Monti Invisibili

Monte Pozzoni

Quota 1.903 m

Data 10 febbraio 2018

Sentiero segnato

Dislivello 745 m

Distanza 7,74 km

Tempo totale 4:05 h

Tempo di marcia 3:14 h

Cartografia Selca Alta Valle del Velino

Descrizione Dall’inizio della Valle di San Rufo (1.174 m) per la Fonte di San Rufo (1.300 m, +17 min.), la Valle Pozzoni, la Fonte Pozzoni (1.635 m, +1 h) e Monte Pozzoni (1.903 m, +52 min.). Ritorno per la stessa via (+1,05 h). Giornata perturbata, con tratto finale percorso in una fitta nebbia, con vento forte e neve lieve.

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Traccia GPS

07pozzonidislivello
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017 Valle Pozzoni

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016 Fonte Pozzoni

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015 Valle Pozzoni

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014 Valle Pozzoni

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013 Monte Pozzoni

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012 Verso Monte Pozzoni

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011 Verso Monte Pozzoni

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010 Peschi dell Aquila

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008 Peschi dell Aquila

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007 Valle Pozzoni

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006 Valle di San Rufo

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005 Peschi dell Aquila

005peschidellaquila

004 Selva Rotonda

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003 Fonte di San Rufo

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002 Fiume Velino

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001 Valle di San Rufo

Monte Pozzoni, 10 febbraio 2018. Monte Pozzoni, o Monte Pizzuto: l’origine del nome appare evidente ammirando la sua spigolosa prospettiva e il vicino aguzzo Peschio dell’Aquila.

Ma di quanti toponimi ignoriamo l’origine? Il Monte Crepacuore chi avrà fatto schiattare? E cosa sarà accaduto alla Conca degli Invalidi, sul Gran Sasso? Invece per il Pizzo Cefalone sappiamo che potrebbe essere una corruzione di scivolone, dalla vicina via di comunicazione del Passo della Portella, percorsa dai valligiani di Pietracamela che trasportavano la lana su per la Val Maone e poi discendevano verso L'Aquila sui pendii innevati mettendosi cavalcioni sulle balle.

La toponomastica mi ha sempre affascinato, come se il nome di un monte, di una valle, di un fiume potesse rivelare la loro anima più intima e remota.

Com’è stato giustamente osservato: “La lettura della toponomastica di una carta che rappresenti una parte qualsiasi dell’Italia è solo in apparenza un’operazione sincronica. I toponimi che si trovano sullo stesso piano l’uno accanto all’altro hanno in molti casi origini diverse per profondità cronologica e appartenenza culturale: vanno quindi interpretati secondo una lettura stratigrafica che individui l’epoca storica, la società e l’etnia che li hanno fissati. Nel caso dell’Italia si tratta di un’operazione resa complessa da quasi tre millenni di storia e spesso i toponimi rappresentano l’unica testimonianza ancora visibile di etnie e culture ormai cancellate dal tempo”. (Alberto Nocentini, glottologo).

Rimuginando in solitudine questi pensieri, mi avvio per la grigia Valle di San Rufo, in una gelida giornata di vento e tempesta che in un attimo mi tramuta in un bagno di sudore. Varco il Fiume Velino, che ancora torrente nasce da queste montagne e il cui etimo potrebbe essere lo stesso dell’omonimo monte con cui nulla c’entra: il nome etrusco Vel e l'accadico inu, sorgente, fiume, lago.

Salgo per una neve sottile su per il bosco silenzioso e compatto, seguendo le tracce del giorno precedente di Giorgio Giua, grandissimo appenninista ma soprattutto uno che vive la montagna al di fuori delle apparenze, per il piacere di sè.

Il cielo incupisce e l’alpino Peschio dell’Aquila sfida ora le nubi in squarci di azzurro.

Alla diruta Fonte Pozzoni mi accoglie un vento feroce ed è tempo di calzare i ramponi: poi sparisco verso l’Umbria sulla cresta turbinosa di neve. Bianco sotto sopra ai lati, i pensieri vagano senza confini: Che ci faccio qui? E se non è riuscito Chatwin a rispondere a questo interrogativo, figuriamoci se ci riesco io!

Improvvisamente il gps mi segnala che sono ai 1.903 metri della vetta, ma non scorgo la croce. Da che parte andare? Di qua e di là affondo in un’invisibile neve ventata; poi ecco tracce di sci: cinque metri e ci sono. La mia prima escursione – asincrona – con Giorgio.

Attendo nel vento e nei nembi se mi si concede il panorama; inizia a nevicare e riprendo la via del ritorno, rinviando a un’altra occasione il programmato anello. L’esperienza (bel sinonimo di età) rende lieve la rinuncia.

Silenzioso nella neve e nel vento, avvolto nei pensieri e nella bellezza di questo mondo, raggiungo di nuovo la valle, dove gli esotici aromi di un sigaro cubano mi spingono di nuovo verso la civiltà.