Monti Invisibili
Traversata Roma - Rocca di Papa
Quota 638 m
Data 23 marzo 2024
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 642 m
Dislivello in discesa 57 m
Distanza 33,31 km
Tempo totale 7 h
Tempo di marcia 6:49 h
Cartografia Carta escursionistica Parco Castelli Romani
Descrizione Da Roma Piazza Giovenale (54 m) per Piazza San Pietro (30 m, +27 min.), Porta San Sebastiano e l’inizio dell’Appia Antica (40 m, +1,02 min.), il Grande Raccordo Anulare (95 m, +1,52 h), Santa Maria delle Mole (148 m, +1 h), Frattocchie e il termine dell’Appia Antica (187 m, +12 min., 15,50 km da Porta San Sebastiano), Marino (364 m, +1,02 h) e Via San Sebastiano a Rocca di Papa (638 m, +1,14 h).
023 Da Rocca di Papa
022 Marino
021 Via Campofattore
020 Via Campofattore
019 Frattocchie
018 Santa Maria delle Mole
017 Via Appia Antica
016 Via Appia Antica mucche
015 Torre Selce
014 Torre Selce
013 Villa dei Quintili
012 Casal Rotondo
011 Tomba del Frontespizio
010 Via Appia Antica
009 Via Appia Antica
008 Via Appia Antica
007 Chiesa di San Nicola
006 Via Appia Antica
005 Porta San Sebastiano
004 Isola Tiberina
003 Ponte Garibaldi
002 Ponte Sisto
001 Piazza San Pietro
000 Da Piazza Socrate
000 Roma - Rocca di Papa dislivello
Traversata Roma - Rocca di Papa, 23 marzo 2024. Non so voi, ma a me sembra che con l’andare del tempo incombenze e preoccupazioni tendano a crescere invece che diminuire. Se faccio il confronto con mio padre quando aveva la mia età, ricordo una vita serena, instradata professionalmente sui binari della tranquillità (oltre che di una prossima pensione) e con faccende familiari caricate prevalentemente sulle spalle di mia madre, che a onor del vero era casalinga.
A me sembra invece che a quasi 58 anni continuo non a correre, ma a volare basso, con un dinamismo lavorativo da garzoncello di prima nomina e familiare a tutto tondo.
Ma quando si tratta di camminare non voglio sentire ragioni: attività panacea di tanti mali e ritemprante delle forze mentali, che quelle fisiche invece me le fiacca.
E così, saltata la programmata scampagnata sugli Aurunci per il genetliaco della suocera e la concomitante maledetta domenica ecologica, non ammetto di perdere la bella giornata e rispolvero il vecchio progetto di recarmi a piedi ai Castelli Romani partendo proprio da casa: cosa che richiederà un partenza assai precoce.
Il giorno precedente mi affaccio dal belvedere vicino casa ed eccolo il paese di Rocca di Papa, alle pendici di Monte Cavo. Appare assai lontano, ma soprattutto in mezzo si stende tutta la città: per esperienza di viaggiatore di lungo corso, uno dei territori più pericolosi da attraversare. Mi vengono in mente le parole del premio Nobel per la pace guatemalteco Rigoberta Menchú: “Quando andai la prima volta alla città, la vidi come un mostro, come un altro diverso essere”.
Le 5,30 del mattino, snodo i primi passi in una Roma silenziosa e deserta. Le luci della mia destinazione baluginano per un attimo fra i palazzi e poi svaniscono. Il cammino procede agile sul liscio asfalto e i toni dell’alba mi colgono nello spazio vuoto di Piazza San Pietro. E la città prende a ruggire nel giorno comunque feriale: automobili che rombano, tram che sferragliano, clacson che suonano; e il Tevere se ne scende invece indifferente e silenzioso.
Attraverso la storia di questa splendida e terribile città sono in breve all’inizio della Via Appia Antica che accoglierà i miei passi per lunghe ora a venire.
La Regina Viarum, come viene conosciuta, fu fatta costruire nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare la Capitale con il porto di Brindisi, da cui partivano le rotte commerciali per la Grecia e l'Oriente.
I suoni si smorzano mentre procedo sull’antica consolare finché solo il ritmico battito dei miei scarponi rimane. Monumenti, sepolcri, basoli sfilano al mio incedere, immerso in una primaverile campagna romana da iconografia ottocentesca.
Varco il Grande Raccordo Anulare e Roma è definitivamente alle spalle.
Inizio a salire verso i Castelli Romani con la mia destinazione ormai visibile davanti. A Frattocchie l’Appia Antica finisce definitivamente e devio su deserte asfaltate contornate di ulivi e muretti a secco.
Ed ecco Marino che mi concede finalmente pizza bianca, coca cola e una panchina, dopo quattro ore e mezzo d’ininterrotto cammino. Fin qui è stata una piacevole passeggiata. Sarà forse ora la stanchezza, il vociare, il traffico, ma l’ultima ora passa solo nella speranza che finisca, potenziata da una serie di salite micidiali per le mie esauste gambe.
Ma ecco che scorgo la temibile tavola della suocera, che con la scusa che ho faticato mi rifocilla ben bene di gustosi manicaretti. Prima di passare ai soliti lavoretti di manutenzione domestica.