Monti Invisibili
Muro Lungo
Quota 2.184 m
Data 14 gennaio 2023
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.290 m
Distanza 15,46 km
Tempo totale 8:27 h
Tempo di marcia 6:37 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Da Cartore (931 m) per la Val di Fua, il Rifugio Gigi Panei (1.668 m, +1,40 h), l’ex albero isolato di quota 1.740 (+20 min.), lo Jaccio dei Montoni (2.083 m, +1,17 h), il Muro Lungo (2.184 m, +22 min.), la Valle Fredda, il Lago della Duchessa (1.778 m, +1,11 min.), il Rifugio Gigi Panei (+27 min.), il sentiero di collegamento con la Valle della Cesa (1.535 m, +13 min.), e Cartore (+1,07 h). Neve sottile e a chiazze da quota 1.700, con ampi tratti scoperti. Avvistati numerosi grifoni.
038 Birra del Borgo
037 Le Capannie
034 Lago della Duchessa
033 Valle Fredda
032 Valle Fredda
031 Valle Fredda
030 Verso la Valle Fredda
028 Verso la Valle Fredda
027 Verso la Valle Fredda
026 Monte Morrone e Terminillo
025 Gran Sasso
024 Lago della Duchessa e Gran Sasso
023 Muro Lungo
022 Muro Lungo
021 Monte Velino e grifone
019 Grifone
018 Lago della Duchessa
016 Iaccio dei Montoni
013 Iaccio dei Montoni
011 Verso Iaccio dei Montoni
010 Monte Velino
009 Verso Iaccio dei Montoni
008 Verso Iaccio dei Montoni
006 Verso Iaccio dei Montoni
005 Verso Iaccio dei Montoni
003 Albero Isolato quota 1740
002 Rifugio Gigi Panei
001 Val di Fua
000 Muro Lungo dislivello
Muro Lungo, 14 gennaio 2023. Quando nel 1990 sbarcai in Islanda col mio poderoso zaino Falchi da 100 litri, incontrai due ragazzi milanesi su una Fiat Duna (sorvoliamo). Mentre io e i miei amici ci carreggiavamo chili di viveri e vettovaglie, loro ci dissero: “Perché, voi non avete la carta di credito?”
Inutile puntualizzare il dileggio di cui questo scambio fu poi oggetto fra noi viaggiatori “duri e puri”. Eppure oggi, a distanza di anni, vengo ad ammirare un aspetto di questo modo di viaggiare: la leggerezza, fisica e mentale.
Solzenicyn scriveva: “Abbi ciò che puoi sempre portare con te: conosci le lingue, i paesi, gli uomini. La memoria sia il tuo tascapane da viaggio. Ricorda, fissa nella memoria. Soltanto quegli amari semi germoglieranno forse un giorno”.
Se i primi anni viaggiavo e camminavo sotto pesi inenarrabili, ora apprezzo soprattutto la minimalità, l’eliminazione di tutte quelle sovrastrutture fisiche che poi inevitabilmente divengono mentali. E come l’idiosincrasia per l’automobile mi porta ormai a privilegiare percorsi che ne possano fare a meno, così l’ambizione di uno zaino ridotto mi ha condotto ad apprezzare meno le escursione su neve.
Ramponi, piccozza, abbigliamento pesante, eventualmente le ciaspole: non è una questione di peso, visto che negli anni ho riempito lo zaino di suppellettili inutili solo per fare allenamento, ma il desiderio di essere solo io con la natura, senza inficiare la sicurezza ma anche senza ricostruire con la roba una falsa sicurezza.
Così quando l’amica Sara mi propone un’uscita innevata, tentenno. Ma da una parte il piacere della sua compagnia, dall’altra il fascino innegabile della montagna in bianco (o il fascino di Sara e il piacere della montagna?), accetto con entusiasmo, e a noi si accodano Bruno e Chiara.
Da Cartore il nostro piccolo drappello s’introduce in una Val di Fua buia e sempre diversa, con le vicine pareti oscure che si allontanano verso pendii ripidi e irraggiungibili. Sara prende un buon passo, io chiacchiero con Chiara e presto siamo alle prime sottili nevi del Rifugio Gigi Panei.
Traballando su pietre appena nascoste dal bianco, puntiamo l’ex albero isolato di tanti anni fa, che ora si è fatto una famiglia. Se i versanti settentrionali presentano comunque una qualche copertura nevosa, quelli meridionali sono pelati dal vento e dal sole, che anche in questa giornata apre radioso un cielo cobalto dove volteggiano numerosi grifoni.
I 2.083 metri dello Jaccio dei Montoni sono un balcone formidabile sulla Val di Teve, dove sgranocchiare qualcosa perdendosi nella dicotomia del bianco e del blu. Pochi minuti per i 2.184 metri del Muro Lungo che ci concede anche un roccioso Morrone e un semigelato Lago della Duchessa.
I nostri passi ora iniziano a scendere. Mentre il gruppo si dirige verso la Cimata di Macchia Triste, io vado ad assaporare la solitudine che, se è sempre gradita, in un territorio innevato assume un sapore più intenso. Non ci sono molti particolari che ti distraggano dalla tua solitudine, non ci sono molti rumori e farti dimenticare che sei solo: e ciò è bello.
Dopo il Lago della Duchessa, al primo rifugio delle Capannie trovo un masso rivolto al sole e protetto dal vento. Il rapido pasto e accendo un toscano. E negli aromi sapidi e caldi del sigaro, nel silenzio del momento, comprendo come è un luogo quando non c’è nessuno: neanche te stesso.
Un tramestìo, un vocìo e riappare il gruppo. Sulle foglie secche e assolate del sentiero di collegamento per la Val di Cesa respiriamo sentori d’autunno e poi è tempo di abbeverarci alle bionde di Birra del Borgo.