Via cava di Sant'Egidio
018 via cava di Sant'Egidio
017 ia cava di Sant'Egidio
016 Via cava di Sant'Egidio
015 Via cava di Sant'Egidio
014 Ponte di Sant'Egidio
013 Via cava della Cannara
010 Via cava della Cannara
009 Via cava della Cannara
007 Via cava della Cannara
006 Via cava della Cannara
005 Rio Fratta
004 Rio Fratta
003 Rio Fratta
002 Sul Rio Fratta
001 Madonna del Soccorso
Forre di Corchiano, 12 febbraio 2022. Questo è il racconto di un’occasione mancata. Un’escursione magica, lambita dai binari della ferrovia che parte dal centro della Capitale. Appena sessanta chilometri di sferragliamenti, fuggendo con il naso incollato al finestrino da una Roma addormentata, con i primi raggi che indorano il massiccio del Soratte e poi si lanciano su una campagna ancora coperta di brina per entrare in punta di ruote nel magico territorio di Tuscia.
E invece no! La ferrovia Roma - Civita Castellana - Viterbo vive una situazione di fatiscenza biasimevole, con treni soppressi (fino a venti corse cancellate in un giorno), servizi sostitutivi e carrozze degne di un carro bestiame, che gli sono valsi nel 2015 il Trofeo Caronte di Legambiente come peggior mezzo di trasporto pubblico in Italia (preceduta solo dalla Roma Lido).
Eppure la linea parte dal centro di Roma, in un’avveniristica (per gli anni ’30) stazione sotterranea adiacente a Piazza del Popolo. E soprattutto collega un territorio con una valenza turistica eccezionale per motivi d’interesse archeologici e ambientali: Sant’Oreste, Civita Castellana, Faleri, Corchiano, Vignanello, Soriano nel Cimino, Vitorchiano, per finire in bellezza a Viterbo.
I Monti Soratte e Cimino, le Forre del Treja, il Cavo degli Zucchi e la stessa Via Amerina, il Monumento Naturale di Corviano e l’insediamento rupestre di Monte Casoli, solo a titolo d’esempio, potrebbero essere raggiunti comodamente dal centro della città. Per tacer dei poveri pendolari che si affidano agli incerti binari di questa ferrovia per non affrontare il traffico della Via Flaminia.
Eppure il treno è il più fiero alleato di noi camminatori: probabilmente insieme ai piedi e alla bicicletta il più ecologico veicolo che esista. Un gigante buono che s’insinua elegante nel paesaggio senza ferirlo e che fa sognare di viaggi solo a udire il fischio rauco della sua sirena.
In effetti il treno oggi avremmo anche potuto utilizzarlo, con tre cambi e tre ore e quaranta di viaggio per sessanta chilometri, arrivando alle 13,49.
Parcheggiata quindi la vettura vicino alle arcate della ferrovia e a cinquecento metri dalla stazione, ci tuffiamo subito nello stupefacente Monumento Naturale delle Forre di Corchiano, sulle rive dei Rio Fratta, un affluente del Tevere.
Una semplice camminata, veramente alla portata a tutti, che richiederebbe solo una segnaletica più puntuale: non per arrivare in fondo, ma per evitare di perdersi alcune delle tante meraviglie del percorso.
Tombe etrusche e falische, cascate, sorgenti, caverne paleolitiche, eremi, vie cave, ponti romani e medievali, cunicoli idraulici si susseguono infatti senza soluzione di continuità nei nove chilometri scarsi di cammino, regalando in immersione coinvolgente in un mondo ultramillenario del quale la miriade di grotte, utilizzate nei secoli come abitazioni, stalle e cantine, sono la muta testimonianza.
Per terminare con la salita al borgo e l’attraversamento degli stretti vicoli medievali, per un panino con la mortadella innaffiato da una birra, a strapiombo su una meraviglia che potrebbe essere a un’ora di treno dalla Capitale.