Monti Invisibili
Traversata del Gran Sasso
Quota 2.679 m
Data 30 giugno - 2 luglio 2005
Sentiero segnato
Dislivello in salita 2.873 m
Dislivello in discesa 3.376 m
Distanza ~60 km
Tempo totale 27:55 h
Cartografia Il Lupo Gran Sasso d’Italia
Descrizione Primo giorno (15,20 h, +1.788 m, -1.561 m, ~30 km): dalla strada per Rigopiano sotto il Gravone (1.223 m, h 7) per il fondo della Salsa (1.010 m, +3 h), il piano del Fiume (850 m, +4 h), la chiesetta di San Nicola (1.096 m, +5,20 h), il rifugio San Nicola (1.665 m) e Prati di Tivo (1.450 m, +3 h). Pernottamento all'hotel La Gran Baita. Sentiero estremamente disagevole soprattutto nella prima parte per recenti valanghe e numerosi alberi caduti. Soprattutto difficoltà dall'inizio del fosso Morto alla Salsa e nel tratto a monte della fonte di Mezzogiorno, dove i segni circolari arancioni, altrove sempre presenti, improvvisamente spariscono: scendere al torrente e guadare, poi calare alla diga e seguire la strada verso sinistra. Da lì fino alla chiesa di San Nicola tutta agevole carrareccia che segue le opere idrauliche ENEL. Nella salita a prati di Tivo prendere il primo e non il secondo sentiero a destra. Numerose fonti lungo il cammino. Giornata serena e calda. Secondo giorno (4,05 h, +752 m, -344 m, ~10 km): in seggiovia da Prati di Tivo (h 10,50) all'Arapietra (h 11,10). Poi per il rifugio Franchetti (2.433 m, + 1,10 h), la sella dei Due Corni, il passo del Cannone (2.679 m), la sella del Brecciaio, la sella di Monte Aquila e il rifugio Duca degli Abruzzi (2.388 m, +2,25 h). Pernotto al rifugio. Giornata serena e ventosa. Terzo giorno (8,30 h, +333 m -1.471 m, ~20 km): dal rifugio Duca degli Abruzzi (h 6,53) per il passo della Portella, appena sotto Pizzo Cefalone (2.450 m), la cresta delle Malecoste, la Cima Giovanni Paolo II (2.424 m), la vetta delle Malecoste (2.444 m), la sella delle Malecoste (2.229 m), costeggiando sotto Pizzo Camarda, il piano di Camarda, il passo del Belvedere, il rifugio Panepucci, la strada e la S.S. 80 (1.250 m). Recupero in auto da parte delle mogli alle ore 16. Giornata limpida, ma estremamente ventosa con grande difficoltà a procedere sul primo tratto affilato della cresta delle Malecoste, effettuato carponi.
219 017 Castelli San Donato
219 009 Verso passo del Belvedere
219 008 Lago di Campotosto
219 003 Piano di Camarda
218 029 Verso Passo della Portella
218 016 Rifugio Franchetti
218 012 Verso rifugio Franchetti
217 039 Prati di Tivo
217 035 Sentiero dei Quattro Vadi
217 021 Peonia officinalis
A cavallo del gigante. Castelli, le otto della sera. Gli arrosticini, i gustosi spiedini di agnello, scrocchiano sulla brace, mentre Vittorino, il disponibile gestore dell'agriturismo dove siamo alloggiati (www.ilbivaccodelparco.it), ci spiega cosa ci aspetta nei prossimi tre giorni. "Mi raccomando! Attenti al tratto esposto prima del Fondo della Salsa". "Se siete stanchi scendete a dormire a San Pietro". "In caso di difficoltà chiamatemi, che vengo a recuperarvi". Conosce da tempo la nostra passione per la montagna, ma ai suoi occhi siamo sempre dei cittadini, non avvezzi alle difficoltà e ai pericoli delle vette.
Vittorino ci strappa dal sonno che è ancora buio, e, rimpinzati di latte e crostata, ci scarrozza in auto all'inizio del sentiero, a 1.223 metri di quota sulla strada per Rigopiano. La traccia si inoltra subito nel bosco, proseguendo per lungo tratto protetta nell'oscurità delle fronde, in un susseguirsi di saliscendi intervallati da fresche fonti.
Tre ore di cammino e lambiamo finalmente la poderosa parete nord del monte Camicia: oltre un chilometro di roccia verticale che raggiunge il suo punto più spettacolare nel Fondo della Salsa, un inciso anfiteatro dove la neve perdura fino a luglio inoltrato.
