Monte di Valle Caprara
Quota 1.998 m
Data 10 maggio 2014
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.275 m
Distanza 25,09 km
Tempo totale 9:39 h
Tempo di marcia 7:50 h
Cartografia Il Lupo Monti Marsicani
Descrizione Dal Rifugio del Diavolo (1.400 m) per la Fonte la Cicerana (1.555 m), lo Stazzo (1.503 m), la sella di quota 1.846 (+3 h), Monte Marcolano (1.940 m, +18 min.), Rocca Genovese (1.944 m, +33 min.), la Sorgente Puzza (1.728 m, +31 min.), Monte Lampazzo (1.852 m, +16 min.), Schiena di Cavallo (1.982 m, +27 min.), Sella di Lampazzo (1.775 m, +28 min.), Monte di Valle Caprara (1.998 m, +20 min.), Sella di Lampazzo (+30 min.), il Vallone di Lampazzo e il Rifugio del Diavolo (+1,27 h). All’inizio persa la deviazione per il Fosso Perrone, che inizia a quota 1.469 alla carrareccia sulla sinistra. Ambiente ancora con consistenti tratti innevati che soprattutto nei valloni hanno reso lento e disagevole il cammino.
042 Vallone Lampazzo
041 Monte di Valle Caprara
038 Verso monte di Valle Caprara
035 Da Schiena di Cavallo
034 Schiena di Cavallo
032 Verso monte Lampazzo
031 Verso Sorgente Puzza
029 Marco e Korradino
028 Rocca Genovese
025 Gran Sasso e Turchio
023 Monte Marcolano
021 Prati d Angro
020 Monte Marcolano
018 Korradino Alessandro Marco
017 Da monte Marcolano
014 Gran Sasso e Turchio
013 Verso monte Marcolano
012 Verso monte Marcolano
011 Verso monte Marcolano
009 Verso monte Marcolano
006 La Cicerana Velino
005 Verso la Cicerana pesa
004 Verso la Cicerana
002 Dal rifugio del Diavolo
Monte di Valle Caprara, 10 maggio 2014. “Un uomo che arrivi stanco e sudato, con le dita rovinate dalle asperità della roccia e i muscoli dolenti, in cima a una montagna impervia, con la prospettiva di dover subito affrontare i pericoli e le fatiche ancora maggiori della discesa, non prova godimento, bensì la gioia più grande che si possa immaginare”.
In sintonia con Konrad Lorenz, oggi ci siamo inoltrati in una delle aree più selvagge e solitarie del parco, quel lembo di valli remote e vette dimenticate incastrato fra la rinomata Val di Sangro e la boscosa Vallelonga. Ed è stata anche l'occasione per fare finalmente la conoscenza con Korradino, al secolo Corrado Perinetti da Castel di Sangro, fine conoscitore del parco abruzzese e sorta di specie protetta della riserva; o piuttosto ricercata, come dice lui.
Le ombre lunghe del mattino ci scortano quando ci avviamo di buon passo (con la compagnia anche di Alessandro) dal Rifugio del Diavolo in direzione della Cicerana. E come sempre quando tre uomini si pongono in cammino, il cazzeggio subito prende il sopravvento, mentre percorriamo una placida e traditrice carrareccia che ispira poca attenzione a segni e gps, fino a portarci clamorosamente fuori rotta.
Ritrovati il senno e la direzione, iniziamo finalmente a salire in un vallone boscoso, dove la bianca mano dell’inverno ha schiacciato a terra rami e arbusti, rendendo il cammino un continuo contorsionismo. Tutto l’ambiente esprime ormai una rigogliosa primavera, ma la prima radura ci introduce inaspettatamente in un inverno di alberi spogli e di vette dagli ampi tratti innevati. Questa netta cesura, fra primavera e inverno, fra germogli e rami scheletrici, prati fioriti e candidi pendii, sarà il filo conduttore continuamente attraversato dai nostri passi. E a proposito di passi, questa volta non me la devo vedere solo con quello micidiale di Alessandro, ma anche con quello altrettanto esiziale di Korradino, che entrambi continuano inesorabili ad alternare, senza pietà alcuna per le mie soste fotografiche.
Una ripida salita ed eccoci ai 1.846 metri della Sella del Marcolano e in breve ai 1.940 della sua cima, panoramico balcone sulla silvestre Vallelonga e sul lontano Fucino, dietro al quale si stende la lunga e ancora ampiamente innevata dorsale del Gran Sasso.
Non ci vuole molto ora per raggiungere i 1.944 metri della Rocca Genovese, lungo una scenografica cresta con alterne vedute sulle ancora invernali vette della Montagna Grande e sui primaverili Prati d’Angro. Mentre continuiamo a discorrere di altre vette e di altri sentieri, caliamo precipitosamente verso i 1.728 metri della Sorgente Puzza, pascolo d’orsi e altri animali, dove anche noi ci apprestiamo per il pranzo.
Pochi metri per il bivio verso il Vallone Cavuto, dove con Korradino ci salutiamo come amici all’angolo di una strada cittadina: ma noi siamo nei boschi, padroni della nostra solitudine!
Con Alessandro – così imbacuccato che solo a vederlo mi vien la rosolia – scavalchiamo rapidamente i 1.852 metri del Monte Lampazzo e ci lanciamo sull’affilata dorsale nevosa dello Schiena di Cavallo, che presto ci accoglie ai 1.982 metri della sua vetta. Mentre nel cielo pascolano scenografici nembi, ritorniamo velocemente sui nostri passi per affrontare l’ultima salita della giornata, fra le intense fioriture di violette di questo assolato versante. Ecco infine i 1.998 metri del poderoso Monte di Valle Caprara, da dove tutto il magico territorio del parco si apre con una vista incontrastata ed io alzo il braccio per acchiappare un virtuale 2.000.
È tempo di abbandonare l’inverno e dalla Sella di Lampazzo entriamo sommessamente nella primavera dell’omonimo, incassato e sempre più rigoglioso vallone, immerso fra faggi secolari fioccosi di licheni e bitorzoluti di callosi funghi lignicoli. Lembi di filo spinato recano tracce di pelo d’orso e ci ricordano che questo è il regno del plantigrado.
Mentre il frinire dei grilli rinfresca l’aria, ci approssimiamo nuovamente al Rifugio del Diavolo, stanchi sudati dolenti e con la certezza di avere un nuovo amico sui sentieri.