Monti Invisibili

Traversata del Fosso della Mola

Quota 326 m

Data 5 dicembre 2017

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello in salita 165 m

Dislivello in discesa 439 m

Distanza 31 km

Tempo totale 7:50 h

Tempo di marcia 6:35 h

Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa

Descrizione Dalla stazione di Bracciano (281 m) per Castel Giuliano (228 m, +1,27 h), il Fosso della Mola, Ponte Rotto (139 m, +28 min.), la Cascata di Castel Giuliano (108 m, +20 min.), la Caduta dell’Ospedaletto (106 m, +9 min.), la Cascata e il Laghetto Braccio di Mare (92 m, +29 min.), la Cascata del Moro (83 m, +20 min.), il guado di quota 61 m (+20 min.), il bivio del Cimitero di Cerveteri (112 m, +20 min.), la Via degli Inferi, la Necropoli della Banditaccia (99 m, +36 min.) con breve visita del sito archelogico (20 min.), Cerveteri (78 m, +30 min.) e la Stazione di Marina di Cerveteri (8 m, +1,15 h). Traversata lunga e difficile, con alcuni tratti di pericolo: strada per Castel Giuliano senza marciapiede, frana di grandi massi da attraversare fra la Caduta dell’Ospedaletto e la Cascata Braccio di Mare, sentiero stretto, molto esposto e scivoloso prima della Cascata Braccio di Mare, tratto di 1 km a cavallo dell’autostrada fra Cerveteri e Marina di Cerveteri senza marciapiede. Tratti stradali effettuabili in bus (no festivi).

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Traccia GPS

07fossodellamoladislivello
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046 Cerveteri

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045 Birra

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044 Me

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043 Necropoli della Banditaccia

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042 Necropoli della Banditaccia

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041 Necropoli della Banditaccia

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040 Necropoli della Banditaccia

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039 Via degli Inferi

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038 Via degli Inferi

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037 Via degli Inferi

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036 Via degli Inferi

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035 Verso Necropoli Banditaccia

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032 Verso Cerveteri

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031 Caduta del Moro

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030 Caduta del Moro

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029 Ferriera

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028 Ferriera

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027 Ferriera

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026 Verso Cerveteri

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024 Stratificazioni

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023 Cascata Braccio di Mare

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022 Cascata Braccio di Mare

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020 Cascata Braccio di Mare

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019 Frana

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018 Foglie

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017 Caduta dell'Ospedaletto

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016 Ferriera

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015 Fosso della Mola

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014 Cascata di Castel Giuliano

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013 Cascata di Castel Giuliano

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012 Cascata di Castel Giuliano

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011 Ponte Rotto

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010 Ponte Rotto

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009 Fosso della Mola

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008 Cascata di Castel Giuliano

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007 Ponte Rotto

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006 Verso Ponte Rotto

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005 Verso Ponte Rotto

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004 Fosso della Mola

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003 Castel Giuliano

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002 Castel Giuliano

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001 Verso Castel Giuliano

Fosso della Mola, 5 dicembre 2017. Ci sono stati anni in cui l’attraversamento del Fosso della Mola costituiva un mio buen retiro, l’occasione per l’immersione in una natura spettacolare e selvaggia, a pochi chilometri da casa, che non mi facevo mancare almeno una volta l’anno.

E già venticinque anni fa fantasticavo sulla possibilità di prolungare il cammino fino al mare, in questo fanciullesco desiderio di scendere dai colli per arrivare dove oltre non si può andare.

Ma ero giovane e poco confidente nella potenzialità delle mie gambe. Età ed esperienza mi hanno però edotto che il cammino non è un atto solo muscolare, ma soprattutto un’attività del cervello che non stanca, almeno che tu non lo voglia.

E così dopo anni mi rammento del sogno di rilegare insieme borghi lontani e le acque del lago con quelle del mare, e in una tersa giornata d’inverno mi avvio con il treno a Bracciano, dove inizia la mia avventura.

I primi chilometri si snodano noiosi su un’asfaltata di scarso traffico, in un progressivo allontanamento dalla civiltà che fa recuperare gradatamente la dimensione umana della vita. Sbuffi d’autunno resistono a un inverno ormai pienamente nell’aria e in un’ora è trenta sono nel deserto borgo di Castel Giuliano, dominato dalla mole cinerina di Palazzo Patrizi.

