Monti Invisibili
Monte d’Ocre
Quota 2.204 m
Data 4 maggio 2015
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.225 m
Distanza 17,21 km
Tempo totale 7:42 h
Tempo di marcia 6:00 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Dall’albergo Narciso Blu di Rocca di Cambio (1.330 m) per monte Cagno (2.153 m, +1,45 h), Monte d’Ocre (2.204 m, +40 min.), la Selletta di Settacque (1.966 m, +46 min.), la Cimata di Fossa Palomba (2.120 m, +15 min.), Monte Cefalone (2.142 m, +30 min.), Forca Miccia (1.716 m, +1,18 h) e la macchina (+46 min.). Giornata serena e ventosa con limitata presenza di neve. Innevamento invece ancora abbondante su tutti i versanti in vista a eccezione del Terminillo e del Vettore. Avvistato uno stormo di nove grifoni.
06 ocre log

Traccia GPS

07 ocre dislivello
07 ocre dislivello

042 Rocca di Cambio

042roccadicambio

041 Monte Sirente

041montesirente

040 Majella

040majella

038 Violette

038violette

037 Crochi

037crochi

036 Me

036me

034 Campo Felice Lagone

034campofelicelagone

030 Cimata di Fossa Palomba

030cimatadifossapalomba

029 Crochi

029crochi

028 Laghetto Monti di Bagno

028laghettomontidibagno

027 Gran Sasso

027gransasso

026 Grifoni

026grifoni

023 Grifoni

023grifoni

022 Monte Velino

022montevelino

021 Monte Terminillo

021monteterminillo

020 Monte d'Ocre

020montedocre

019 Verso Monte d'Ocre

019versomontedocre

017 Croce quota 2154

017crocequota2154

016 Croce quota 2154

016crocequota2154

014 Monte Cagno

014montecagno

013 Monte Cagno

013montecagno

012 Fossa e Gran Sasso

012fossaegransasso

009 Gran Sasso

009gransasso

007 Gruppo del Velino

007gruppodelvelino

005 Rocca di Cambio

005roccadicambio

003 Rocca di Cambio

003roccadicambio

002 Croce quota 1330

002crocequota1330

001 Campo Felice Lagone

Monte d’Ocre, 4 maggio 2015. La scusa, quella di provare un nuovo gps e così, invece di rimanere intrappolato dietro alla scrivania, in un assolato lunedì mi avvio solitario sulla ripida dorsale del Monte d’Ocre, massiccia e panoramica elevazione sull’Altopiano delle Rocche.
Fra intense ma ancora rade fioriture, il sentiero prende subito a salire ripido e le gambe sono appesantite dalle lunghe passeggiate di pianura di questo inverno.
Eppure, alla soglia dei cinquanta, in forma o meno, avverto di rendere meglio di quando ne avevo venti. Da giovani – come i cani o i bambini – si esprime un tipo di potenza esplosiva: avanti e indietro sul sentiero, ogni elevazione era mia; il fisico stesso, i suoi muscoli non erano in grado di economizzare le energie, di utilizzare al meglio le riserve. E la sera cadevo sfatto nel letto per percorrenze ben inferiori a quelle odierne.
Ora la mente ha acquisito l’esperienza per sfruttare efficacemente il passo, il metabolismo ha imparato a bruciare convenientemente la sua energia e posso camminare ore e ore, con tirate che da giovane me le sognavo. E la sera, pure stanco, non manca mai qualche attività familiare, una cena o una festicciola che un buon caffè non possa soddisfare.
D’altronde la montagna, come il ciclismo, è uno sport di resistenza, che impegna per tante ore ma senza richiedere spunti eccessivi, e in grado di divagare spirito e mente con il piacere dell’esplorazione, del viaggio, della contemplazione.
Dunque, mentre il passo e il respiro si adattano alla pendenza e il borgo di Rocca di Cambio si fa carta topografica, mi godo la vista sulla complessa orografia del Velino e sulla lontana catena del Gran Sasso che, ancora ampiamente innevati, mi scortano paralleli, l'uno a sinistra l'altro a destra, intanto che il Lagone di Campo Felice occhieggia temporaneo sul fondo della piana.
La cresta si addolcisce e sono ai 2.153 metri del Monte Cagno, da dove L'Aquila, la Valle dell'Aterno e la stupefacente dolina di Fossa sembrano alla mia portata. Il percorso è ora tutto in vista e prendo a percorrere il bordo di questo vasto anfiteatro, racchiuso da una lunga cresta semicircolare che congiunge le quattro vette odierne. Nei lievi saliscendi posso contemplare tutta l'aspra e solitaria bellezza di questa montagna desolata.
Dai 2.204 metri del Monte d'Ocre la cresta inizia a scendere con poderose balze sulla conca aquilana, mentre uno stormo curioso di nove grifoni viene a vedere chi sono: mi stendo sull'erba e ammiro le grandi ali risplendere controluce sopra di me.
Sotto lo sguardo severo del Monte Corvo scivolo ora rapido sulla neve e sono ai 1.966 metri della Selletta di Settacque, da dove una breve salita fra intense fioriture di crochi mi porta ai 2.120 metri della Cimata di Fossa Palomba, nuovo duemila e montagna vera, anche se credo di esserci già passato una quindicina di anni fa.
Il tempo per il pranzo, per alcuni scatti e poi un toscano riempie l'aria di aromatici sentori. I 2.142 metri del Monte Cefalone sono a portata di passo, mentre la lontana Majella si mostra in veste quasi invernale, il Sirente si libera dalle foschie e invece Vettore e Terminillo appaiono stranamente poveri di neve.
Inizio a scendere verso Forca Miccia, mi faccio prendere il passo e devo risalire per un centinaio di metri, ma ormai dal valico è solo cammino. Chi ha detto che lavorare debba essere esclusivamente spiacevole?
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