Monti Invisibili
Traversata del Nuria
Quota 1.888 m
Data 27 marzo 2018
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 1.078 m
Dislivello in discesa 1.594 m
Distanza 24,06 km
Tempo totale 9:18 h
Tempo di marcia 8:25 h
Cartografia Selca Alta Valle del Velino
Descrizione In treno dalla stazione di Antrodoco-Borgo Velino (ore 7,10) a Sella di Corno (990 m). Poi per la Valle di Cappelletto, la Forcella di Rascino (1.345 m, +1,25 h), il Piano di Cornino (1.250 m), la Faggeta del Nurietta, Monte Nuria (1.888 m, +4,05 h), il Rifugio Romolo del Angelis (1.480 m, +50 min.), il Rifugio Borgo Velino (1.204 m, +35 min.) e la stazione di Antrodoco-Borgo Velino (476 m, +1,30 h). Splendida e faticosa traversata su neve uniforme da quota 1.100 in salita a quota 1.200 in discesa.
032 Verso Antrodoco
031 Rifugio Borgo Velino
030 Rifugio Romolo de Angelis
029 Me
028 Monte Giano
027 Monte Nuria
025 Piano del Nuria
024 Monte Nurietta
023 Verso Monte Nuria
022 Ciaspole
020 Faggeta del Nurietta
019 Monte Nuria
018 Piano di Cornino
017 Piano di Cornino
014 Lago di Cornino
013 Verso Piano di Cornino
012 Ghiaccio
011 Piano di Rascino
010 Forcella di Rascino
009 Verso Forcella di Rascino
008 Sella di Corno
007 Sella di Corno
006 Sella di Corno
005 Sella di Corno
004 Sella di Corno
003 Treno per Sella di Corno
001 Antrodoco Borgo Velino
Traversata del Nuria, 27 marzo 2018. Il solitario vagone sferraglia nella stazione di Antrodoco, sorvegliata dalla scritta DVX appena sfiorata dal sole; zaino, ciaspole, piccozza e ramponi salgo in un’atmosfera calda e ovattata: alcuni dormono, altri sono chini sui libri delle imminenti lezioni.
L’automotrice ALn 776 ruggisce e subito s’immerge nella pancia della montagna. Tre gallerie elicoidali e quando ne emerge non va più verso nord ma verso sud e sul buio delle valli si stagliano all’orizzonte un Terminillo carico di neve e la mia meta odierna: il Monte Nuria.
È almeno un decennio che ho nel cassetto questa traversata che si avvalga, come in tempi eroici e più lenti, della ferrovia. E questo è ormai l’ultimo territorio appenninico dove si possa realizzare, prima che anche questa strada ferrata cada sotto la scure miope dei rami secchi.
Stazione di Sella di Corno, quota spartiacque tra Lazio e Abruzzo: scendo solitario nell’aria gelida e mi avvio in un paesaggio invernale che in breve si ammanta di neve.
Su per la Valle di Cappelletto, neanche un refolo di vento, solo silenzio e solitudine. A tratti la neve sfonda, in altri è dura e croccante come i confetti ricci di Sulmona.
Dai 1.345 metri della Forcella di Rascino un mondo segreto mi si rivela: da una parte i Piani di Rascino sono un mare di nembi che sciabordano sui fianchi delle montagne; dall’altra il Piano di Cornino ispira quiete e serenità col suo laghetto alberato; in mezzo si eleva il massiccio del Nuria, alto, lontano e ammantato di boschi.
Dei tanti monti invisibili del nostro invisibile Appennino questo è uno dei più invisibili, reso trasparente dalla sua sobria quota e dalla vicinanza di tanti rinomati fratelli.
Incrocio a lungo per la sconfinata distesa innevata per giungere all’ingresso del bosco, dove è tempo di calzare le ciaspole; e con queste calzature delle sette leghe procedo spedito nell’immobile Faggeta del Nurietta.
Un cielo di piombo illuminato dal sole mi accoglie sui piani del Monte Nuria; gli ultimi faticosi saliscendi mi portano finalmente ai 1.888 metri della cima: il Terminillo, il Calvo, il Giano con la sua scritta, sotto la valle del Velino e in lontananza il Gran Sasso.
Ci piace andare in montagna perché ci rende piccoli ma parte di un tutto, cosa che nella vita di tutti i giorni spesso non siamo.
Un’aria gelida mi rimette tosto in cammino sul ripido versante nord, fra neve ventata e alberi affogati nel bianco dove con tutte le ciaspole affondo di un metro. Il bosco m’inghiotte in una continua scivolata fino al Rifugio Romolo de Angelis, dove al riparo delle accoglienti mura mi concedo finalmente un tè caldo e un panino.
La neve si acquieta e in serena discesa sono al grande rifugio pastorale Borgo Velino. Un breve tratto di asfalto e poi un antico tratturo taglia le ampie svolte della strada, immergendosi in vetusti castagneti e altre tracce di storia rurale.
Il mondo torna a essere dolce, allietato da intense fioriture di primule, mentre il Giano si fa di nuovo imponente e Antrodoco si avvicina con la sua promessa di riposo e di una birra.
Dopo tanto camminare ecco di nuovo la stazione: treno e scarpe, insieme alla bicicletta i più ecologici veicoli che esistano.