Monti Invisibili
Antica Pisciarelli
Quota 374 m
Data 25 novembre 2023
Sentiero non segnato
Dislivello in salita 354 m
Dislivello in discesa 459 m
Distanza 16,90 km
Tempo totale 5:49 h
Tempo di marcia 4:33 h
Cartografia Parco Regionale Bracciano e Martignano
Descrizione Dalla stazione di Manziana della linea ferroviaria FL3 (338 m) per gli Archi di Boccalupo (274 m, +45 min.), la Ferratella (314 m, +20 min.), l’Acqua Praecilia (274 m, +15 min.), Le Colonnacce (333 m, +20 min.), il Casale Pettinicchia (284 m, +40 min.), l’Arco del Ciurlo (201 m, +47 min.), l’Arco di Grotta Renara (170 m, +23 min.), Grotta Renara (173 m, +5 min.), la S.P. Settevene - Palo (140 m, +13 min.) e la stazione di Bracciano (281 m, +45 min). Interessantissima escursione dall’orientamento complesso sul sito dell’antica città romana di Forum Clodii; numerose vestigia da individuare nella macchia, a volte con progressione facile su tratturi, altre volte difficile su tracce chiuse e rovi. Raccolte cinque Macrolepiota procera (mazze di tamburo).
026 Macrolepiota procera
025 Grotta Renara
024 Grotta Renara
023 Arco di Grotta Renara
022 Arco di Grotta Renara
021 Arco del Ciurlo
020 Verso Arco del Ciurlo
019 Le Colonnacce
018 Verso le Colonnacce
017 Acqua Praecilia
016 La Ferratella
015 Verso la Ferratella
014 Fosso di Boccalupo
013 Archi di Boccalupo
012 Archi di Boccalupo
011 Archi di Boccalupo
010 Archi di Boccalupo
009 Archi di Boccalupo
008 Archi di Boccalupo
007 Archi di Boccalupo
006 Archi di Boccalupo
005 Archi di Boccalupo
004 Archi di Boccalupo
003 Verso Archi di Boccalupo
002 Verso Archi di Boccalupo
001 Archi di Boccalupo
001 Manziana
000 Pisciarelli dislivello
Antica Pisciarelli, 25 novembre 2023. Era il 2005 la prima volta che, di ritorno da una delle mie scorribande nei Monti della Tolfa, scendendo verso la stazione di Manziana, scorsi quella lunga teoria di archi spuntare dalla vegetazione. Negli anni successivi altre volte li ho notati, senza farci però troppa attenzione. L’ultima volta, a febbraio scorso, ho deciso di fotografarli e di indagare su cosa fossero.
Non è stato semplice, ma alla fine hanno avuto un nome: gli Archi di Boccalupo; un imponente acquedotto fatto costruire nel 1696 da Livio Odescalchi per condurre l’acqua al suo feudo di Bracciano.
Ma questa è solo una parte della storia, perché tutto questo fazzoletto di impervio territorio è storia. Terre degli Orsini e degli Odescalchi e ancora prima sedime dell’antica città romana di Forum Clodii, stazione di posta (mansio) della via Clodia, a 32 miglia da Roma, sulle sponde del Lago di Bracciano. Fino a cadere poi nell’oblio e finire sommerse dai rovi.
Almanacco una sorta di traccia, fisso i punti d’interesse e alle otto di una ventosa e luminosa giornata d’inverno ci lasciamo alle spalle la stazione di Manziana per avviarci alla scoperta di questo territorio.
Durante queste avventure mi sento un po’ come Frederick Catherwood, l’esploratore della civiltà Maya nell’inestricabile foresta tropicale. E infatti ho le mie fide cesoie nello zaino.
Un soffice tratturo di foglie autunnali accoglie i nostri passi e con inaspettata facilità vediamo sorgere sopra di noi il primo dei grandi Archi di Boccalupo. Ci appaiono un po’ bassi rispetto a quelli visti da lontano, ma il fosso inizia a scendere e ci troviamo a percorrere una larga cengia che scopriremo poi essere adagiata sulla seconda fila di archi.
Scendiamo fortunosamente nel fosso e finalmente l’acquedotto s’innalza in tutta la sua imponenza: una sorta di massiccia diga a sbarrare acque che ora non ci sono.
Inanelliamo abbandonati tratturi autunnali, protetti dal vento che ulula sopra le cime degli alberi. Una breve deviazione in una fitta vegetazione e arriviamo alle dirute mura della Ferratella, un antico forno fusorio ormai fagocitato dai rampicanti.
La fonte dell’Acqua Praecilia ci richiede un’altra diversione dalla retta via. Abbondonata e preda dei rovi, scopriremo che fu apprezzata dai Romani per le sue proprietà curative a anche oggetto di commercio nei primi anni del ‘900.
Lungo sconnessi basoli della Via Clodia ci dirigiamo ora alle misteriose mura delle Colonnacce, che appaiono improvvisamente, più basse del piano di cammino. Ci caliamo con attenzione ed ecco cinque grandi mazze di tamburo che aspettano solo di essere colte. Ci aggiriamo fra le sedici colonne di quella che fu una grande cisterna romana, per diventare poi nei secoli chissà cosa.
Il programma prevederebbe ora il Casale Pettinicchia. Un po’ avanti e indietro sul sentiero e poi decidiamo di tuffarci nella macchia spinosa. Grandi castagni – ancora con il segno dell’innesto ma resi di nuovo selvatici dal tempo e dall’abbandono – guidano i nostri incerti passi. Arriviamo a sfiorare delle mura, ma oltre non possiamo procedere nell’impenetrabile macchia spinosa.
Lambendo – anzi forzando proprio – una proprietà privata, siamo all’Arco del Ciurlo, con il quale l’Acquedotto Paolo – già Acquedotto Traiano – scavalcava il Fosso di Boccalupo e dal quale sgorga un’acqua cristallina.
Lanciamo le gambe su una comoda carrareccia e un’ultima ravanata fra rovi e un’inaspettata quantità di mondezza ci porta al cospetto dell’Arco di Grotta Renara, con il quale l’Acquedotto Paolo scavalcava una seconda volta il Fosso di Boccalupo. Sull’arco campeggia l’iscrizione Acqua Paula.
Troviamo il tempo per penetrare la fatiscente Grotta Renara e poi ci avviamo sulla circumlacuale verso Bracciano, dove ci attende il treno per tornare a casa.
Enrico si volta e guardando l’ormai lontana macchia sotto di noi dice pensoso: “Noi usciamo da lì dentro!” C’è sicuramente ancora molto da scoprire lì dentro.