Gli scarponi assaggiano ora con piacere la nera terra e costeggiando le boscose pendici di Monte la Guardia seguo il corso del Fosso della Mola, attraversando praterie assolate dove l’inverno fatica a scalzare l’autunno.

L’enigmatico Ponte Rotto – non ho mai capito da dove venisse e dove andasse –annuncia la prima cascata, in un intrico di basalti dai quali l’acqua precipita per trenta metri nel vuoto. Mi aggiro cauto in un affaccio vertiginoso che il controluce rende quasi invisibile. Riprendo il cammino e mi porto alla base della Cascata di Castel Giuliano, dove in un piccolo laghetto il getto si frange in una spuma d’arcobaleno.

Una breve deviazione lungo un immissario mi conduce sotto il salto della Caduta dell’Ospedaletto, in un paesaggio primordiale lontano nel tempo più che nello spazio.

Il fosso prende ora il nome di Torrente delle Ferriere, dai ruderi dei tanti antichi opifici per la lavorazione del ferro. I toni cupi della stagione sono rischiarati dai bagliori di sole che rimbalzano sulle acque.

Il percorso, che ricordavo agevole e ben tracciato, è nettamente peggiorato in questo tratto incassato: la vegetazione intricata obbliga a frequenti deviazioni su per la ripida spalla, una frana deve essere superata in un infido dedalo di ciclopici massi, ma spesso il cordolo in cemento dell’acquedotto aiuta grandemente l’andatura.

Gorgoglianti marmitte annunciano la terza cascata e la parte più perigliosa del percorso: il sentiero s’inerpica e segue una cengia terrosa che sale alta sulle pareti rocciose del lago. Un tempo esposto, ora è anche eroso e scivoloso, favorito però da essenze arboree che aiutano a vincere la paura. Con un po’ di patema sono sulle rive del lago dove si getta la Cascata Braccio di Mare: un luogo nascosto di una bellezza struggente.

Il cammino si fa ora più semplice su una traccia che diviene tratturo e carrareccia, alternando radure solitarie a corridoi nella vegetazione.

I ruderi di un’altra grande ferriera riportano a un’antica vita che sta affondando nella natura; un’altra breve deviazione per la segreta Cascata del Moro che precipita da esagonali colonne basaltiche nelle verdi acqua della gola.

La valle finalmente si apre e, dopo diversi cartelli che promettono indicibili castighi a chi osi oltrepassare, una bretella di cemento aiuta il guado del Fosso della Mola verso il piano del Vignale.

Sto per entrare nel regno degli etruschi, annunciato dall’attraversamento di mura ciclopiche sparse nella vegetazione. E quasi a ricordare il nome di Tyrreni dell’antico popolo, dall’altopiano ora il mare risplende vicino all’orizzonte.

Dal Cimitero di Cerveteri devio nettamente a destra e un nuovo sentiero recentemente aperto costeggia le possenti mura dell’antica città di Caere, per entrare finalmente nella Via degli Inferi, ripulita dai ragazzi volontari del GAR (Gruppo Archeologico Romano) negli anni ’80.

M’introduco con suggestione in questa antica arteria etrusca, profondamente scavata nel tufo, che metteva in comunicazione la città dei vivi con quella dei morti. Una trincea di umide pareti coperte di muschio dove mi fissano le orbite vuote di centinaia di tombe affastellate su più livelli tra filari di cipressi e di pini marittimi.

Ecco finalmente la Necropoli della Banditaccia. Un breve giro fra i noti tumuli e cedo al richiamo del sole autunnale, che scalda pizza bianca con la lonza, un peroncino e il fumo di una pipa.

Con le ombre oblique del pomeriggio riprendo il cammino lungo il sentiero delle Tombe del Comune, transitando per una Cerveteri già natalizia. Un altro noioso tratto stradale mi riporta gradualmente ai rigori della civiltà e alla stazione di Marina di Cerveteri, dove giungo con il mare che luccica controluce nel tramonto.

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