Ferrovia abbandonata, 19 maggio 2012. Amici di nuovo in bici, con la latitanza di Alfredo. Esaltati dall’esperienza di fine aprile, decidiamo di anticipare la progettata replica autunnale della ciclata ferroviaria per varcare finalmente le colonne d’Ercole del famoso ponte sul Mignone. E così rieccoci sul treno per Capranica, Andrea ed io, dopo una settimana che sembrava non passare mai.
Edotti dall’altra pedalata, maciniamo i chilometri senza indugi e quello che l’altra volta, nella gioia della scoperta, era sembrato lungo, è ora breve e rapido. Barbarano, Blera, Civitella Cesi, Monteromano: le stazioni si rincorrono veloci e in due ore arriviamo finalmente al ponte, contro le due e trenta voluteci l’altra volta. Una breve sosta per ammirare il selvaggio panorama della valle e siamo pronti per lanciare le pedivelle nella terra incognita.
Subito la prima surreale galleria: le guide avvertono che viene usata come stalla e il fondo può essere coperto da un viscido strato di letame. E infatti, mentre ci inoltriamo nell'oscuro antro appena rischiarato dalla luce delle torce, luminosi occhi di mucche delle caverne ci scrutano vicini e sotto in nostri piedi avvertiamo ogni tanto lo scivoloso molliccio delle sfaldasce. Finalmente siamo fuori, ma in men che non si dica eccoci già alla galleria del Casalone, la più lunga e buia della linea con i suoi 1.367 metri. L’uscita è solo un puntino in fondo al rettilineo e man mano che ci immergiamo nel rimbombante silenzio delle viscere della terra, aumenta la sensazione di straniamento dalla realtà. In un quarto d’ora siamo in fondo, dove un muro di un paio di metri viene sagacemente superato in scioltezza.
In un ambiente isolato e selvaggio dalle vedute sconfinate oltrepassiamo un paio di caselli abbandonati su una pista che a tratti si allarga, in altri si restringe a sentiero. Subito dopo la galleria dell’Acqua Agra siamo alla diruta stazione di Allumiere, dove abbandoniamo momentaneamente la linea per raggiungere il remoto borgo della Farnesiana, con la sua surreale chiesa neogotica alta a dominare questo inusuale paesaggio maremmano.
Di nuovo in sella e mentre ci riallacciamo alla ferrovia in vista della città abbandonata di Cencelle, è viva l’emozione quando dietro ai colli spunta azzurro uno squarcio di Tirreno. Si fanno più nitidi i sentori di aria salmastra quando giungiamo alla stazione di Mole del Mignone, oltre la quale la strada ferrata non è più ciclabile. Qualche sterrata, una carrareccia che a tratti ci obbliga a spingere e siamo sulla lunga discesa verso Civitavecchia, dove troneggiano placide mastodontiche navi da crociera. La fame ci induce a spingere sui pedali e in breve siamo con le dolenti zampe sotto i tavoli della taverna La Ghiacciaia, dove spaghetti con le vongole e fritturina di calamari e gamberi sono la giusta ricompensa per tanta fatica. Due passi per l’orrida città e un toscano con un goccio di Sambuca concludono degnamente questa seconda sgambata ferroviaria, nell’attesa di un treno che ci riporterà a Roma.