Alpi Apuane
Quota 1.858 m
Data 18-19 luglio 2015
Sentiero segnato
Dislivello in salita 1.311 m
Dislivello in discesa 1.125 m
Distanza 15,82 km
Tempo totale 13:46 h
Tempo di marcia 9:07 h
Cartografia Multigraphic Alpi Apuane
Descrizione Primo giorno (6,38 h, +937 m, -287 m, 8,45 km): dal Rifugio Alto Matanna (1.047 m) per la Foce delle Porchette (979 m, +48 min.), la Foce di Petrosciana (961 m, +43 min.), il Passo dell’Arco sotto Monte Forato (1.160 m, +51 min.), Foce di Valli (1.258 m, +1,12 h), la Costa Pulita, il Passo degli Uomini della Neve (1.690 m, +1 h), la Focetta del Puntone (1.607 m, +15 min.) e il Rifugio Rossi alla Pania (1.609 m, +10 min.). Splendida traversata in ambiente aspro e selvaggio, ma con condizioni climatiche di alta temperatura ed elevata umidità con scarsa o nulla visibilità sul mare e sulla pianura.
Secondo giorno (7,08 h, +374 m, -838 m, 7,37 km): dal Rifugio Rossi (1.609 m) per la Focetta del Puntone (1.607 m, +10 min.), il Callare della Pania (1.824 m, +28 min.), la Pania della Croce (1.858 m, +7 min.), il Pizzo delle Saette (1.720 m, +1,03 h), la Borra di Canala, la Focetta del Puntone (+1,10 h), il Rifugio Rossi (+10 min.) e Piglionico (1.130 m, +1 h). Giornata calda ma ventilata con visibilità sul mare. Cresta per il Pizzo delle Saette impegnativa, esposta e spettacolare. Avvistato un muflone nella salita al pizzo.
082 Borra di Canala
081 Discesa dal Pizzo delle Saette
080 Pizzo delle Saette
077 Pizzo delle Saette Massimo
075 Cresta delle Saette
070 Cresta delle Saette
069 Cresta delle Saette
065 Cresta delle Saette
064C resta delle Saette
061 Pania della Croce
060 Pania della Croce
059 Alpi Apuane
058 Forte dei Marmi
056 Pizzo delle Saette
054 Verso Callare della Pania
051 Focetta del Puntone
050 Focetta del Puntone
049 Pizzo delle Saette
047 Rifugio Rossi
046 Rifugio Rossi e Pizzo Saette
045 Rifugio Rossi
043 Cresta delle Saette
042 Rifugio Rossi
040 Rifugio Rossi
039 Rifugio Rossi e Pania Secca
036 Segnale CAI
035 Elicottero
034 Costa Pulita
031 Costa Pulita
029 Verso Foce di Valli
027 Verso Foce di Valli
025 Monte Forato
023 Monte Forato
022 Monte Forato
021 Monte Forato e Pania della Croce
019 Verso Monte Forato Massimo
018 Foce di Petrosciana
016 Verso Foce di Petrosciana
015 Pania della Croce
014 Da Foce delle Porchette me
012 Monte Corchia
011 Da Foce delle Porchette
010 Foce delle Porchette
009 Foce delle Porchette
008 Verso Foce delle Porchette
006 Rifugio Alto Matanna
003 Rifugio Alto Matanna
002 Rifugio Alto Matanna
001 Rifugio Alto Matanna
Alpi Apuane, 18 e 19 luglio 2015. Come avevo scritto anni or sono, Alpi e Appennino sono due mondi alquanto diversi: femmine smaccate nella loro bellezza le prime, maschio geloso delle proprie meraviglie il secondo. E poi c’è la catena delle Apuane, facente parte dell’Appennino ma che si fregia del nome di Alpi: montagne spigolose e aspre che lasciano poco all’immaginazione nel loro evidente splendore. Lo stesso nome è una sintesi di Alpi e Appennino, dove la radice celtica pen – altura, cima, monte – si ritrova in apuano, appennino e anche nel toponimo pania di molti di questi rilievi.
E allora, novello Orlando Furioso, eccomi in treno che sono le 5 con Enrico verso Firenze, dove il buon Massimo con il gruppo escursionistico Il Crinale ha organizzato una traversata di due giorni di questi Monti della Luna, come li appellava duemila anni fa Strabone.
Lunghe e tortuose strade nel tormentato territorio apuano e sono già le torride dieci e trenta quando finalmente con Antonio e Massimo calziamo gli scarponi ai 1.047 metri del Rifugio Alto Matanna. Una babbiona fiorami abbigliata ci da il benvenuto, esprimendo stupore e costernazione per la nostra impresa e ammonendoci che dove noi pensiamo di andare non c’è neanche segnale per il cellulare!
