Monti Invisibili
Periplo dei Piani di Pezza
Quota 2.243 m
Data 2 ottobre 2022
Sentiero segnato
Dislivello 1.221 m
Distanza 22,96 km
Tempo totale 9:47 h
Tempo di marcia 8:28 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Da Vado di Pezza (1.500 m) per i Piani di Pezza, i boschi di Valle Ortica densi di bramiti di cervi, la Cimata di Pezza orientale (2.074 m, +2,30 h), la Cimata di Pezza occidentale (2.132 mt, +37 min.), la Cimata del Puzzillo (2.140 mt, +17 min.) e il Rifugio Sebastiani (2.102 m, +20 min.) dove erano in corso i festeggiamenti per i 100 anni del rifugio. Proseguimento per il Colle dell’Orso (2.202 m, +30 min.), Punta Trento (2.243 m, +21 min.), Punta Trieste (2.230 m, 33 min.), il Vado di Castellaneta (2.088 mt, +45 min.), la Costa della Tavola (2.182 m, 20 min.), il Costone della Cerasa (2.159 m, +24 min.), la Cima della Cerasa ((2.119 m, +11 min.) e Vado di Pezza (+1,40 h). Caduto su una pietraia prima del Vado di Castellaneta procurandomi un taglio sulla fronte con notevole uscita di sangue e ferite varie sul corpo. Avvistato un branco di cervi sulla Cimata di Pezza, due vipere e tre grifoni. Panoramico anello senza particolari difficoltà.
042 Ferita
041 Rocca di Mezzo
040 Piani di Pezza
038 Gran Sasso
037 Piani di Pezza
036 Costa della Tavola
034 Punta Trento
033 Punta Trento
032 Punta Trento
030 Vallone di Teve
029 Rifugio Sebastiani
028 Rifugio Sebastiani
027 Rifugio Sebastiani
026 Rifugio Sebastiani
025 Cimata di Puzzillo
024 Il Costone
023 Il Costone
022 Valle Cerchiata
021 Cimata di Puzzillo
020 Cimata di Puzzillo e Costone
019 Valle del Puzzillo
018 Cimata di Pezza cervi
017 Cimata di Pezza cervi
015 Cimata di Pezza cervi
014 Cimata di Pezza cervi
013 Gran Sasso
012 Verso Rifugio Sebastiani
011 Campo Felice
010 Cimata di Pezza
009 Punte Trieste e Trento
008 Valle Ortica
007 Valle Ortica
006 Valle Ortica
005 Valle Ortica
004 Piani di Pezza
003 Piani di Pezza
002 Piani di Pezza
001 Piani di Pezza
000 Piani di Pezza dislivello
Periplo dei Piani di Pezza, 2 ottobre 2022. Eccomi qui, acciaccato e dolorante, dopo che la montagna mi ha elargito un altro dei suoi preziosi insegnamenti. Insegnamento che comunque si riassume nello scoutistico Estote parati - Be prepared - Sii pronto, di Baden-Powell; o anche nel mio “La chiamata può arrivare in ogni momento” di quando a casa mi nascondo nel buio e spavento mia moglie o mia figlia.
In effetti che in montagna il pericolo sia dove non pensi di trovarlo lo avevo già sperimentato quando una decina di anni or sono mi ero infilato un rampone in una gamba. Per me, poi, che vado sovente da solo, questo pericolo aleggia più denso anche in circostanze dove non dovrebbe essercene. Una distorsione, un malore, una vipera: se sei da solo una situazione banale fa presto a divenire critica.
Ma andiamo con ordine. Complice una limpida giornata domenicale dopo un sabato di maltempo, mi convinco a uscire anche nel giorno del Signore. Ho voglia di lanciare il passo su un lungo ma agevole cammino e mi cade l’occhio sulla corona di creste che cinge i noiosi (a mio parere) Piani di Pezza. Enrico mi accompagna anche oggi e sono ben prima delle otto quando con un radente sole arancione caliamo nella piana deserta e sconfinata.
Toni pastello, dorati e vermigli, ammantano già le chiome sbuffanti e presto ci inoltriamo nel bosco oscuro che risale verso la Cimata di Pezza. Profondi bramiti di cervi risuonano fra gli alberi: sembra sempre di averli a due passi, ma mai riusciamo a scorgerli.
Finalmente approdiamo in cresta, in una brughiera rugginosa spazzata dal vento dove intraprendiamo il nostro saliscendi, con la vista che rimbalza limpida dai Piani di Pezza a Campo Felice, dal Gran Sasso alla Majella.
Un branco di cervi attraversa al galoppo davanti a noi e poi eccoci al nuovo Rifugio Sebastiani, denso di camminatori che celebrano i 100 anni della struttura. Ci abbeveriamo agli stupendi occhi blu di Eleonora, anche a una birra e lasciamo poi la folla per le crode.
Con il sole che inizia a obliquare dalla parte opposta, ci lanciamo sulla cresta parallela a quella mattutina. Dal Colle dell’Orso è stupenda l’infilata del poderoso Vallone di Teve; e poi su è giù per le vette irredentiste di Trento e Trieste, con uno stormo di grifoni che volteggia pigro sulle nostre teste.
E nella discesa verso il Vado di Castellaneta avviene l’inconveniente.
Una pietraia in discesa da oltrepassare, cammino tutto sommato agevole fra i sassi. Un masso si sposta sotto il mio scarpone, cerco di riprendere l’equilibrio saltellando precariamente, lo riperdo e rovino sui sassi puntuti, arrestandomi infine a testa in giù con la fronte su una roccia. Il bello è che sto ancora cadendo che penso: “Mannaggia, toccherà chiamare l’elicottero!”.
Istantaneamente la faccia si riempie di sangue. Enrico mi dice di stare fermo, io smoccolo, ma in quattro e quattr’otto ci organizziamo e un fiotto d’acqua dalla borraccia provvede a ridurre la perdita dalla ferita che si rivela essere ben minore di quanto paventato. Intanto che mi rimetto in sesto controllo gli altri danni visibili. Graffi ed escoriazioni un po’ ovunque, occhiali rigati, telefono scheggiato, cappello rotto. Tutto sommato è andata bene.
E siccome che non siamo qui per divertirci, riprendiamo tosto il cammino, attraverso la Costa della Tavola e il Costone della Cerasa che con le luci del pomeriggio c’invitano in un bosco autunnale denso di ogni sorta di funghi.
Con la faccia ancora incrostata di sangue, il passo dalla macchina alla birra è breve. E poi nel traffico dell’autostrada mi ricordo perché la mia religione mi vieta di andare in montagna la domenica.
A tarda sera, sotto la doccia, scoprirò abrasioni per ogni dove e inizieranno a dolermi parti del corpo che neanche sapevo di avere.