Monti Invisibili
05 Cefalone e Intermesoli
04 Gran Sasso
03 Val Maone e Pizzo Cefalone
02 Mandria nella campagna romana
01 Inverno nella valle del Velino
Enrico Coleman
Appassionati di sentieri e di montagne quando sentono il nome Coleman pensano subito alla nota marca statunitense di accessori per l’outdoor, con sede a Wichita nel Kansas. E invece Coleman (Enrico) è stato anche un valente paesaggista di padre inglese e madre sublacense, caposcuola del naturalismo nella pittura romana della seconda metà dell’Ottocento.
Nato proprio a Roma nel 1846 e qui morto nel 1911, Coleman fu inoltre un appassionato escursionista, fra i primi soci della sezione romana del Club Alpino Italiano, e nelle sue frequenti passeggiate sviluppò una profonda sensibilità verso la natura che divenne presto il tema privilegiato delle sue opere.
È il caso ad esempio di Inverno nella valle del Velino, che in una gelida giornata invernale rappresenta la diligenza che da Roma conduceva al Gran Sasso.
Ma anche di Mandria nella campagna romana, con lo sfondo del Monte Gennaro e del paese di Montecelio.
Oppure delle cinque vedute del Gran Sasso d'Italia, esposte nel 1892 all'Esposizione di Palermo, dipinte ad acquarello durante una serie di escursioni organizzate dalla sezione romana del CAI, in compagnia fra gli altri di Edoardo Martinori e con le guide Giovanni Acitelli, Franco De Nicola e il portatore Francesco Acitelli.
Nell’aprile del 1881, poi, Coleman intraprese una lunga camminata, blocco degli schizzi nel tascapane, attraverso i Monti Simbruini e Lucretili, da Subiaco fino a Tivoli. Oggi questo percorso – denominato appunto Sentiero Coleman – in parte recuperato, in parte disperso, rappresenta quanto di meglio per avvicinarsi all'anima di quei viaggiatori ottocenteschi antesignani del moderno escursionismo; che magari con pochi soldi in tasca, ma con entusiasmo ed energia da pionieri, affrontavano con improvvisate guide locali luoghi allora, ma in gran parte anche oggi, lontani dagli itinerari più battuti.