Per nulla intimoriti da tale orrida minaccia, aggrediamo senza indugio il sentiero che ci conduce al primo stupefacente affaccio della giornata: i 979 metri della Foce delle Porchette, dove al di là di una sprofondante veduta ci appare tutto l’accidentato percorso odierno e la lontana svettante Pania della Croce.
Ci lasciamo alle spalle il singolare torrione del Procinto e al riparo di ombrose fronde procediamo spediti su eleganti sentieri marmorei fino ai 961 metri della Foce di Petrosciana, dove il caldo ha ormai il sopravvento e non c’è più borraccia capace di dissetarci. L’Appennino è tutto calcare e carsismo, ma sulle Apuane il fenomeno è particolarmente profondo e non c’è un ruscello, una fonte, un rivolo: tutto inghiottito nelle viscere della terra in una mancanza d'acqua angosciante. E i sentieri, pur marcati, sono dissestati di pietre e insidioso paleo, questa erba ruvida e filiforme che cela alla vista e al passo asperità e trappole. Una camminata da queste parti vale doppio.
È solo stupore alla vista del Monte Forato, con il suo grande arco naturale figlio dell’acqua e del vento, dove alcuni buontemponi appesi a non proprio novelle corde dondolano nel vuoto con vista sulla lontana valle.
Il caldo e lo stordimento sono ormai sgraditi compagni mentre ci avviamo ai 1.258 metri della Foce di Valli lungo un'ampia dorsale dalle splendide contrapposte vedute, anche se il vicino mare e solo una lattiginosa barriera di foschia. Da questo ripiano erboso fra Versilia e Garfagnana ci appare imponente la Pania della Croce e sotto un sole martellante attacchiamo l’assolata Costa Pulita che ne risale ripida il versante meridionale. Le gambe sono pesanti; ma se anche sui sentieri a volte arranchi, nei ricordi voli sempre.
Una leggera brezza ci investe finalmente ai 1.690 metri del Passo degli Uomini della Neve, dove i valligiani versiliesi e garfagnini salivano per approvvigionarsi della neve che rimaneva fino alla tarda estate nei versanti riparati dal sole. Pochi minuti ancora per la Focetta del Puntone e poi per i 1.609 metri del Rifugio Rossi alla Pania, in bella posizione sotto l'Uomo Morto e dove ci attendono Beppe e Luciano.
Con una birra calda ammiriamo il sole arrossare la Pania Secca, mentre il rifugio si riempie e un ruvido toscano è il giusto accompagnamento per questa aspra terra.
Cena scarsa e notte rovente nella stipata camerata. Nell'oscurità poi spariscono tutti silenziosamente per andare ad ammirare l'alba dalla cima della Pania. Colazione come la cena e con il primo sole siamo in marcia verso la Pania della Croce.
Giornata calda ma non torrida e confortati da una lieve brezza in breve siamo ai 1.858 metri della Regina delle Apuane, dove si spalanca tutto questo inquieto selvaggio roccioso spigoloso mondo che sembra una pagina di Google Earth quando amplifichi l’elevazione. Il vicino Monte Corchia, il Sumbra, il Contrario, il Pizzo d'Uccello e sua maestà il Pisanino; più lontani nelle foschie l'Alpe di Succiso, il Cusna e il Cimone. E ancora valli profonde e incise, fianchi aspri squarciati dal candore delle cave e dalle lunghe ferite delle vie di lizza; e infine lo scintillio del Mediterraneo e nelle brume la curvatura appena accennata del Golfo di La Spezia. Indugiamo a lungo sotto la grande croce di questo balcone sulla Garfagnana e sulla Versilia.
Poi in veloce drappello caliamo sull’esile cresta che si avvia verso il Pizzo delle Saette, mole rocciosa e articolata di arditi speroni. È del tutto evidente che non è transitabile. E invece in precario equilibrio fra verticali strapiombi procediamo verso il cielo sugli affastellati e aerei massi. Un paesaggio lunare e scabro ci accompagna a un ripido canalino di sfasciumi e mentre un muflone sgambetta via, siamo in vetta, dove lo sguardo si perde di nuovo in un’aerea visione di questo mondo apuano, sconvolto di fratture, abissi e doline.
Scendiamo ora nel torrido vallone roccioso della Borra di Canala e poi finalmente il rifugio, dove ci affoghiamo di acqua e ci perdiamo in soddisfatte chiacchiere con altri escursionisti.
Rimane solo l’oretta di cammino nel bosco per Piglionico, con l’aria che scalda a ogni metro di discesa. E ancora un paio d’ore di strada per Firenze, la cena con Massimo e Manuela, il treno per Roma, un passaggio per casa, finalmente una doccia e a letto che è ormai mezzanotte.
Grazie al Crinale per questa prima splendida due giorni apuana.