Il sentiero alterna ora riposanti tratti di bosco a faticosi scavalcamenti, lì dove la vicinanza delle ripide pareti ha provocato devastanti valanghe che tutto hanno travolto al loro passaggio. Alberi, rocce, ghiaccio e cespugli, aggrovigliati in una matassa che rende arduo il cammino e il riconoscimento della traccia; tranne dove l'opera dei volontari del CAI è riuscita a ridare un po' d'ordine a una natura che tende a riprendersi quello che gli appartiene.
Transitiamo proprio sotto rinfrescanti cascate, percorriamo panoramiche cenge e finalmente giungiamo al Piano del Fiume, il punto più basso del sentiero, a 850 metri di quota proprio allo sbocco dell'impressionante e umido fosso del Malepasso.
Il sentiero diviene ora più visibile, trasformandosi pian piano in un'agevole carrareccia che segue in piano un lunghissimo impianto tecnologico dell'Enel: un canale che a mo' di grondaia raccoglie tutte le acque sovrastanti, convogliandole nella centrale elettrica di San Giacomo, nell'Alta Valle del Vomano. Sono ormai le sette di sera quando, con il sole radente, raggiungiamo il suggestivo eremo di San Nicola, risalente all'anno 1000, a 1.096 metri di quota proprio sotto il paretone del Gran Sasso.
Sino a qui, pur fra diverse difficoltà, il cammino si è sviluppato soprattutto in piano: ora si inizia a salire in un fitto bosco reso ancora più cupo dalla notte incipiente. Transitiamo sotto il paretone del Corno Grande, arrossato dalla luce del tramonto e solo a notte fonda, con l'ausilio delle torce, approdiamo ai 1.450 metri di Prati di Tivo, dove una birra e una vasca da bagno sciolgono i nostri muscoli indolenziti, e un bel po' di sporcizia.
Oggi ci concediamo il lusso di salire per 600 metri di quota con la seggiovia che da Prati di Tivo giunge all'Arapietra: 20 minuti di silenzio e pace assoluta, sospesi nel vuoto, con le superbe vedute della pianura teramana, del Corno Piccolo e del Pizzo Intermesoli a fare da sfondo.
Dopo la boscosa giornata trascorsa, ora il paesaggio si fa roccioso, addentrandosi nel cuore del massiccio e lambendo le creste del Corno Grande, in un ambiente di pura e maestosa montagna. Appena un'ora di cammino ed appare il suggestivo rifugio Franchetti, a 2.433 metri su uno sperone proprio di fronte alla parete rocciosa del Corno Piccolo.
Il tempo di un ristoro e siamo di nuovo in cammino. La sella dei Due Corni, un facile e divertente passaggio su roccia, agevolato da corde fisse e giungiamo ai 2.679 metri del panoramico passo del Cannone, dal foro perfettamente circolare che orna la parete superiore. In discesa attraversiamo la conca degli Invalidi e bordeggiamo quindi il vallone carsico di campo pericoli, cinto di vette affilate. Dalla sella di Monte Aquila solo pochi passi ci separano ormai dalle accoglienti mura del rifugio Duca degli Abruzzi, a 2.388 di quota, alto a dominare Campo Imperatore.
In un ambiente accogliente e sereno, da vecchio rifugio di montagna, consumiamo una lauta cena; è presto tempo di chiacchiere e ricordi di montagna, davanti a un bicchiere di vino, per sprofondare poi nei sacchiletto, mentre fuori il vento inizia a ululare.
Il vento notturno non è scemato e con l'alba ha acquistato nuova forza. La cresta della Portella rivela subito la sua difficoltà ad essere percorsa con il vento forte, che rende arduo rimanere in piedi; la fatica aumenta dopo il Pizzo Cefalone, dove l'affilata cresta delle Malecoste costringe a procedere carponi, abbrancati letteralmente alla roccia.
Subito dopo la recente Cima Giovanni Paolo II (2.424 m) la cresta si fa erbosa, aperta a destra e sinistra su vallate profonde e lontane, mentre il lago di Campotosto inizia a specchiarsi nel cielo davanti a noi.
Iniziamo la discesa verso il piano di Camarda, denso di cavalli al pascolo, e incontriamo prima freschi boschi, poi una carrareccia, infine una strada asfaltata e quindi la statale 80, proprio sotto il Passo delle Capannelle. Il Corno Grande occhieggia dalla sua vetta, ma non sembra contrariato di essere stato trascurato.