Monti Invisibili
Monte Brecciaro
Quota 1.954 m
Data 24 settembre 2016
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.495 m
Distanza 20,34 km
Tempo totale 9:11 h
Tempo di marcia 8:27 h
Cartografia Il Lupo Monti Reatini Terminillo
Descrizione Da Sigillo (625 m) per la Valle Scura, il bivio per il Sentiero 433 (820 m, +1 h), Colle Mastrozza (1.141 m, +48 min.), Monte Ritornello (1.784 m, +2,04 h), Monte Brecciaro (1.954 m, +37 min.), sopralluogo alla Sella di Monte Elefante (1.890 m, +15 min.), Pian di Scura, Fonte Capo Scura (1.430 m, +1,33 h), la Valle Scura, i Pisciarelli (939 m, +1,10 h) e Sigillo (+1 h). Salita per il sentiero 433 in bosco scosceso dal fondo scivoloso e con scarsi riferimenti e segnaletica. 1,3 km dopo la Salaria non seguire la sterrata ma il sentiero sulla sinistra segnalato da un ometto; dopo Fonte Capo Scura non seguire la sterrata ma il sentiero poco accennato sulla destra. Avvistato un capriolo sul Monte Ritornello.
Monte Brecciaro, 24 settembre 2016. Il Terminillo è una montagna dai due volti. C’è quello che volge verso Roma, devastato dal cemento, dalle antenne e dagli impianti di risalita; e c’è quello contrapposto, che si affaccia verso la valle del fiume Velino, dove fra fitte faggete si elevano vette solitarie e si snodano canaloni selvaggi.
Proprio di questo versante siamo andati alla scoperta oggi con Alessandro, avviandoci dal deserto borgo di Sigillo, incastrato sotto i piloni della via Salaria, verso la poderosa Valle Scura, o Vallone di Capo Scura come è riportato sulla carta.
E come sempre accade quando non ci si vede da tempo, il cazzeggio prende tosto il sopravvento, così da farci superare di un buon tratto il piccolo ometto che segnala una necessaria svolta a sinistra.
Recuperata la rotta, nell’aria fredda del primo autunno ci inoltriamo fra gustosi cespugli di more, costeggiando l’impetuoso Torrente Scura in una natura che stenta a perdere il verde a favore dei gialli e dei rossi.
Con i ghiaioni dello Iaccio Crudele che baluginano in lontananza, in breve siamo alla segnata deviazione per il sentiero 433.
Fra copiose fioriture di boleti principiamo a inerpicarci in un bosco scosceso e scivoloso. La traccia è più un’idea che una realtà: ogni tanto nella fitta vegetazione appare uno sbiadito segno, addirittura un cartello indicatore che sembra piovuto dal cielo, ma in generale è evidente che siamo su un percorso abbandonato.
Eccoci comunque ai chiusi 1.141 metri di Colle Mastrozza, costeggiamo un possente castello roccioso e arriviamo su una lunga cresta paglierina, con la Laga che fa capolino dalle nubi e che ora ci scorta da presso.
La Valle Scura sprofonda alla nostra destra mentre un ultimo strappo ci porta ai 1.784 metri del Monte Ritornello, colle erboso con sentori di alpeggio. Un capriolo salta fuori stupito davanti a noi e in pochi agili balzi è già un puntino lontano.
Il Monte di Cambio e il Terminillo si scrollano di dosso i nembi e noi affrontiamo i nebbiosi saliscendi per i 1.954 metri del Monte Brecciaro, da dove il Monte Elefante si eleva possente e noi ammiriamo un mondo selvaggio che in nulla ricorda l’antropizzato versante occidentale del massiccio.
È ora di andare a sbirciare la famigerata cresta che sale sull’Elefante per vedere se è alla nostra portata.
Una ripida e sconnessa discesa ci conduce a un breve tratto di cresta affilata ed esposta; un dosso ed ecco la famosa passerella rocciosa, pressata fra due contrapposti vuoti.
È larga abbastanza da non presentare problemi, ma solo per condurci al cospetto di una ripida e aerea spina, esposta su tre lati su un vuoto rabbrividente. Almeno un secondo grado, ma forse qualcosa di più.
La osserviamo a lungo dubbiosi. Forse si sale (non mi piace quel forse), ma cosa ci aspetta oltre? Quello che abbiamo visto da sopra, dal Brecciaro, non ci convince: e se fosse necessario tornare sui nostri passi per manifesta incapacità?
Scrive Erri de Luca che la rinuncia in montagna è un atto di umiltà, perciò difficile.
Ma la montagna è una buona maestra, perché non ammette errori e noi volgiamo le spalle senza rimpianti all’impraticabile cresta che si perde nelle ombre e assecondiamo invece il ripido pendio verso l’assolato Pian di Scura.
Intercettiamo la carrareccia che scende dal Rifugio Sebastiani e fra alte vette che ricordano la Laga e i Sibillini, caliamo a svolte alla Fonte Capo Scura. Un lungo sentiero boscoso ci reca infine ai suggestivi Pisciarelli, dove una parete muscosa stilla numerosi filamenti d’acqua.
Manca poco ormai per rientrare a Sigillo e nel minuscolo e affollato bar del paese, fra birra, coca cola e patatine, ha termine la nostra incursione in questo Terminillo inconsueto e selvaggio.