Monti Invisibili

Monte Guardia 
Quota 1.184 m
Data 10-11 maggio 2013
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 630 m
Distanza 18,93 km
Tempo totale 8:17 h
Tempo di marcia 6:48 h
Cartografia Il Lupo Lucretili
Descrizione Primo giorno (6,27 h, +573 m, -400 m, 14,17 km): da Prato Favale (850 m) per la valle Cavalera, la fonte bassa di Campitello (1.025 m, +1,33 h), la fonte alta di Campitello (1.045 m, +9 min.), monte Guardia (1.184 m, +45 min.), casale Capo di Porco (1.050 m, +44 min.), ritorno per colle Spogna (1.155 m, +46 min.), la fonte alta di Campitello (1.045 m, +1,02 h) e la fonte bassa (+9 min.) con ricerca infruttuosa della Grotta Petrunilla. Campo con attrezzature Decathlon.
Secondo giorno (1,50 h, +57 m, -230 m, 4,76 km): da Campitello per Il Pratone (1.021 m, +38 min.), la valle Cavalera e Prato Favale (+1,02 h).
Giornate coperte con brevi e lievi piogge durante primo giorno. Avvistata una volpe sulla strada per Prato Favale.
 
06 monte guardia log

Traccia GPS

07 monte guardia dislivello
07 monte guardia dislivello

033 Campitello mucca e vitello

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029 Campitello mucca

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028 Campitello flebo

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027 Bushmen

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025 In tenda

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024 Marco pipa

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023 Giovanni pipa

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022 Grandpas Firefork Wurstel

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021 Campitello campo

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020 Campitello tenda

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017 Colle Spogna

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016 Colle Spogna

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015 Casale Capo di Porco

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013 Casale Capo di Porco

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011 Casale Capo di Porco

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010 Casale Capo di Porco

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009 Casale Capo di Porco

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008 Casale Capo di Porco

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003 Campitello

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002 Valle Cavalera

Campitello, 10 maggio 2013. Esistono luoghi dove ci si sente a casa anche lontano da casa e il remoto pianoro di Campitello, all'ombra del monte Gennaro, è uno di questi. I suoi argentini fontanili, gli sparsi massi, gli ombrosi boschetti e le radure nascoste dove piantare la tenda e stendersi a riposare. Quante volte ho calcato la sua terra e ammirato i suoi boschi, quante notti ho contemplato le stelle luminose da questa conca oscura! Se la casa di un uomo è dove sono i suoi ricordi, beh… questa allora è un po' la mia casa.
Vent'anni fa ci giungevo la prima volta e vent'anni fa leggevo In Patagonia, di Bruce Chatwin: “E’ compito dell’uomo seminare e andare via, il concepimento è ufficio della donna e ciò che riceve essa bada a nutrire e a incorporare in sé. Questa funzione del suo corpo è la sua gloria, questa funzione della sua mente è il suo fardello. L’uomo va via, abitatore di tende, arabo con un cavallo e tutte le pianure intorno a sé. La donna è un abitante di città con le mura, un’abitante di case, con i suoi beni riposti intorno a sé, vivendo con essi, per non esserne separata”.
E due decenni dopo rieccomi qui di nuovo, con una tenda, con Giovanni e con la scusa di qualche foto.
L'ombrosa Valle Cavalera, innestata fra faggi secolari, ci guida lesta al fantastico pianoro di cui sopra. Il cielo è nuvoloso e una lieve pioggia, lungi dall'arrecare fastidio, rende questo regno di mandrie ancora più incantato. Dalla fonte alta il sentiero si fa più solitario e fra numerose essenze di bruno agrifoglio guadagniamo agili i 1.184 metri del monte Guardia. A dispetto della copertura nuvolosa lontane vette rendono vieppiù selvaggio questo complicato mondo di boschi e di valli che si stende sotto di noi.
Ricaliamo nel bosco e in breve siamo alle suggestive pietre del casale Capo di Porco: antica locanda? stazione di posta? Chissà, ma le dirute mura sussurrano di genti passate, contadini, pastori e viandanti che qui hanno lavorato e vissuto.
Sul far del ritorno una decisa deviazione ci porta in cima ai 1.155 metri del colle Spogna, dove le abbarbicate rovine di un castrum romano sorvegliano ancora questo solitario territorio dalle dimensioni indefinite, dalla topografia complicata, con scarsi punti di riferimento e dove è facile avvertire una sensazione di estraneamento e solitudine.
E' tempo di rientrare a Campitello. Il campo, la tenda, la legna, il fuoco e presto birra e salsicciotti ci accompagnano alle ombre della sera. Una pipa colma l'aria e i pensieri, mentre la notte si satura invece di versi animali.
 
Di buon'ora siamo in piedi, grazie anche alla sveglia di una mucca scampanante; una tazza di tè scalda mani e pancia e in men che non si dica il nostro campo è in spalla. Volgiamo diretti per il limitrofo Pratone e quindi ci immergiamo nuovamente nell’oscura galleria di faggi. Le alte chiome ci scortano lungo la sassosa traccia e presto siamo con le zampe sotto un tavolo a rimpinzarci di birra e kebab.