Monti Invisibili
Roma - Fiumicino
Quota 78 m
Data 1° aprile 2017
Percorso 85% pista ciclabile, strada sterrata
o inerbata, sentiero
Dislivello in salita 26 m
Dislivello in discesa 94 m
Distanza 66,36 km
Tempo totale 5:54 h
Tempo in sella 5:24 h
Descrizione Dal belvedere di Monte Ciocci (78 m) per la ciclabile da Piazzale degli Eroi a Piazza Cavour, la ciclabile Tevere Sud fino al Ponte Monumentale di Mezzocammino (km 21, +1,24 h), l’attraversamento del ponte sul marciapiede, l’argine di Spinaceto fino a Ponte Galeria (km 29,5, +44 min.), breve percorrenza della Via Portuense (300 m) e di nuovo l’argine fino all’inizio della nuova pista ciclabile di Fiumicino (km 38,8, +1 h), il termine della pista davanti al Cimitero di Fiumicino (km 41,4, +20 min.) e il faro di Via della Torre Clementina (km 44,70, +15 min.).
Ritorno per la nuova ciclabile di Via Coccia di Morto (10 km, +55 min. a/r) e poi per la via dell’andata fino alla stazione ferroviaria di Parco Leonardo (km 66,36, +46 min.).
Argine da Mezzocammino a Ponte Galeria ben percorribile e via via sempre più pulito. Argine da Ponte Galeria alla pista ciclabile di Fiumicino inizialmente ben percorribile e via via sempre più chiuso da cardi e canneti, fino a obbligare dal km 34 al km 37,3 ad alcune deviazioni su tracciati limitrofi. Eventuale percorso dalla Stazione di Parco Leonardo a Fiumicino perfettamente percorribile. Situazione in evoluzione per crescita stagionale vegetazione, proseguimento lavori di ciclabilità e buona volontà di qualcuno che ci passa e tiene pulito l’argine.
Roma – Fiumicino in bici, 1° aprile 2017. È accaduto di nuovo! Eppure era stato non più di un anno fa. E invece ecco un'altra volta il mio compleanno. Ho il sospetto mi stiano gabbando, che negli ultimi tempi mi sembra un po’ troppo frequente.
Così, oltrepassati anche i 51, decido di impegnare la mattina del genetliaco con un po’ di movimento – che a una certa età fa bene alla salute – cercando di raggiungere Fiumicino in bicicletta.
Ci avevo già provato in un caldo luglio di una quindicina di anni or sono, tornando a casa, scornato, cotto e graffiato, dopo 80 chilometri sulle pedivelle. Ma il desiderio di unire Roma al mare con un percorso campestre mi è sempre rimasto nell’animo. Perché, pur da amante della montagna, avverto che una città dovrebbe sempre affacciarsi sul mare: le città di mare sono più serene, più equilibrate.
Ovviamente l’impresa ha senso se riesco a limitare al minimo la percorrenza stradale, perché se andassi per la stretta e trafficata Via Portuense non ci arriverei ugualmente, e non per causa mia.
Sono quindi appena le 7 quando prendo a cucire insieme in direzione sud alcune delle numerose ma poco conosciute piste ciclabili della Capitale. La pedalata si dipana lieve e silenziosa lungo il corso del Tevere, via d’acqua che come me scende senza fretta perché tanto sa che in qualche modo al mare ci arriva.
Roma intanto – quella del traffico e del rumore – se ne sta lassù, dietro i muraglioni che l’hanno posta al riparo dalle piene, ma che l’hanno anche separata dal suo fiume.
Pedala pedala sfioro l’Ippodromo di Tor di Valle: nel silenzio delle tribune e delle scuderie in sfacelo mi sembra di scorgere Mandrake, er Pomata e Manzotin, veder galoppare Soldatino, King e D'Artagnan.
Ridendo da solo come un matto ricordando Febbre da Cavallo, giunge la fine della pista, dove salgo sul Ponte Monumentale di Mezzocammino.
Oggi quasi dimenticato, scavalca parallelo al raccordo il cosiddetto Drizzagno del Tevere, un canale di oltre un chilometro dove ora scorre il fiume, che permise nel 1940 di eliminare una stretta ansa che con il suo andamento tortuoso provocava in caso di piene straripamenti fino a Roma.
Tralascio l’Ansa morta e sono sull’argine, inerbato ma con evidenti tracce di passaggio rotato.
In un umido sentore finalmente primaverile il fiume si allontana e si avvicina, mentre il paesaggio si fa più bucolico, con trattori che arano e orridi tralicci che scintillano sopra la mia testa.
La traccia diviene sempre più netta fino a trasformarsi in una carrareccia, intervallata da chiuse arrugginite, che mi reca a Ponte Galeria.
Per due volte m’insinuo sotto la rombante autostrada e dopo un breve tratto della Via Portuense riagguanto l’argine, in teoria interdetto.
Supero le fatiscenti Idrovore di Ponte Galeria, su un tracciato nitido che però man mano s’inerba; qualche tratto di spinosi cardi, qualche canneto reso comunque transitabile da mani benevole e infine, dalle parti di Parco Leonardo, mi appare impossibile proseguire sull’argine.
M’inoltro in un canale di cemento, poi ne esco fuori e alla fine non riesco più ad andare avanti. Mi tocca riguadagnare l’argine spingendo la bici in salita nel canneto e in cima ritrovo un sentierino che mi fa pensare che era meglio se non l’avessi abbandonato.
Il sentiero si fa ora più agile, si allarga in tratturo e finalmente ecco la nuova pista ciclabile di Fiumicino, dove sul fondo levigato riposo le stanche gambe che mi sembra quasi di volare.
Una chiusa ossidata interrompe brevemente la pista e chiede un cauto attraversamento mentre una barca passa vicina. Dopo l’Episcopio di Porto la pista termina definitivamente davanti al Cimitero di Fiumicino.
I pescherecci, i sentori di aria salmastra, i pescatori che riparano le reti e il purpureo faro di Torre Clementina coronano infine il mio fanciullesco sogno di collegare Roma al mare, con la gomma posteriore un po’ floscia che m’informa intanto di aver forato. Vabbè, ne valeva la pena.
Per il ritorno decido di assaggiare anche i cinque chilometri della nuova ciclabile per Focene lungo la Via Coccia di Morto, dove papà mi portava a vedere gli aerei. Nonostante i 50 chilometri nelle gambe e i 51 di età, filo come il vento: e al ritorno infatti il vento mi chiede il conto.
Rinforco la pista e presto sono alla stazione di Parco Leonardo, dove un energy drink Monster e patatine al gusto barbecue mi accompagnano al treno per il ritorno.
Basterebbe rendere veramente ciclabile l’argine e si potrebbe andare da Castel Giubileo a Fiumicino e ad Ostia in bicicletta in tutta sicurezza e anche Roma avrebbe il suo mare.