Monti Invisibili
Monte Morrone
Quota 2.141 m
Data 23 aprile 2022
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.247 m
Distanza 16,23 km
Tempo totale 7:51 h
Tempo di marcia 6:38 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Da l’Anguizzola (883 m) per Prime Prata (1.572 m, +1,35 h), La Piana (1.750 m, +35 min.), lo Iaccio della Capra (1.900 m), Monte Morrone (2.141 m, +1,40 h), i Rifugi di Fonte Le Vene (1.739 m, +53 min.), la strada forestale dello Iaccio della Fonte dell’Avena, la Valle Amara e la macchina (+1,55 h). Innevamento scarso tranne nei canali del versante nord dove è profondo e poco consistente. Imbattuto in un tasso morto.
031 Birra del Borgo
030 Birra del Borgo
029 Chiesa della Madonnella
028 I Capannacci
027 Strada forestale Iaccio Fonte dell'Avena
026 Rifugi di Fonte le Vene
025 Rifugi di Fonte le Vene
024 Rifugi di Fonte le Vene
023 Vettore e Monti della Laga
022 Verso Fonte le Vene
020 Da Monte Morrone
019 Da Monte Morrone
018 Da Monte Morrone
017 Monte Velino e Muro Lungo
016 Monte Morrone
015 Verso Monte Morrone
014 Verso Monte Morrone
013 Iaccio della Capra
012 Iaccio della Capra
011 Iaccio della Capra
010 Iaccio della Capra
009 Prime Prata
008 Prime Prata
007 Prime Prata
006 Verso Prime Prata
005 Verso Prime Prata
004 Verso Prime Prata
003 Verso Prime Prata
002 L'Anguizzola
001 L'Anguizzola
Monte Morrone, 23 aprile 2022. Me ne vado allegramente a spasso tutto l’inverno per forre, borghi, valli e dirupi e poi quando arriva questa stagione mi viene nostalgia delle alte quote e delle magiche atmosfere della neve e così, prima che sia troppo tardi, cerco di organizzare una fuga nel bianco.
È che dopo tanti anni di sentieri innevati, nell’ultima decade ho vissuto il candido elemento più come un limite che come un’opportunità. La quantità di attrezzature sulle spalle, la lentezza del cammino, le poche ore di luce a disposizione: tutte circostanze che contrastano con la mia smania per gli elevati dislivelli e le lunghe distanze.
Perché camminare è come sfogliare le pagine di un libro: all’inizio mi è sempre difficile immergermi nello spirito del racconto, ma una volta che ne sono rapito, vorrei non finisse più. Terminare un libro a volte è come perdere un amico con il quale ho avuto buona strada. Per questo preferisco i libri (e i cammini) lunghi.
E allora eccomi da Corvaro che non son ancora le sette sulla traccia che già risalii durante un cammino di settembre. Il rigoglio estivo di quel periodo è ora sostituito da un effervescente verde primaverile, con numerose primule che occhieggiano tra le foglie morte.
Immerso nella bellezza e nei miei pensieri (per tacer della fatica) non mi avvedo di progredire in un mondo di alberi spogli e quando approdo ai 1.572 metri di Prime Prata l’inverno è ormai pieno.
Fra alterne radure il passo segue ora una quantità incredibile di fatte di cervo e quando scavallo La Piana, è tempo di aggredire la montagna per la via diretta, attraversando il lungo e solitario Iaccio della Capra, con affacci lontani su un mondo terso.
Macchie elastiche di brughiera rugginosa, la neve scintilla solo nei canaloni e sulle creste più elevate. Giungo sotto la corona sommitale, mi destreggio fra lingue candide e bastioni rocciosi e finalmente – alle 10,50 – sono ai 2.141 metri della vetta. Mi muovo con timore e circospezione sulla cupola innevata, con il vivo ricordo della brutta avventura vissuta nel 2013 su questa cima di massi affastellati.
Barcollo, affondo e poi mi assido su uno scenografico roccione con vista su un mondo di vette che dalle montagne romane arriva i Sibillini.
Lo scivolo settentrionale appare tutto innevato e decido, come si suol dire, di levarmi la sete col prosciutto approfittando di tanto candore. Armo la piccozza e mi lancio in sprofondamenti e capitomboli fino a riapprodare sulla terraferma ai Rifugi di Fonte Le Vene.
Con la grande montagna che mi osserva beffarda, armo una candida schiuma per far volare via fumo e pensieri. Anche per questa stagione – dell’anno e della vita – mi lascio alle spalle la neve e consegno i miei passi alla foresta.
Ma alla fin fine cosa è il mio cammino? è un atto sovversivo capace di condurmi inavvertito in una diversa dimensione. E non me ne avvedo qui, nella solitudine dei boschi e delle cime, ma quando sono intruppato in un'automobile e scorgo un mio simile che cammina. E allora quello, nel suo gesto semplice, mi sembra un rivoluzionario: uno che pensa, mentre gli altri guardano la televisione, uno che legge un libro quando gli altri guardano uno smartphone.