Monti Invisibili

Monte di Cambio
Quota 2.081 m
Data 1° giugno 2024
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.155 m
Distanza 17,04 km
Tempo totale 8 h
Tempo di marcia 6:54 h
Cartografia Il Lupo Monti Reatini Terminillo
Descrizione Da Piedelpoggio (927 m) per il Fosso di Macchia Grande, il Rifugio e il Laghetto della Croce (1.585 m, +1,53 h), la Forca dei Faggi (1.727 m, +1,02 h), Monte Costa Acera (1.791 m) e Monte di Cambio (2.081 m, +1,13 h). Ritorno per Macchia Porana, Fonte Porana (1.429 m, +1,47 h), Fonte del Pero (1.250 m, +23 min.) e Piedelpoggio (+36 min.). Piacevole escursione su sentieri in gran parte dimenticati. Nella salita per il Fosso di Macchia Grande traccia di buona percorribilità su antica traccia sempre visibile o percepibile, tranne in zona ripida di alberi caduti. Nella discesa per Macchia Porana, dopo Fonte Porana traccia a tratti infrascata. Piccolo raccolto di orapi alla Forca dei Faggi.
 

monte di cambio mappa

Traccia GPS

fonte del pero

026 Fonte del Pero

monte di cambio

025 Monte di Cambio

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024 Nuvole

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023 Monte di Cambio

monte terminillo

022 Monte Terminillo

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021 Monte di Cambio

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020 Monte di Cambio

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019 Monte di Cambio

monte vettore

018 Monte Vettore

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017 Rifugio Maiolica e Terminillo

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016 Monte Vettore

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015 Verso Monte di Cambio

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014 Bosco

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013 Monte Terminillo

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012 Monte Terminillo

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011 Monte Terminillo

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010 Verso Forca dei Faggi

laghetto della croce

009 Laghetto della Croce

laghetto della croce

008 Rifugio della Croce

macchia grande

007 Verso Laghetto della Croce

macchia grande

006 Faggio foglie

neottia nidus avis

005 Neottia nidus-avis

macchia grande

004 Fosso di Macchia Grande

macchia grande

003 Fosso di Macchia Grande

piedelpoggio papaveri

002 Piedelpoggio papaveri

piedelpoggio papaveri

001 Piedelpoggio papaveri

monte di cambio dislivello

000 Monte di Cambio dislivello

Monte di Cambio, 1° giugno 2024. È una limpida giornata di fine primavera quando lascio alle spalle le solitarie case di Piedelpoggio e mi avventuro fra campi di fieno rosseggianti di papaveri.
La ricchezza di colori è sicuramente uno dei piaceri basilari di una camminata nella natura, uno stimolo visivo che si fa strada nell’animo al servizio delle emozioni. E il rosso di questi fiori, con la sua energia, instilla forza anche nelle gambe.
Il sentiero è poco inciso, un’antica traccia ormai dispersa ancora però chiaramente percepibile, anche nei rari e sbiaditi segni che si affacciano ogni tanto sugli alberi.
Alti faggi svettanti mentre procedo lento nell’incassato Fosso di Macchia Grande. La giornata luminosa accende le giovani foglie come lampadine, inondando di verde il cammino. Colore complementare al rosso, è ovunque nella natura e uno dei più piacevoli per la vista, capace di donare equilibrio all’animo.
La traccia si perde, poi riappare e s’immerge in un ripido tratto di alti alberi caduti e affastellati che scavalco con difficoltà. Poi il sentiero si tranquillizza e esco sui prati a poca distanza dal Rifugio e dal Laghetto della Croce, denso di armenti al pascolo. Il cielo è una coppa blu dove pascolano bianche nubi fioccose. Colori anche dell’acqua e della purezza di una natura viva e vitale.
Esco di nuovo dal bosco e dall’altra parte dell’incisa Vallonina sorge ora possente il Terminillo, ammantato di foreste smeraldine.
Nel ronzio dei bombi, la Forca dei Faggi mi offre un piccolo raccolto di orapi e procedo quindi spedito in lievi saliscendi verso il Monte di Cambio, ora ben visibile davanti a me. Ne studio intanto la salita che appare oltremodo ripida. Ma quello che sembra difficile da lontano si addolcisce da vicino.
Resta comunque una bella erta di pietre sconnesse e sdrucciolose, ma in breve sono sulla cresta e di lì approdo ai 2.081 metri della vetta, popolata di altri escursionisti.
Un mondo di orizzonti convessi si apre allo sguardo, dal vicino Terminillo, all’inusuale prospettiva del Gran Sasso, al Vettore a tutta la lunghissima catena della Laga.
Un vento freddo m’induce presto di nuovo al cammino su quella disagevole traccia in discesa. Devio poi su un sentiero nuovamente dimenticato: a volte inciso altre sparisce nel folto. Qualche raro segno sbiadito, due fonti infrascate: la Porana e del Pero.
E poi ecco di nuovo Piedelpoggio: dopo questa scorpacciata di colori è tempo dell’oro di una birra.