Monti Invisibili

Capranica - Ponte sul Mignone - Capranica
Quota 409 m
Data 28 aprile 2012
Percorso sterrata e asfalto
Dislivello 488 m
Distanza 57,58 km
Tempo totale 6,30 h
Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa
Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Capranica–Sutri della linea ferroviaria Roma–Viterbo lungo la ferrovia dismessa per Civitavecchia attraverso le stazioni abbandonate di Veiano, Barbarano Romano, Blera, Civitella Cesi, Monteromano e arrivo al vicino ponte di ferro sul fiume Mignone (26 km, +2,30 h). Ritorno indietro di 4,75 km e deviazione su una serie di strade sterrate attraverso la necropoli etrusca di San Giovenale, Civitella Cesi e riaggancio con la ferrovia dismessa a 9,8 km dalla stazione di Capranica–Sutri. L'attraversamento di numerose gallerie buie rende indispensabile l'uso di una torcia frontale.
 
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Traccia GPS

07 ferrovia 1 dislivello
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043 Civitella Cesi

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042 Verso Civitella Cesi

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039 Ponte sul Mignone

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031 Ponte sul Mignone

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030 Fiume Mignone

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027 Stazione Monteromano

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025 Stazione Monteromano

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022 Stazione Civitella Cesibn

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019 Stazione Civitella Cesi

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018 Alfredo Andrea Marco

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017 Capra

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013 Galleria

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009 Stazione Barbarano

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007 Sul tracciato

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004 Prima galleria

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003 Prima galleria

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002 Marco Andrea Alfredo

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001 Stazione Capranica

Ferrovia abbandonata, 28 aprile 2012. Amici in bici alla scoperta del vecchia ferrovia che univa Capranica a Civitavecchia. Da oltre mezzo secolo le rotaie non ci sono più, ma le stazioni, i ponti, le gallerie e soprattutto il comodo tracciato ciclabile sono tutti lì. E allora, all’alba del 28 aprile, con Andrea, Alfredo e i nostri velocipedi siamo già sul treno alla volta di Capranica, dove inizierà la nostra avventura ciclistico-ferroviaria.
Le prime pedalate sono sulla carrozzabile, ma presto ci immergiamo in un antico e diruto mondo ferroviario che ci porta a macinare agilmente i chilometri grazie alla lieve e quasi ininterrotta discesa. Qualche chiacchiera, Alfredo che si attarda e siamo già alla prima lunga galleria: calziamo le torce e sprofondiamo divertiti nell’oscurità, immaginando chissà quale impossibile incontro ferroviario alla Wile Coyote. Nel punto più profondo e buio del tunnel improvvisamente il trillo del telefono del Santa scatena l’ilarità di una combriccola già di suo abbastanza ilare e sgangherata.
Le vedute si aprono mentre lambiamo gli abitati di Veiano, Barbarano, Blera, Civitella Cesi e le relative stazioni diroccate. Più che la tristezza è la nostalgia a prevalere, scrutando queste opere abbandonate dove pure sono passati treni e vite, ci sono stati abbracci e addii, arrivi e partenze, esistenze separate e riunite. E tutto potrebbe rivivere fra ostelli, foresterie e ciclabili se fossimo un paese moderno.
Dopo Civitella Cesi si appropinquano gli scabri monti della Tolfa, si alternano altre oscure gallerie e il paesaggio selvatico, dominato da orizzonti sconfinati e deserti, amplifica la sensazione di solitudine di questa sorta di west mediterraneo. Straordinaria questa capacità della ferrovia di insinuarsi nel territorio senza ferirlo: siamo vicini a Roma, stretti fra la Cassia e l’Aurelia, a un passo dal Tirreno, eppure l'impressione è di isolamento, di separazione dal mondo reale, di lontananza fisica, ma anche temporale. Tuttavia basta guardare la carta per vedere che abbiamo lambito strade e abitati senza averne sentore.
Un lunga discesa ci porta alla stazione di Monte Romano e allo spettacolare ponte sul Mignone, proprio sotto la rupe dove sorge l’antico abitato etrusco di Luni. Un po’ di foto, saltelliamo gioiosi sulle vecchie ma robuste campate ed è tempo di volgere indietro le ruote. Per il ritorno affrontiamo una combinazione di carrarecce che ci porta verso la necropoli di San Giovenale. Un guado, un lungo tratto a spinta su per un sentiero immerso nella vegetazione e siamo già in sella verso Civitella Cesi, dove al riparo di un fontanile consumiamo il nostro lauto pasto a barrette energetiche e io mi apparto per soddisfare i bisogni di una fastidiosa flatulenza.
Le gambe si fanno pesanti e lunghe e ripide salite sassose schiantate sotto il sole cocente obbligano me e Andrea a spingere la bici a piedi, mentre Alfredo continua inesorabile e macinare sulle pedivelle. A Barbarano siamo finalmente di nuovo sul tracciato ferroviario per gli ultimi 10 chilometri di lieve micidiale salita. Arriviamo a Capranica giusto in tempo per una coca cola e per saltare sul treno che cotti, assonnati e felici ci riporta a Roma, dopo 58 chilometri e sei ore e mezzo di sella.