Monti Invisibili
Maschio d'Ariano
Quota 891 m
Data 7 marzo 2021
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 807 m
Distanza 17,03 km
Tempo totale 4:43 h
Tempo di marcia 4:23 h
Descrizione Dal Centro Ippico Romagnoli (582 m) per il Passo del Lupo (812 m, +42 min.), il Maschio d’Ariano (891 m, +16 min.), la Forra d’Ariano (780 m, +16 min.), l’Acqua Donzella (725 m, +6 min.), la Fonte Donzelletta (606 m, +10 min.), la Fonte Turano (508 m, +38 min.), il Rifugio Forestale (688 m, +20 min.), la Fontana Marcaccio (609 m, +16 min.), il passo sotto Monte Peschio (920 m, +1,05 h) e il Centro Ippico (+34 min.). Escursione in parte di notevole interesse, in parte monotona su lunghe carrarecce. Difficoltà a individuare la traccia oltre Fontana Marcaccio a causa del passaggio in una zona di tagli recenti.
022 Passo sotto Monte Peschio
021 Rifugio Forestale
020 Fonte Turano
019 Fonte Turano
018 Acqua Donzella
017 Acqua Donzella
016 Forra d'Ariano
015 Forra d'Ariano
014 Forra d'Ariano
013 Forra d'Ariano
012 Forra d'Ariano
011 Forra d'Ariano
010 Tombe
009 Maschio d'Ariano
008 Maschio d'Ariano
007 La chiesa
006 Verso il Maschio d'Ariano
005 Verso il Maschio d'Ariano
004 Verso il Maschio d'Ariano
003 Passo del Lupo
002 Verso il Passo del Lupo
001 Verso il Passo del Lupo
Maschio d’Ariano, 7 marzo 2021. Come l'autunno, anche la primavera è una stagione di passaggio dalle atmosfere peculiari, con i retaggi dell'inverno che si sovrappongono e si confondono con i segni dell'incipiente estate. E anche se mancano alcuni giorni all’equinozio, già nell’aria si avvertono le impronte della stagione: con i cinguettii degli uccelli all’alba che ti distolgono dal sonno, con alberi spogli sbuffanti di fiori, con il sottobosco dove fanno capolino le prime timide campanule.
E così, anche se mi attendono laute libagioni dai suoceri in quel di Rocca di Papa, impossibile rimanere fermo e decido avviarmi di buon mattino per quella che dovrebbe essere una breve fuga, un primo approccio un po’ più serio al Parco dei Castelli Romani. Oggi però il tempo non è dei migliori, in ossequio appunto alla variabilità meteorologica della stagione.
Con un cielo bigio e un’impalpabile pioggerellina, mi avvio dal centro ippico del Vivaro e m’immergo tosto in boschi grigi su carrarecce e sentieri profondamente segnati dall’erosione. L’ambiente non è dei migliori, un bosco di cacchiara tipico di quel ceduo che non ho mai amato, che rende il paesaggio disordinato e l’incedere oltremodo faticoso dove non ci sono sentieri ben marcati.
Ma dopo il Passo del Lupo il territorio diviene invece piacevole, con massi smeraldini ammantati di muschi e alberi che si fanno vieppiù vetusti e vari, con cerri, aceri, carpini e faggi in luogo dell’onnipresente castagno.
L’edificio sommitale del Maschio d’Ariano è tempestato di mura e rovine di un medievale castello diruto. La vista è limitata dagli alberi e dalle nubi e riprendo subito il cammino alla ricerca della Forra d’Ariano.
Oltrepasso alcune tombe e poco dopo un sentiero non segnato sulla sinistra, fuori della traccia ufficiale, attira la mia attenzione. È proprio la deviazione che cercavo e in breve accedo alle cupe e strette pareti di un’alta forra d’erosione, sicuramente nel tempo poi adattata a passaggio umano.
Continuo il mio rapido cammino che i suoceri mi attendono. L’Acqua Donzella e la sua piccola chiesa sono densi di camminatori, e qui commetto un errore di valutazione. Meglio sarebbe stato tornare brevemente sui miei passi e prendere la via diretta per il Rifugio Forestale. Invece scendo costeggiando una teoria di sepolcri scavati nel tufo e dalla vicina Fonte Donzelletta mi costringo a oltre cinque chilometri di una sterrata che segue sinuosa tutte le coste della montagna. Diverse tracce sembrano tagliare verso la mia direzione, ma sono per lo più piste di boscaioli di cui ignoro l’esito. Continuo così a procedere lesto attraverso la Fonte Turano, con breve sentiero il Rifugio Forestale e quindi la Fontana Marcaccio.
Il cammino torna finalmente sentiero, combatto duramente con un tratto di ripido e intricato ceduo che si è mangiato la traccia e infine scavallo ai 920 metri sotto il Monte Peschio.
A rotta di collo giù per il bosco e alle 13,40, sudato e puzzolente, sono con le zampe sotto il tavolo, dove la suocera – un po’ perché ho faticato, un po’ perché domenica scorsa non siamo andati – mi fa ingurgitare il pranzo di oggi e quello della settimana precedente, di cui solo la prima portata sono lasagne e parmigiana… Burp!