Monti Invisibili
Veio anello di Belmonte
Quota 220 m
Data 24 ottobre 2021
Sentiero non segnato
Dislivello 232 m
Distanza 11,19 km
Tempo totale 5:30 h
Tempo di marcia 5:07 h
Cartografia Carta escursionistica Parco di Veio
Descrizione Dal Laghetto di Pesca Sportiva sotto Grotta Pagana (140 m) per la Tagliata di Belmonte (217 m, +25 min.), la cresta di Belmonte attraverso ipogei e cisterne fino alla torre medievale (214 m, +32 min.) e al pozzo (203 m +6 min.). Ritorno alla tagliata (+45 min.) e per il Fosso di Costa Frigida fino alla Moletta di Mezzo (214 m, +1,37 h); poi per il Fosso di Sant’Antonino alla Mola Paradisi (109 m, +25 min.), la Mola di Sopra (139 m, +50 min.) e il Laghetto di Pesca Sportiva (+27 min.). Escursione avventurosa con notevoli difficoltà di progressione nel Fosso di Costa Frigida e fra le tre mole pur su traccia presente ma in larga parte chiusa da rovi. Avvistati tre giovani cinghiali e un airone.
035 Marco e gli scout
034 Morlupo Il Casalaccio
033 Laghetto Pesca Sportiva
032 Pesci
031 Mola di Sopra
030 Mola di Sopra
029 Mola di Sopra
028 Mola di Sopra
027 Mola Paradisi
026 Mola Paradisi
025 Mola Paradisi
024 Mola Paradisi
023 Moletta di Mezzo
022 Moletta di Mezzo
021 Fosso di Costa Frigida
020 Fosso di Costa Frigida
019 Fosso di Costa Frigida
018 Belmonte ipogei
017 Belmonte ipogei
016 Belmonte ipogei
015 Belmonte
014 Acquedotto del Peschiera
013 Pozzo
012 Torre medievale
011 Torre medievale
010 Torre medievale
009 Belmonte
008 Belmonte
007 Belmonte
006 Belmonte
005 Belmonte
004 Tagliata di Belmonte
003 Verso Belmonte
002 Grotta Pagana
001 Laghetto Pesca Sportiva
Veio Belmonte, 24 ottobre 2021. Dove sta l’avventura? In luoghi lontani e remoti da raggiungere con mille peripezie? O dietro l’angolo, ovunque sia possibile lasciarsi andare a uno sguardo di stupore?
Anni di avventure in giro per il mondo e appena fuori della porta di casa, mi hanno insegnato che non è in nessuno dei due posti. L’avventura è solo dentro di noi o, come scrive Pierre Mac Orlan “L'avventura sta nello spirito di chi la cerca”.
Il parco che attraverso per andare a lavoro, la soffitta di mia nonna o una vecchia credenza ingombra di cimeli possono avere lo stesso contenuto di avventura dell’attraversamento del Borneo; o, come questo, possono non averne affatto se non siamo nella giusta disposizione d’animo.
Ma se il Borneo potrebbe non capitare mai nella nostra vita, ecco che ogni giorno ci si aprono molteplici possibilità d’avventura: basta saperle cogliere con animo aperto e occhi di bambino.
È appunto un gruppo di ragazzi scout che dobbiamo andare a recuperare nel pomeriggio, e allora perché non approfittarne per esplorare quel quadrante orientale del Parco di Veio – a un tiro di schioppo da cupolone – a me ancora sconosciuto?
Neanche un’ora di guida – ma se non c’era il recupero pomeridiano, potevamo farlo anche in treno – e siamo già sotto la grande Grotta Pagana, per un cammino incognito che si presenta periglioso e d'incerta percorribilità, fra fossi ipogei grotte guadi fango cinghiali e mole, per tacer delle piante spinose.
Dopo il primo breve tratto asfaltato deviamo verso la visibile dorsale di Belmonte, con un sentiero inaspettatamente inciso e agevole che ci porta a una breve via cava. Qui inizia la lunghissima cresta – oltre un chilometro – che albergava un misterioso insediamento rupestre medievale.
Trincee scavate nel tufo proteggono la dorsale che dopo i primi arbusti diviene presto larga e tufacea, con la vista ben aperta su tutto l’Agro Veientano. Si susseguono tratti scavati, ipogei, cisterne e pozzi e infine, dopo un altro fossato, quel poco che rimane dell’antica torre medievale intorno alla quale si addossava l’abitato. Ovunque fori nella superficie tufacea testimoniano l’antica presenza di capanne, così come le vasche per la raccolta dell’acqua. Un luogo magico del quale nonostante anni e anni di frequentazione del parco non ero ancora venuto a conoscenza.
Cinghiali grufolano sotto di noi, impossibile scendere per i fianchi dirupati e così torniamo alla tagliata per ingaggiare il Fosso di Costa Frigida: e qui la percorribilità si fa davvero incerta.
Dopo un primo tratto prativo, la faccenda diviene spinosa. Ci intorciniamo a lungo fra i rovi, pur su una traccia presente, ci graffiamo, finalmente passiamo e siamo nel fosso, nella tipica conformazione dei torrenti veientani dal fondo tufaceo che permette di camminare a pelo d’acqua. E così andiamo avanti, alternando dolenti spini e agevoli gallerie arboree, acqua e roccia. Sbagliamo ogni tanto la via e torniamo indietro e finalmente sentiamo rombare le acque della nascosta Moletta di Mezzo.
Con le panze che borbottando, adesso un comodo prato ci porta alla Mola Paradisi, dove ci assidiamo sulle balze del torrente per il parco desco.
Puntiamo ora alla Mola di Sopra, confidando che il percorso fra questi tre antichi opifici sia agevole. E invece la traccia è sovente chiusa da alberi e rovi. Ma il gps ci guida nel folto e siamo finalmente alla più bella delle tre mole, in parte scavata nella roccia.
Riprendiamo il cammino, un airone ci sorvola pigro, tre cinghialetti sgambettano via veloci e dopo appena cinque ore di pura avventura siamo di ritorno.
Prima di riprendere i ragazzi c’è tempo per una birra e per quattro passi con un toscano verso la misteriosa costruzione del Casalaccio. Ma questa sarà un’altra avventura.