Monti Invisibili
Monte Cava
Quota 2.000 m
Data 5 aprile 2025
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.011 m
Distanza 20,02 km
Tempo totale 8 h
Tempo di marcia 7:12 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Da Castiglione (1.198 m) per Prata Fucili (1.549 m, +57 min.), Orticaro (1.615 m, +28 min.), Pratolungo (1.734 m, +12 min.), le Ferrarecce (1.857 m, +35 min.), Monte Rotondo (1.993 m, +1 h) e Monte Cava (2.000 m, +17 min.). Ritorno per il Lago di Femmina Morta (1.844 m), le Ferrarecce (1.857 m), Colle Acetoni (1.808 m, +1,41 h), il Laghetto del Serrone (1.800 m), lo Stazzo Serrone (1784 m, +20 min.), la sella di quota 1.557, la Val Forana e Castiglione (+1,42 h). Escursione in ambiente estremamente solitario con innevamento scarso da circa quota 1.800. In vista innevamento consistente su Sibillini, Laga e Gran Sasso. Per morfologia, andamento ed esposizione probabilmente escursione molto piacevole in autunno. Avvistato un capriolo.
034 Birra del Borgo
033 Birra del Borgo
032 Laghetto del Serrone e Gran Sasso
029 Laghetto del Serrone e Gran Sasso
028 L'Aquila e Gran Sasso
027 L'Aquila e Gran Sasso
026 Monte Corvo
025 Sigaro toscano
023 Verso Le Ferrarecce
022 Verso Le Ferrarecce
021 Gran Sasso
020 Monte Cava
018 Verso Monte Cava
017 Gran Sasso
015 Pratolungo
014 Pratolungo
013 Pratolungo
011 Pratolungo
010 Pratolungo
008 Prata Fucili capriolo
007 Prata Fucili
006 Prata Fucili
005 Verso Prata Fucili
004 Verso Prata Fucili
003 Verso Prata Fucili
002 Castiglione
001 Castiglione monumento partigiano
000 Monte Cava altimetria
Monte Cava, 5 aprile 2025. Escursione solitaria per un versante altrettanto solitario delle Montagne della Duchessa. E unico, immerso nei silenzi di boschi risuonanti di richiami animali, nel respiro del vento di vette deserte, ho compreso un’altra verità dell’andar per monti: il desiderio di dominio del mondo.
Nella vita civile sono costretto a condividere il mio mondo – in termini di spazio, di tempo e di richieste – con un numero di persone ben superiore a quello compatibile con la mia predisposizione genetica. Quissù invece è tutto mio: scorgo mondi lontani che so brulicanti di gente, ma è come se non esistessero e anzi, nella solitudine del momento, potrei anche avvertirne la mancanza.
Il Nietzsche di Zarathustra scrive: “Chi sale sulla montagna più alta ride di tutti i drammi seri e faceti”.
Nell’ombra gelida delle case sparse di Castiglione un fontanile tintinna e m’infilo in una valle monocromatica, tutta in bianco nero. Anzi in più tristi toni di grigio, con bianchi che tendono al nero e neri al bianco. Eppure il bosco è un profluvio di versi animali, che mi sembra di essere al Pozzo dei Rospi di Totò Peppino e i Fuorilegge; Titina de Filippo: “Quante bestie che stanno qua dentro...”.
Il bagno di luce della grande Piana Fucile mi accoglie con l’inquietante scrocchio di un branco di caprioli, mentre in alto sulla montagna risuonano strani abbai e ululati.
Mi rituffo nell’oscurità della foresta, per uscire fuori sull’infinita striscia verde di Pratolungo. Il mio mondo non è più grigio, ma lampeggiato di pochi intensi toni: il bianco abbacinante della neve e delle nubi, il blu profondo del cielo, i viola e i gialli dei crochi e delle primule. La lunga candida costiera del Gran Sasso sorge alla mia sinistra, mentre inizio a impegnare le prime lingue di neve.
La solitudine di questo versante bisogna sperimentarla per comprenderla.
La cresta del Monte Cava è un delicato equilibrio del passo fra rocce e neve, ma in breve ecco la croce di vetta di questo 2000 tondo tondo: e sono il padrone del mondo. I lontani Sibillini, la Laga, il Gran Sasso e alle mie spalle in Velino, sono un mondo bianco e immobile, indifferente alle vicende umane.
Armo la piccozza e scendo il ripido pendio innevato. Trovo un peschio erboso e al caldo sole del meriggio armo anche un sigaro toscano con vista sulle montagne. Il fumo – parliamo della pipa e del sigaro, ovviamente – è un'esperienza olistica dove il tempo rallenta e che non può prescindere da nessuno dei cinque sensi. Banalmente ci sono l’olfatto e il gusto: perché queste qualità di tabacco alcalino non sono un consumo, ma una degustazione. E poi il tatto: la superficie maschia e ruvida del sigaro fra le dita, quella calda femminile e sinuosa del fornello di una pipa stretta fra le mani. La vista, seguendo i riccioli del fumo e giocando con i suoi anelli. Ma forse il più importante è l’udito, quello senza il quale nessuna fumata può esprimere le sue note più intense: il ritmico puff puff delle boccate, sicuramente, ma soprattutto il silenzio, l’assenza di rumori inutili, che permetta il libero fluire, insieme al fumo, dei pensieri.
Riprendo il cammino fra laghetti, creste e valli colme di foglie croccanti e rientro pian piano alla deserte case di Castiglione.
C’è tempo per un paio di bionde alla Birra del Borgo.