Monti Invisibili

Monte Tartaro e Monte Miele

Quota 2.191 e 1.942 m

Data 6 luglio 2019

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 1.132 m

Distanza 18,25 km

Tempo totale 8:26 h

Tempo di marcia 7:21 h

Cartografia Il Lupo Parco Nazionale d’Abruzzo

Descrizione Da Prato di Mezzo (1.430 m) per il vallone della Meta, il bivio di quota 1.829 per il sentiero N3 (+1,04 h), Pratolungo, Cavallaro, il passo di quota 2.118 (+2 h), Monte Tartaro (2.191 m, +25 min.), la dorsale verso nordest, i Biscurri, Monte Miele (1.942 m, +1,52 h), il Passo dei Monaci (1.968 mt, +50 min.) e Prato di Mezzo (+1,10 h). Percorso accidentato in ambiente solitario e abbondantemente fiorito. Avvistato un branco di camosci sotto il Monte Tartaro.

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Traccia GPS

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033 Monte Miele

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031 Monte Miele

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030 Cresta del Miele e La Meta

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029 Cresta del Miele e La Meta

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028 Giglio di San Giovanni

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027 Cima dei Biscurri

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026 Verso i Biscurri

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025 Verso i Biscurri

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024 Verso i Biscurri

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023 Monte Tartaro

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022 Monte Tartaro

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020 Monte Tartaro

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019 Monte Tartaro e La Meta

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017 Dal valico di quota 2118

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016 Rocca Altiera e Bellaveduta

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015 Cavallaro

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014 Stazzi del Cavallaro

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013 Cavallaro

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012 Torretta del Paradiso

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010 Pratolungo

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009 Pratolungo

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008 Vallone della Meta

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007 Vallone della Meta

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006 Vallone della Meta

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005 Vallone della Meta

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004 Vallone della Meta

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003 Vallone della Meta

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002 Vallone della Meta

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001 Vallone della Meta

Monte Tartaro, 6 luglio 2019. Ho iniziato a sentire il bisogno di tenere un diario delle mie avventure nel 1988, durante uno dei primi folli Interrail in giro per l’Europa. Per la cronaca quell’anno stavamo andando verso Istanbul, ma giunti in una torrida Zagabria e dopo un eccessivo consumo di birra jugoslava, deviammo per le Shetland e le sue rinfrescanti ale. Poi nel prosieguo prendemmo una sbornia colossale ad Amsterdam (per poco non cadevo in un canale), partimmo in treno per Budapest avendo come provviste solo Mars e tabacco da pipa e, dulcis in fundo, mi sono fatto espellere dalla Romania.

Da allora il fedele taccuino non è più mancato nel mio zaino: pagine dove segnare luoghi e incontri, ma ancor di più emozioni, sensazioni, nostalgie. E con il tempo è venuto naturale utilizzare la penna anche per appuntare montagne ed escursioni, cercando di far scorrere fra le righe lo scarpone che è andato sul sentiero.

E qui, nella bellezza della natura ancor più che nel viaggio, ho avvertito a volte l’inadeguatezza espressiva della scrittura, che scade sovente nell’enfasi dei troppi luoghi comuni e in un abuso di bello, grande, mitico, suggestivo. Più che affibbiare un aggettivo a un lago, una montagna, una foresta, bisognerebbe cercare di vedere dentro di noi, di chiederci quali emozioni suscita, quale aspetto ci piace, quali associazioni ci evoca.

Come oggi, in questa passeggiata con Sara nella compatta e intima catena montuosa dei Monti della Meta, montagne del Parco d’Abruzzo che si confondono con le Mainarde, dove i sentieri sono pochi e selvaggi e i sassi tanti e appuntiti.

Un piacevole afrore di armenti ci accoglie a Prato di Mezzo e in effetti c’è gran movimento pastorale oggi su per il Vallone della Meta. Fra belati e scampanii di pecore e di capre guadagnamo spicchi di cielo dove svettano faggi contorti.

A quota 1.829 deviamo verso Pratolungo, seguendo il percorso che anni fa mi condusse sul proibito Petroso. Vallette fiorite si scambiano con peschi rocciosi, poi la valle si apre e il sentiero si fa di costa, con sprofondi affacci sulla Val Canneto e la poderosa cresta del Bellaveduta.

Molte chiacchiere e qualche confusione con la nuova segnaletica, ma ecco finalmente il valico di quota 2.118, dove si apre un mondo nuovo, selvaggio, tormentato, affascinante.

Fra camosci immobili sulle falde del Tartaro, guadagnamo in breve i panoramici 2.191 della vetta, che ci concede riposo, pomodori e carote.

È tempo di intraprendere il percorso verso la vera meta di questa sgambata: quel Monte Miele che tanto mi aveva incuriosito anni or sono durante la perigliosa salita al Gendarme della Meta. Lungo la panoramica cresta sassosa del Tartaro caliamo nel tormentato e torrido piano dei Biscurri. Traversiamo a lungo su massi e sassi traballanti, allietati però da intense fioriture di gigli e di genziane.

Sotto Monte Miele Sara decide per un attacco diretto e in breve siamo sull’esile inaspettata cresta, schiacciata dalla rocciosa mole de La Meta e del suo Gendarme.

Su e giù per panettoni ripidi e verdeggianti per i 1.942 metri della vetta. Sbocconcelliamo qualcosa, lo sguardo si perde lontano, due gracchi giocano nell’aria.

Riprendiamo il cammino sulla cresta, a tratti sul filo dello strapiombo. Poi dal Passo dei Monaci è un rapido e assonnato ritorno verso i clamori estivi di Prato di Mezzo e una quanto mai necessaria bionda.

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