Monti Invisibili
102 Campoli Renato Giacomo e Vittoria
100 Abbazia di Casamari sala capitolo
098 Abbazia di Casamari
092 Abbazia di Casamari
089 Pescasseroli orapi
088 Pescasseroli Flavia orapi
087 Villetta Barrea cervi
086 Stazzo di Ziomas orapi
084 Elena Vittoria Giacomo
083 Stele Giovanni Paolo II
082 Flavia e Marco
081 Emanuela Clara Flavia
080 Ferroio di Scanno Enrico
078 Clara
076 Elena e Vittoria
074 Giacomo Elena Vittoria
073 Stele Giovanni Paolo II
070 Verso Ferroio di Scanno
069 Michele
068 Stazzo di Ziomas
064 Clara e Vittoria
060 Bocca di Pantano
057 Bocca di Pantano
053 Civitella Alfedena cervi
052 Civitella Alfedena
051 Francesco
048 Bianca e Carlo
047 Vittoria e Elena
039 Verso Lago Vivo
036 Famiglia Nacamulli
032 Pescasseroli Volpe Rossa
031 Pescasseroli Volpe Rossa
030 Pescasseroli Volpe Rossa
028 Pescasseroli Volpe Rossa
027 Pescasseroli Volpe Rossa
023 Pescasseroli Volpe Rossa
022 Pescasseroli Vittoria
021 Pescasseroli Francesco
020 Pescasseroli Volpe Rossa
019 Pescasseroli Volpe Rossa
016 Sperone Giacomo
015 Sperone
013 Sperone Vittoria
009 Sperone mucche
004 Sperone
Pescasseroli, 2 giugno 2015. Ecco, a proposito di anni che passano: sembra ieri che abbiamo istituito la tradizione della scampagnata del 2 giugno per educare le nostre giovani marmotte alla natura e ai sentieri. E già chi appena ieri camminava, ora va avanti sul sentiero e chi neanche c’era ora sta sulle spalle di papà. Ancora poco e ci accompagneranno loro a passeggiare; e meno male che mi sono fatto promettere da Vittoria che mi porterà con lei in montagna.
Iniziammo nel 2011, con la casa sulle ruote, poi fu la volta della tenda, quindi in ostello a Pescassseroli e, dopo il successo della passata edizione, quest'anno organizzo di nuovo qui al Parco Nazionale d’Abruzzo, presso la Volpe Rossa dell’incontenibile Gerardo. La compagnia è nutrita, con dieci bimbi (Vittoria, Bianca, Elena, Clara, Giacomo, Giulio, Francesco, Nicolò, Ludovico e Vincenzo) e relativi genitori.
Prima tappa a Sperone, il suggestivo borgo fantasma abbandonato due volte: la prima nel 1915, dopo il grande terremoto della marsica, la seconda nel 1971 per spopolamento. La sua solitaria torre cilindrica è una sentinella, alta a dominare il selvaggio territorio del parco.
Dopo una spesa esagerata (non è facile farla per 20 persone), la sera siamo tutti nella sala comune davanti al camino per una conviviale amatriciana, con tanto di festeggiamenti per i genetliaci di Flavia e Ludovico. E poi, fra urla, giochi e trambusto di letti, tutti a ninna presto.
Ma siccome che non siamo qui per divertirci, alle 8 suona la sveglia e, con la minaccia costante del temporale pomeridiano, eccoci incolonnati sul sentiero che dal Valico di Barrea sale al Lago Vivo. Il drappello si sgrana lungo la pietrosa traccia nella faggeta, con i bimbi più grandi che guidano ormai la truppa sotto le ombrose fronde e i più piccoli che sgambettano per cercare di raggiungerli.
Cinquecentodieci metri di dislivello ed ecco la conca verdeggiante del lago che respira, circondata dalla corona delle vette della riserva integrale: il Tartaro, l’Altare, sua Maestà il Petroso e infine lo Iamiccio, vette proibite che non ne ho persa una. Il Lago già se n'è andato, lasciando un acquitrino multicromaticamente verde che molto indispone Giacomo. Panini, giochi, esplorazioni, Francesco ha la febbre ed è tempo di riprendere la via di casa.
Non senza però riparare prima nel solito bar di Civitella Alfedena, dove ci diamo giù con gelati, birre e patatine per una spesa complessiva di ben 50 euri. Un’occhiata ai lupi, ai cervi e la sera una bella grigliata pone fine alla giornata.
Ecco di nuovo l’ingrato compito di mettere in moto la truppa. Dopo la faticaccia di ieri, oggi una più tranquilla passeggiata da Passo Godi verso il Ferroio di Scanno e la stele che ricorda le segrete visite di Papa Giovanni Paolo II. Come al solito i cieli blu popolati di candidi nembi non fanno presagire nulla di buono per il pomeriggio e allunghiamo il passo. La carrareccia si inoltra discreta nello scenografico territorio, fra prati fioriti e alte montagne. Nel tratto più ripido due pastori in fuoristrada danno un passaggio ai bimbi (e a Michele) e presto siamo alla stele, con la vista che si apre fin sulle lontane vette della Camosciara.
Le prime gocce ci indicano la via del ritorno, ma, pioggia o non pioggia, il tappeto di orapi allo stazzo di Ziomas ci convince a un divertente gran bel raccolto. La sera, con un tempo che sembra inverno, siamo tutti davanti al nostro tavolone a capare orapi per una squisita pasta con la profumata verdura.
E arriva l’ultimo giorno. Anche quest’anno partenza intelligente con tappa intermedia alla stupenda Abbazia cistercense di Casamari. Vista la chiesa, il chiostro e fatto abbastanza chiasso fra le monacali mura, un fatiscente locale dirimpetto attira la nostra attenzione, insieme all’originale gestore: una specie di piccolo Charles Bronson. Qualche difficoltà nelle ordinazioni e la scelta del tavolo, i dubbi crescono, tripadvisor non li fuga; e invece nella trattoria di Renato Campoli si mangia benissimo e si spende poco.
Con le panze tonde e le palpebre pesanti e tempo ora di riprendere veramente la via di casa, con la mente già ai prossimi sentieri dove condurre le nostre piccole marmotte.