Monti Invisibili
Gruppo del Secine
Quota 1.885 m
Data 3 ottobre 2013
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 910 m
Distanza 18,78 km
Tempo totale 7 h
Tempo di marcia 5:41 h
Cartografia Il Lupo Altipiani Maggiori d’Abruzzo
Dal parcheggio dopo la ferrovia di Quarto del Barone (1.255 m) per il Bosco delle Carbonere, la Fonte Cernaia (1.650 m, +1,23 h), Monte Secine (1.883 m, +1 h), Monte Basilio (1.885 m, +10 min.), Serra Tre Monti (1.822 m, +43 min.), lo Stazzo di Monte Secine (1.620 m, +25 min.), il Passo della Paura (1.585 m, +20 min.) la Fonte Cernaia (+40 min.) e il parcheggio di Quarto del Barone per la via dell’andata (+1 h). Descrizione
 
06 secine log

Traccia GPS

07 secine dislivello
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033 Segnale ferroviario

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032 Ford Escort SW

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026 Quarto del Barone

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024 Biancospino

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023 Pietra Cernaia

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022 Pietra Cernaia

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021 Stazzo di monte Secine

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020 Verso stazzo di monte Secine

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019 Serra Tre Monti

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018 Da Serra Tre Monti

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017 Da Serra Tre Monti

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016 Verso Serra Tre Monti

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015 Da monte Secine

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014 Da monte Secine

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013 Verso monte Secine

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012 Verso monte Secine

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011 Verso monte Secine

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010 Pietra Cernaia

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009 Pietra Cernaia

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008 Pietra Cernaia

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005 Pietra Cernaia

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004 Pietra Cernaia

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002 Funghi

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001 Le Carbonere

Gruppo del Secine, 3 ottobre 2013. Ultimo viaggio per la gloriosa Ford Escort SW anno 1997. Verso quanti sentieri mi ha condotto, quanti chilometri ha macinato sulle piacevoli autostrade abruzzesi! E oltre che come mezzo di trasporto, ha servito anche da comoda alcova, funzione che temo la nuova Dacia Duster difficilmente assolverà.
Per questo ultimo viaggio prima della triste dismissione mi sono spinto a scoprire quel remoto gruppo del Secine, nei confini del Parco Nazionale della Majella, che aveva destato la mia attenzione già oltre dieci anni fa salendo con i camion di Overland alla Maielletta.
Sono da poco passate le sette quando m'incammino, finalmente di nuovo solitario, dai 1.255 metri di Quarto del Barone. Finalmente, perché dopo un'inusuale e desiderata stagione di passeggiate in compagnia, sento il bisogno di affrontare nuovamente la natura da solo, beneficiando dei silenzi e della profonda comunione che solo la solitudine può offrire.
Badando solo al mio respiro e al mio passo mi avvio lesto nel Bosco delle Carbonere, in un territorio intriso d'acqua ormai in bilico fra le stagioni, con chiome rigogliose che si alternano a sbuffanti toni autunnali sotto un cielo plumbeo illuminato da vermigli cespugli di bacche. Una sagoma confusa, forse un lupo, mi sfreccia davanti, mentre tutto il bosco risuona di versi e scricchiolii, rendendo più profonda e piacevole la mia solitudine.
La selva è forata qua e là da poderosi monoliti, fratelli minori della stupefacente Pietra Cernaia, dove presto mi reca il sentiero. Uno stagno con tanto di ninfee sgorga proprio sotto il versante sudoccidentale dell’enorme sperone roccioso, ma la meraviglia è tutta per il suo nascosto lato orientale, dove si eleva una lunga parete bianca verticale.
Le nuvole si alzano disegnando vapori che rendono vieppiù indistinti i contorni degli alberi e delle vette, e mentre il cielo si riempie di squarci d'azzurro, risalgo un autunnale vallone verso il monte Secine. Mi arrampico inutilmente su un mucchio di traballanti rocce e poi eccomi ai 1.853 metri della vetta giusta, da dove lo sguardo sorvola boschi rugginosi e giunge inaspettato alla possente mole de La Meta. Dall'alto apprezzo questo complesso e sconosciuto territorio che fatico non poco a metabolizzare e dove perdo sovente la giusta direzione nonostante l'ausilio dei satelliti.
Pochi minuti e sono ai 1.855 metri della gemella vetta del Basilio, da dove mi incammino verso l'ultima elevazione della giornata, transitando casualmente presso due enigmatiche croci che riportano S.D.M. 3.6.43 e S.E.M. 3.6.43. Tombe partigiane? Vendette locali? Impossibile scoprirlo.
Ecco i 1.822 metri delle affastellate rocce della Serra Tre Monti, abbarbicate su boschi giallorossi e con la celata vetta del Porrara dirimpetto.
Volgo indietro gli scarponi e, attraverso lo stazzo del Monte Secine e i 1.585 metri del Passo della Paura, in un'ora e mezzo sono di nuovo alla Pietra Cernaia, dove, al riparo di un castello di massi, giunge il tempo di pranzare e, al tiepido sole d'autunno, anche di accendere un sigaro toscano.
Il toscano brucia bene, è in grado di emanare i migliori sentori e infondere le più profonde sensazioni al tiepido sole di un pomeriggio autunnale. Forse la combinazione di temperatura e umidità tipiche di questa stagione, o anche i colori castani del periodo che si sposano con l'aroma schietto e campagnolo di questo sigaro. O forse anche ricordi di esperienze lontane, quando papà Diego fumava uno dei suoi rari toscani nei pomeriggi autunnali a San Martino al Cimino.
Le fiamme crepitavano lente nel camino, mentre una lama di luce entrava dalla finestra facendo brillare una miriade di pigre particelle di polvere fluttuanti nell'aria immota, pervasa da spire di aromatico fumo.
Inforco lo zaino e mi rituffo nelle ormai assolate Carbonere per l'ultima ora di cammino verso la cara Escort, che il giorno successivo saluterò per sempre.
 
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