Monti Invisibili

Traversata Vejano - Oriolo Romano
Quota 460 m
Data 7 dicembre 2024
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 371 m
Dislivello in discesa 319 m
Distanza 22,80 km
Tempo totale 6:45 h
Tempo di marcia 5:49 h
Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa
Descrizione Con il bus Cotral da Roma Cipro Metro A (ore 6,50) a Vejano (387 m). Poi per la Sorgente Acqua Forte (346 m, +36 min.) e la vicina Solfatara di Vejano (340 m), il ponticello sul Fiume Mignone (350 m, +26 min.), la Torre d’Ischia (373 m, +1,26 h), il  guado del Mignone (330 m, +30 min.), il Passo delle Barozze (312 m, +25 min.), la riicerca infruttuosa della Necropoli di Fontiloro, la Mola del Biscione (297 m, +1,05 h), Oriolo Romano (420 m, +1,10 h) e la stazione (410 m, +11 min.). Piacevole escursione in gran parte fuori sentiero alla ricerca di celate emergenze ambientali, storiche e archeologiche in ambiente autunnale.
 

traversata vejano oriolo mappa

Traccia GPS

oriolo romano

024 Oriolo Romano

oriolo romano

023 Oriolo Romano

mola del biscione

022 Verso Oriolo Romano

mola del biscione

021 Mola del Biscione solfatara

mola del biscione

020 Mola del Biscione solfatara

mola del biscione

019 Mola del Biscione

mola del biscione

018 Mola del Biscione

vacche maremmane

017 Monti della Tolfa maremmane

monti della tolfa

016 Monti della Tolfa

monti della tolfa

015 Verso la Mola del Biscione

passo delle barozze

014 Passo delle Barozze

cava di caolino

013 Miniera di caolino

torre d'ischia

012 Verso il Mignone

torre d'ischia

011 Torre d'Ischia

torre d'ischia

010 Verso Torre d'Ischia

monti delle tolfa

009 Verso Torre d'Ischia

diverticolo della via clodia

008 Basolato diverticolo Via Clodia

fiume mignone

007 Verso diverticolo Via Clodia

fiume mignone

006 Ponte sul Mignone

vejano

005 Verso Acqua Forte

vejano

004 Vejano

vejano

003 Vejano

vejano

002 Vejano la Rocca

vejano

001 Vejano

traversata vejano oriolo dislivello

000 Vejano Oriolo dislivello

Traversata Vejano - Oriolo Romano, 7 dicembre 2024. Con il far dell’età mi avvedo che l’attività del camminare è divenuta un’esigenza vitale che prescinde dai luoghi del cammino. Questo non vuol dire che potrei camminare su un tapis-roulant, ma solo che posso intraprendere – allegramente e con soddisfazione – avventure come quella odierna, che magari susciterebbe minor interesse in chi ricerchi luoghi dal maggior impatto emotivo.
Eppure sono territori dai notevoli motivi d’interesse – archeologico, storico, naturalistico – spesso celati e da ricercare con impegno, dai sentieri scomparsi e infrattati: capaci quindi di far respirare quel sempre ambito anelito di avventura. E già rilegare insieme nel cammino due abitati distanti non utilizzando vie maestre (l'arte della connessione di coincidenze altamente improbabili, per dirla con Chatwin) è sicuro motivo di soddisfazione.
Anni fa ero già disceso dalla Tuscia verso Vejano in un territorio solitario e selvaggio, e ora desideravo completare l’opera arrivando a una stazione ferroviaria: a mio parere il modo più elegante di condurre un’escursione.
Allora, consueto Cotral da Roma e in una mattina luminosa siamo nei pochi tufi di questo borgo viterbese, duramente bombardato dagli alleati durante l’ultima guerra e reso oggi vivido da una luce radente. In un freddo pungente, il mondo ci offre il contrasto di auree chiome autunnali confettate d’inverno, in un tiepido sole che ci gela a ogni passaggio d’ombra.
Un gradevole aroma di uovo sodo ci annuncia l’arrivo alla Solfatara di Vejano, preceduta dal sapore intenso della ferrigna Fonte Acqua Forte.
Le mie informazioni narrano ora dei resti del Castrum Alteti celati sulla cima di un colle, ma evitiamo di infrattarci alla ricerca di poche pietre e proseguiamo allegramente sulle brine delle sponde del Mignone, in quello che sarà il motivo conduttore della giornata: la compagnia del fiume – ancora vicino alla sua fonte e poco più di un rigagnolo – e l’alternarsi di serene radure.
Un fatiscente ponticello e presto siamo sui basoli di un diverticolo della Via Clodia. Stalle, fattorie, greggi e branchi di socievoli cani pastore allietano il nostro cammino, in un susseguirsi alternato di autunno e d’inverno.
Forziamo una proprietà privata con cartelli dissuasori da deposito di Zio Paperone e finalmente intravediamo nell’intrico della macchia la sagoma della Torre d’Ischia. Pochi contorcimenti fra i rovi e siamo dentro l’antica costruzione di guardia, alta su un acrocoro che ospitava anche un insediamento naturalmente difeso della tarda Età del Bronzo.
Un tè caldo e riprendiamo a macinare radure. Guadiamo di nuovo il Mignone – che qui inizia ad avere maggior portata – e entriamo in un territorio dove i toni tufacei della Tuscia sfumano in quelli calcarei della Tolfa. Una lunga dorsale panoramica ci porta alla ricerca infruttuosa della celata Necropoli di Fontiloro. Ma le panze borbottano e non ci mettiamo troppo impegno. Meglio raggiungere subito la bella Mola del Biscione, la sua cascata e le polle sulfuree e assidersi al sole a masticare un panino.
Appagati dalla bella sgambata, impegniamo questa ora verso Oriolo Romano, ultimo borgo viterbese sulla via della Capitale. Prima del treno che ci ricondurrà a casa c’è tempo per una birra per sedimentare questo piacere di camminare per camminare.